In Francia Valls presenta il suo piano anti jihad
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Il primo ministro si intesta ancora una volta la battaglia contro l'islam radicale e contro il buonismo pol. corr. che alimenta la deriva estremista
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di Mauro Zanon | 09 Maggio 2016 ore 15:50
Parigi. Per arginare “l’ideologia del caos” che “glorifica la morte”, oggi il primo ministro francese, Manuel Valls, ha annunciato il suo piano anti jihad, un massiccio catalogo di 80 misure, 50 delle quali completamente nuove. Si chiama Part (Plan d'action contre la radicalisation et le terrorisme), è sinonimo di una “nuova impulsione politica” e ha come obiettivo quello di arrestare l’espansione di un’ideologia che “diffonde una visione paranoica del mondo nel quale i presunti ‘oppressori’ o ‘miscredenti’ devono pagare il prezzo del sangue”. Gli imperativi del giro di vite contro la radicalizzazione islamista sono “prevenire, individuare e stanare i focolai della radicalizzazione”, a quattro anni di distanza dalle prime misure anti jihad che lo stesso Valls aveva lanciato da ministro dell’Interno.
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L’idea principale del nuovo piano annunciato dall’inquilino di Matignon, il cui costo è di 40 milioni di euro, è quella di raddoppiare il numero di persone incaricate di sorvegliare i giovani tentati dal jihad, perché “la lotta contro il jihadismo”, ha dichiarato Valls, “è senza dubbio la grande sfida della nostra generazione”. Attualmente sono 1.600 i giovani seguiti dalle autorità, secondo l’esecutivo. L’obiettivo è quello di arrivare a 3.600 entro due anni. Secondo le ultime cifre di Matignon, sono 9.300 in Francia le persone segnalate per “radicalizzazione violenta”, 30 per cento delle quali sono donne e 20 per cento hanno meno di diciotto anni. Nelle carceri francesi, 1.500 detenuti su 66.000 sarebbero radicalizzati, e la Francia, con 627 foreign fighters che combattono in Siria e in Iraq nelle fila dello Stato islamico, è attualmente “il contingente più importante d’Europa”. Tra le misure annunciate da Valls, spicca la creazione di un “centro di recupero” in ogni regione francese entro il 2017, strutture con trenta persone incaricate di seguire da vicino i giovani radicalizzati o quelli in via di radicalizzazione.
Il primo di questi centri di recupero aprirà quest’estate nella regione Indre-et-Loire, il secondo, che “tratterà i casi più difficili” tra cui alcuni pentiti ritornati dalla Siria, vedrà la luce entro la fine dell’anno. Sul fronte della prevenzione, l’educazione nazionale sarà in prima linea – la ministra dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem, era oggi presente durante l’annuncio del piano anti jihad assieme al ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve – con un inasprimento del “controllo degli istituti senza contratto (con lo stato francese, ndr) e dell’istruzione domiciliare”. Tenuto conto che la “lotta contro la radicalizzazione è anzitutto una lotta contro l’oscurantismo e la manipolazione degli spiriti”, Valls ha inoltre ribadito l’importanza di un’“educazione ai media”, quale “miglior arma contro il complottismo”. Oltre al miglioramento del servizio telefonico di segnalazioni, il numero verde anti jihad che dal 2014 ha permesso di monitorare in maniera più precisa alcuni individui schedati, il piano prevede l’introduzione entro l’estate di un Pnr francese (Passenger name record, ossia il registro dei dati dei passeggeri che transitano in Francia) e un rafforzamento dei controlli all’interno delle prigioni, grazie a un servizio di intelligence interno all’amministrazione penitenziaria che sia soprattutto in grado di contenere l’influenza di imam autoproclamati che reclutano tra i detenuti.
Un’altra misura di spessore annunciata dal primo ministro è la creazione di un “consiglio scientifico permanente” sulla radicalizzazione e il terrorismo, incaricato di tessere legami tra i ricercatori e i funzionari dell’antiterrorismo. Accanto a ciò, Valls ha dichiarato di aver già avviato con i giganti del web come Google un piano per “costruire dei potenti contro-discorsi” in grado di “contrastare la propaganda jihadista e salafista e rompere questa operazione di indottrinamento su larga scala”. L’inquilino di Matignon si intesta ancora una volta la battaglia contro l’islam radicale, lui che ha sempre picchiato duro contro il buonismo sull’islam e che a un mese esatto dal calcio dell’inizio degli Europei non vuole che la Francia si faccia trovare impreparata.
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