Così la Francia cerca di rifondare un “islam repubblicano”
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Il ministro dell’Interno Cazeneuve promuove una specie di concordato per inquadrare la religione. Sfide e difficoltà
Musulmani in preghiera (foto LaPresse
di Mauro Zanon | 30 Agosto 2016 ore 06:18
Parigi. Per l’ex ministro dell’Interno, Jean-Pierre Chevenèment, è “una causa nazionale che deve riunire la sinistra e la destra”; per l’attuale inquilino di Place Beauvau, Bernard Cazeneuve, si tratta di “una nuova tappa per riuscire la costruzione di un islam di Francia nel rispetto dei valori della République”. Lo stato francese e i rappresentanti della comunità musulmana hanno (ri)lanciato ieri la grande marcia verso la costruzione del tanto agognato “islam di Francia”, precisando i contorni della futura Fondation pour l’islam de France, che vedrà la luce il prossimo autunno.
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Si tratta del segnale più importante lanciato dal governo socialista dopo i tanti, troppi proclami di questi due anni, un segnale che porta la firma di Bernard Cazeneuve, il ministro più solido dell’esecutivo fino alle polemiche attorno al dispositivo di sicurezza durante gli attentati di Nizza che hanno rischiato di farlo saltare, ora consapevole di intestarsi la più importante sfida del quinquennato di Hollande. Sullo sfondo delle aspre polemiche sul burkini e al termine di un’estate marcata dagli attentati jihadisti di Nizza e di Sainte-Etienne-du-Rouvray, Cazeneuve ha aperto le porte del suo ministero per una serie di “consultazioni” sia con i membri del Conseil français du culte musulman (Cfcm), organo ufficiale riconosciuto dalla République in materia di islam, sia con “personalità della società civile”, parlamentari e figure del mondo dell’impresa.
Quella di ieri è stata la giornata più importante da quando, lo scorso luglio, erano apparse sul Canard Enchaîné le prime indiscrezioni attorno all’idea di un concordato tra islam e République.
E non solo perché Cazeneuve ha fornito dettagli precisi, date e nomi riguardanti la costruzione della nuova Fondation pour islam de France – la prima, nata nel 2005 per volontà dell’allora primo ministro Dominique de Villepin e chiamata Fondation des oeuvres de l’islam (Foif), era stata pensata come cassa di finanziamento del Cfcm, ma si è sgretolata su sé stessa vittima delle divisioni interne alla comunità musulmana – ma anche perché, per la prima volta, è parsa esserci la volontà di viaggiare nello stesso senso di marcia tra stato e rappresentanti del culto musulmano, e alla stessa velocità.
“E’ un’opera di ampio respiro”, ha dichiarato Chevènement, ex candidato alle presidenziali e grande figura della gauche sovranista che assumerà il prossimo novembre le redini della fondazione. Giunto all’hôtel de Beauvau, Chevènement ha tagliato corto sulle polemiche che lo hanno visto protagonista la scorsa settimana quando il suo appello alla “discrezione” nello spazio pubblico rivolto ai musulmani è stato manipolato e trasformato in appello “islamofobo”, sottolineando invece che è stato il primo a lavorare per la costruzione di un “islam di Francia”: nel 1999, quando da ministro dell’Interno avviò la prima “consultazione dei musulmani di Francia”, che portò nel 2003 alla nascita del Cfcm. Accanto a Chevènement, sederanno, tra gli altri, lo scrittore Premio Goncourt Tahar Ben Jelloun, l’islamologo riformatore Ghaleb Bencheickh, il rettore della grande moschea di Lione, Kamel Kabtane, e imprenditrice musulmana Najoua Arduini-Elaftani.
In ragione della legge del 1905 sulla separazione tra stato e culti, la Fondation de l’islam de France permetterà di raccogliere finanziamenti per progetti esclusivamente profani: sovvenzioni di tesi di ricerca sull’islam, borse di studio, formazione profana degli imam e dei cappellani nelle carceri. Accanto a essa, come prescritto dalla medesima legge sulla laicità, sarà un’associazione cultuale, amministrata da rappresentanti della comunità musulmana, a occuparsi del capitolo religioso, quindi della fondazione delle moschee e della formazione religiosa degli imam. “La Fondation, laica, di utilità pubblica, non potrà finanziare il culto, ossia la costruzione delle moschee o la formazione teologica degli imam. Avrà per vocazione quella di sostenere i progetti nei settori dell’educazione, della cultura, delle attività dei giovani, potrà incaricarsi della formazione profana degli imam, dello sviluppo della ricerca in islamologia”, ha spiegato Cazeneuve al quotidiano cattolico La Croix.
Nessun finanziamento dall’estero
L’organo, pensato sul modello delle fondazioni di utilità pubblica già esistenti come quella del giudaismo francese, del protestantesimo o della Fondation Notre-Dame, beneficerà di fondi pubblici per il suo avvio, accanto a finanziamenti provenienti dalle imprese e da privati”, ha aggiunto il ministro dell’Interno. Né la fondazione laica, né l’associazione cultuale saranno autorizzate a ricevere finanziamenti dall’estero, in quanto considerati poco trasparenti e difficilmente compatibili con il progetto di un islam repubblicano.
“Questo divieto verrà inserita nel loro statuto”, ha precisato Cazeneuve.
Il cda della Fondation pour l’islam de France sarà composto da undici persone, tra le quali il presidente del Cfcm, Anouar Kbibech, e tre rappresentanti dello stato. Assieme al cda, vi sarà un “consiglio di orientamento”, formato da una ventina di persone tra avvocati, professori, dirigenti e altri attori della società civile, che avrà il compito di cercare i progetti da finanziare. “Dare alle istituzioni musulmane i mezzi finanziari contribuirà a rafforzare il loro ruolo nella prevenzione della radicalizzazione, in particolare attraverso l’abilitazione degli imam”, ha dichiarato Anouar Kbibech a margine dell’incontro a Place Beauvau. Secondo Kbibech, per questa fondazione, “tutti lavorano con uno spirito costruttivo, affinché questa sia la volta buona”. Per Cazeneuve, che su questa sfida si gioca il suo futuro, la rifondazione dell’islam di Francia “comporta che tutti i musulmani, con l’insieme dei francesi, si impegnino in una difesa totale della République dinanzi al terrorismo e al salafismo, perché appartengono a essa prima di tutto”.
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