Mediolanum, Berlusconi vince al Consiglio di Stato contro la vendita
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All’ex presidente del Consiglio la Banca d’Italia aveva imposto di vendere il 20% di Mediolanum per la perdita dei requisiti di onorabilità in seguito alla condanna per frode fiscale. Una battaglia legale che risale all’ottobre 2014. La quota vale oltre 1 miliardo
di Fabrizio Massaro Corriere della Sera 3.3.2016
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Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso principale di Silvio Berlusconi sul caso Mediolanum, cioè l’appello presentato dall’ex presidente del Consiglio contro l’obbligo imposto dalla Banca d’Italia a Fininvest di cedere a un trust la quota detenuta in Mediolanum eccedente il 9,9%, ovvero il 20% circa. La quota Mediolanum vale circa 1 miliardo di euro ai prezzi attuali. La motivazione del provvedimento, inedito per le dimensioni del capitale di una banca preso in considerazione, era stata la perdita dei requisiti di onorabilità da parte di Berlusconi - socio di controllo di Fininvest e quindi indirettamente, azionista rilevate del gruppo bancario controllato dalla famiglia Doris - dopo la condanna definitiva per frode fiscale.
Non si conoscono ancora i dettagli della sentenza. Peraltro la partita, secondo quanto si raccoglie in ambienti legali, potrebbe ancora non essere definitivamente conclusa perché nel frattempo Mediolanum si è trasformata tutta in banca (dopo la fusione tra Mediolanum spa e Banca Mediolanum) e dunque si potrebbero riaprire le valutazioni da parte dell’autorità.
A imporre a Fininvest l’obbligo di vendere era stata la Banca d’Italia con un provvedimento risalente al 7 ottobre 2014 e la decisione era stata presa dopo il passaggio di Mediolanum tra i gruppi bancari (e non più assicurativi). Da quel momento Berlusconi è stato considerato non più in possesso dei profili di onorabilità necessari per essere soci oltre il 10% di una banca. Per evitare comunque impatti negativi sul titolo dalla cessione rapida di una quota così massiccia, Fininvest era stata autorizzata a conferire il 20% in un trust in vista di una vendita scaglionata nel tempo. Da quel momento è partita una battaglia legale che ha attraversato tutti i gradi della giustizia amministrativa. Anche adesso le azioni non sono in mano al trust perché anche questa parte del provvedimento era stata sospesa dal Consiglio di Stato, in attesa della decisione di merito.
Nel primo ricorso al Tar del gennaio 2015, Berlusconi aveva evidenziato tra i vari punti che le norme sulla perdita dei requisiti di onorabilità non potessero applicarsi al suo caso perché proprietà delle azioni e condanna erano preesistenti al passaggio di Mediolanum tra i gruppi bancari. Il Tar aveva invece accolto l’impostazione di Bankitalia, secondo cui la direttiva europea n.44 del 2007 ha introdotto — a fianco dei requisiti di onorabilità — «parametri valutativi elastici e non predeterminati che si collegano alla nozione ampia di “reputazione”» che la Vigilanza valuta con un «potere discrezionale». Berlusconi insomma avrebbe perso la «reputazione» bancaria, che è un elemento nuovo e ulteriore rispetto ai requisiti di onorabilità (che si perdono con una condanna superiore a un anno).
Berlusconi non si era arreso e con i legali i legali Andrea di Porto, Andrea Saccucci e Luigi Medugno aveva fatto appello al Consiglio di Stato, che nel frattempo in via cautelare aveva sospeso l’ordine di Bankitalia del 6 novembre scorso di cedere le azioni al trust entro un mese. Ora la decisione nel merito.Mediolanum,
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COMMENTI
Franco. Stampa è il 20% dei giornali italiani. Corriere .Nessuno protesta per la concentarzione dei 2 maggiori quotidiani ma nessuno protesta. Hanno protestato per monopolio l'acquisto della Finvest di altre case editrici pur conoscendo che la situazione delle librerie e del libro in generale è pieno di chiusure. Sempre due pesi e due misure. E dire che siamo in democrazia.