Stiamo tutti annegando nel petrolio in eccesso
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A dispetto di tutte le previsioni fatte negli ultimi anni, il problema del 2016 non sarà la scarsità del petrolio, ma la sua abbondanza
di Marino Longoni Italia Oggi, 6.1.2016
A dispetto di tutte le previsioni fatte negli ultimi anni, il problema del 2016 non sarà la scarsità del petrolio, ma la sua abbondanza. Nel 1910 il Servizio geologico degli Stati Uniti annunciava la fine del petrolio entro 20 anni. Nel 1939 il Dipartimento degli interni Usa predisse che il petrolio sarebbe durato soltanto altri 13 anni, poi, nel 1951 annunciò la fine del petrolio per il 1964. Nel maggio 1998 sulla prestigiosa rivista scientifica Scientific American venne pubblicato un articolo che divenne una pietra miliare in questo tipo di studi, dal titolo: «Prevenire la prossima crisi petrolifera». Gli autori Colin J. Campbell e Jean H. Laherrère, basandosi su un'impressionante raccolta di dati, giungevano alla conclusione che, prima del 2010, la curva che descrive l'andamento della produzione mondiale di petrolio avrebbe avuto il suo apice, e iniziato un irreversibile declino.
Nel febbraio 2012 la stessa rivista scientifica ha pubblicato un articolo nel quale si sostiene che la produzione globale di greggio ha già raggiunto, nel 2005, il picco produttivo di 72 milioni di barili. Oggi siamo arrivati a 86 milioni di barili al giorno. E il prezzo del barile, che a giugno del 2014 era di 108 dollari è crollato a 37 dollari. Contro tutte le previsioni. Il mondo è inondato dal petrolio. Le scorte di tutti i paesi hanno esaurito la capacità di stoccaggio (1.400 milioni di barili). E la produzione, invece di ridursi, continua ad aumentare, facendo scendere i prezzi. C'è chi prevede per il 2016 un prezzo del barile tra i 20 e i 30 dollari.
Ovvio che dietro questa apparente schizofrenia, ci sono motivazioni politiche precise: Arabia Saudita e paesi Opec vogliono impedire lo svilupparsi di tecnologie alternative sviluppate in particolare dagli Usa che hanno costi di estrazione più alti e che questi prezzi stanno mandando in default. Standard & Poor's ha lanciato un allarme: il 50% dei bond junk emessi dalle compagnie energetiche sono a rischio di inesigibilità. Si parla di 180 miliardi di dollari di debito a rischio insolvenza. La cifra più alta dopo la crisi del '39. Ironia della storia: la prossima recessione mondiale potrebbe essere innescata non dalla scarsità di petrolio, come tutti hanno finora previsto, ma dalla sua abbondanza.
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