L’uomo incinta. Oltre ogni limite, ogni oltre il buon senso
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La persona qui fotografata è un uomo transgender: era donna, è diventata uomo ma prima di cambiare sesso aveva fatto congelare gli ovuli e dopo qualche anno se li è fatti reimpiantare, fecondati. Risultato: un uomo incinta
uomo incinta
Il Giornale 26.8.2016, Blog Marcello Foa
No, cari lettori, non è un fotomontaggio. La persona qui fotografata è un uomo transgender: era donna, è diventata uomo ma prima di cambiare sesso aveva fatto congelare gli ovuli e dopo qualche anno se li è fatti reimpiantare, fecondati. Risultato: un uomo incinta. Sposato con una donna. Nel frattempo ha partorito ed è padre (o madre?) di tre bambini.
Siete confusi? Anch’io. Ma così va il mondo.
Il caso dell’americano Thomas Beatie rappresenta una rarità. Secondo gli esperti queste operazioni solo occasionalmente hanno successo ma per quanto episodiche sono emblematiche di una società dove tutto sembra diventato relativo. Troppo relativo. E senza possibilità di vero confronto.
Siamo passati da un’epoca in cui gli omosessuali erano emarginati e perseguitati a quella attuale dove, ed è una conquista di civiltà, gli orientamenti sessuali dell’individuo non rappresentano più un problema e vengono accettati socialmente. Ciò dovrebbe far scendere la tensione, che invece continua ad essere alta, per le pressioni di minoranze estreme le quali continuano a comportarsi come se i gay fossero ancora perseguitati avanzando pretese che non è sbagliato definire aberranti perché si spingono fino a negare una realtà incontestabile, dalla luce dei tempi, quella secondo cui la procreazione avviene tra un uomo e una donna. Viviamo l’era dell’irragionevolezza; che conduce al transgender incinta, domani allo sperma artificiale e già oggi all’utero in affitto ovvero alla maternità surrogata a pagamento, naturalmente lasciando intendere che si tratti non solo di un diritto ma di gesti d’amore, altruistici e che tali rivendicazioni siano condivise da tutti gli omosessuali.
Ma è davvero così? C’è da dubitarne. Il problema è che di questi temi non si può parlare serenamente, come ricorda con una certa amarezza Enrica Perrucchietti, nella prefazione del suo ultimo bel saggio “Utero in affitto” (Revoluzione Editore). La Perrucchietti è un’autrice seria, documentata e coraggiosa. Ma proprio perché coraggiosa viene attaccata dalla lobby LGBT (sigla per Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali) che sta imponendo un Pensiero Unico, assecondato da gran parte dei media, e caratterizzato dall’intimidazione delle voci dissenzienti, anche omosessuali. Chiedere a Dolce, il famoso stilista di Dolce e Gabbana, quando un paio di anni fa espresse opinioni pacatissime ma disallineate rispetto a quello che assume i tratti del pensiero unico. Venne massacrato pubblicamente per aver detto “non abbiamo mica inventato noi la famiglia: tu nasci se hai un padre e una madre. Sono gay, non posso avere un figlio. Credo che non si possa avere tutto dalla vita, se non c’è vuol dire che non ci deve essere”. Massacrato per essersi espresso contro l’utero in affitto.
Lo strano mondo in cui viviamo esalta il diritto, degli etero e dei gay ,ad avere figli anche quando non è possibile. Dunque anche attraverso la maternità surrogata, che viene presentata come un’espressione di progresso. Per le coppie ma trascura i veri protagonisti ovvero le madri e i figli. Ignora i loro drammi, i loro traumi e il fatto che quando una donna accetta di “portare” una creatura non lo fa mai per amore, come sostiene certa propaganda, ma solo perché costretta dalla necessità economica, salvo rare eccezioni. E’ un’umiliazione, una forma moderna schiavitù, non una conquista sociale. Ignora i danni alla salute delle tecniche di iperstimolazione ovarica che possono provocare ictus, tumori e, amaro paradosso, infertilità.
Ascoltate gli psicologi, i medici, gli educatori, come ha fatto la Perrucchietti. Non potete immaginare cosa significhi per una partoriente staccarsi da un neonato cresciuto nel grembo per 9 mesi. E quali danni possa arrecare al bambino privarlo del contatto fisico e affettivo con la madre nelle prime settimane di vita. E poi: siamo sicuri che per i figli nascere da due papà, da due mamme (o da una coppia in cui uno dei due è un transgender) non abbia nessun effetto negativo? E che privarli della polarità maschio-femmina sia un’operazione innocua per una crescita equilibrata? E con quali conseguenze, come nel caso di Thomas Beatie, quando poi la coppia divorzia?
Gli choc psicologici inconsci possono essere devastanti e permanenti, meriterebbero di essere considerati con urgenza e grande tatto ma vengono taciuti o relativizzati da quella minoranza che non accetta il confronto e pretende di sfidare tutto. Anche il buon senso. Anche le leggi della natura.