Black Monday, Il crac della Borsa di Pechino trascina in basso le piazze finanziarie di tutto il mondo.
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Perdite paragonabili a quelle del 2008, mai così male dal tempi di Lehman Brother's
di Redazione | 24 Agosto 2015 ore 16:39 Foglio
E' un lunedì nero quello che delle piazze finanziarie di tutto il mondo, dove dilaga la paura per la battuta d'arresto dell'economia cinese con un profondo rosso che ha interessato sia i mercati asiatici sia quelli europei e degli Stati Uniti. L'ondata di vendite ha affondato alcuni dei principali indici di riferimento, spingendoli a livelli che non si vedevano dai tempi del crac di Lehman Brothers, che nel settembre del 2008 fu la miccia che fece esplodere la crisi dei mutui. L'indice Ftseurofirst 300, che raccoglie le trecento aziende europee più capitalizzate, ha segnato un crollo prossimo all'8 per cento, la maggiore flessione dall'ottobre del 2008. La locomotiva di Pechino, dopo aver svalutato lo yuan tre volte nelle ultime due settimane rallenta e rischia seriamente di non raggiungere l'obiettivo del più 7 per cento del pil a fine anno, dopo tre decenni di crescita stellare, a doppia cifra. L'economia cinese sta incontrando difficoltà politiche ed economiche che ostacolano la trasformazione del suo sistema economico da uno eccessivamente trainato dalle esportazioni a uno nuovo, capace di privilegiare i consumi privati e la manifattura, due tra i motivi che hanno indotto alla svalutazione dello yuan e all'inizio di una guerra valutaria.
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Tutte le ipotesi (anche mercatiste) dietro la svolta cinese sullo yuan Così oggi, la borsa di Shanghai chiude in tracollo dell'8,49 per cento, dopo essere scesa del 9 per cento e aver praticamente azzerato i guadagni di inizio anno, trascinando giù tutti i listini asiatici. Si tratta della peggior discesa giornaliera dal febbraio 1997. In Cina il listino è precipitato anche per il mancato intervento di contenimento da parte delle autorità di Pechino. La caduta peraltro è frenata dal limite di discesa del 10 per cento previsto dalla borsa di Shanghai.
Di conseguenza, le borse europee sono in profondo rosso dopo il tracollo dei listini asiatici e per il calo del prezzo del petrolio. Londra perde il 5,32 per cento. A Milano l'indice Ftse Mib segna meno 6,02 per cento. Francoforte cede il 5,65 per cento e Parigi va giù del 7,7 per cento. Madrid arretra del 5 per cento. Atene ha toccato un calo dell'11 per cento.
Il crollo dei listini asiatici fa volare l'euro e anche lo yuan, valute considerate beni rifugio. La moneta europea, usata come valuta speculativa nel carry trading, passa di mano a 1,1494 dollari, dopo un top da sei mesi e mezzo a 1,1504 dollari. Dietro l'impennato dell'euro c'è anche la consapevolezza che difficilmente la Fed potrà rialzare i tassi a settembre, nel bel mezzo della crisi cinese. Euro/yuan a 138 e dollaro/yen a 120,10, dopo un minimo da un mese e mezzo a 119,92. La paura del rallentamento dell'economia cinese e il crollo delle borse asiatiche, mandano a picco anche il prezzo del petrolio, che già attraversava una congiuntura ribassista per gli eccessi di forniture sui mercati. Sul circuito elettronico i future su Light crude Wti e quelli sul Brent scendono ai minimi da sei anni e mezzo, rispettivamente a 38,69 dollari e 43,28 dollari al barile.
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