Fate pure con calma

Nelle prime 5 settimane del 2016 la Borsa di Milano ha perso il 23%. Ma allora perché nessuno dice "FATE PRESTO"?

Marcello Zacché - Mar, 09/02/2016 - 14:23 Il Giornale

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Fate pure con calma. Nelle prime 5 settimane del 2016 la Borsa di Milano ha perso il 23%, quasi un quarto della sua capitalizzazione ovvero 129 miliardi, circa il 7% del Pil.

Un andamento che ha pochi precedenti per la velocità con cui si sta sviluppando: -23% in 25 sedute di mercato.

Negli ultimi dieci anni è successo qualcosa di così rapido solo due volte: la prima nel settembre-ottobre 2008, dopo il fallimento di Lehman Brothers che ha portato all'inizio della recessione; la seconda nell'agosto-settembre 2011, quando i rendimenti dei Btp cominciavano a salire facendo scoprire agli italiani la parola «spread». Ma fate pure con calma: ci riferiamo a questo governo - inerme e silenzioso - e pure ai media che in altre circostanze hanno lanciato allarmi rossi.

Vi ricordate il titolo del Sole 24 Ore del 10 novembre 2011? Quel cubitale «FATE PRESTO» che, facendo leva sullo spread a 552 punti, spingeva per un cambio del governo? Il che, partorito dal quotidiano della Confindustria, non era certo di poco peso. Ora, se da un lato i conti pubblici italiani sono meno a rischio di allora, quando imparammo a misurarne la tenuta con l'andamento dello spread, lo stesso non si può dire per le banche, che abbiamo scoperto, grazie a una nuova parolina, il bail-in, essere sull'orlo del fallimento, gravate da 200 miliardi prestati a famiglie e imprese che non li hanno più.

Ma allora perché nessuno dice «FATE PRESTO»? Cosa deve succedere ancora? Perché il premier Renzi non dice qualcosa? E perché il ministro dell'Economia Padoan non prova a fermare questa emorragia virale? Dov'è finita la bad bank di cui si diceva 10 giorni fa? Non ci pare che il mercato la stia apprezzando molto. Si capisce che le migliori energie politiche siano investite altrove. Le unioni gay rappresentano uno snodo civile che fa onore al Paese; le primarie dei sindaci sono importanti; per non parlare del futuro referendum costituzionale. Ma forse a qualcuno non è abbastanza chiaro che così rischieremo di vivere in grandi famiglie arcobaleno, pedalando per città amministrate da sindaci post-arcobaleno e mentalmente liberi dal bicameralismo perfetto, ma senza sapere come fare a pagare la prossima rata del mutuo. O cosa troveremo nell'assegno del fondo pensione. Chi pensa che quello che succede in Borsa non lo riguardi, si sbaglia: laggiù, in quel -23%, ci sono fette dei nostri risparmi, fondi, fondi pensione, polizze vita o le università dei nostri figli. E quello che non è lì, è nella banca che non riesce a farsi dare indietro i nostri soldi, prestati a chi sta ancora peggio di noi. E ieri è successo un fatto nuovo, sempre laggiù in Borsa: il vecchio spread si è risvegliato, è schizzato, dal letargo dove stava, fino a quota 146, ai massimi dal luglio scorso. La Grecia, pensate, torna a far paura. Chissà cosa vorrà mai dire? Lo capiremo, non c'è fretta.

Categoria Economia

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