Così l'austero Cottarelli spopola nella Trento degli economisti
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La spending review? Meno ce l'hai e più la vuoi. Nuovi consigli (non richiesti) a Renzi dall'ex Commissario per la revisione della spesa pubblica
di Elena Bonanni | 01 Giugno 2015 ore 13:52 Foglio
Trento. Tanto i tagli alla spesa pubblica godono di cattiva stampa, quanto Carlo Cottarelli, l'uomo che ha rovistato nei segreti dello stato spendaccione inciampando in commessi nullafacenti e lampioni troppo luminosi, sembra essere assurto a eroe nazionale. L'ex commissiario alla Spending review, ora tornato a Washington al Fondo monetario internazionale, ha fatto un vero e proprio bagno di consensi al Festival dell'Economia di Trento, la kermesse trentina dedicata ai temi dell'economia sotto la direzione del professore bocconiano Tito Boeri (da qualche tempo "prestato" alla direzione dell'Inps). Tema di quest'anno: la mobilità sociale e la disuguaglianza.
Cottarelli ieri è stato la rockstar indiscussa. Insieme, giusto per dare la cifra degli umori, a Hervè Falciani, il banchiere che ha rivelato i segreti dei grandi evasori fiscali d'Europa. Già perché se in Italia l'ascesore sociale non funziona è anche colpa delle troppe inefficienze e spese che bloccano la ripresa.
"Si può ancora ridurre il personale", ha incalzato Cottarelli. "Si deve cercare di internalizzare i servizi che ora la Pubblica amministrazione compra dall'esterno", ha spiegato. "Bisognerebbe andare davanti alla Corte costituzionale preparando meglio il proprio caso. Credo si possa argomentare meglio di quanto è stato fatto", ha pungolato riferendosi alla sentenza che ha dichiarato l'incostituzionalità della legge Fornero sulle pensioni che bloccava gli adeguamenti per gli assegni superiori a 1.443 euro lordi. "La riforma della Pa che premia i dirigenti deve essere introdotta per tutti i dipendenti pubblici", ha suggerito. "Le nuove spese dovrebbero essere sottoposte allo stesso tipo di severo vaglio delle vecchie. E invece nessuno si chiede se sono buone", ha ammonito. E mentre è sul tavolo la riforma della scuola, ha spezzato una lancia a favore di cultura e istruzione: "Soprattutto in rapporto agli altri paesi, non si spende abbastanza e bisognerebbe spendere di piu".
Dati e consigli che ha messo nero su bianco nel suo libro "La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana", appena pubblicato a maggio da Feltrinelli e che già in molti ieri agitavano in attesa di un autografo. Un bagno di folla, tant'è che in molti sono rimasti fuori dalla Biblioteca comunale che ospitava l'incontro. E chi è entrato, finiti presto i posti a sedere, si è accalcato in piedi lungo gli scaffali dei libri, litigandosi una sedia o la visuale migliore, moltiplicando una dopo l'altra le mani alzate per una domanda all'"autore". Certo, le modalità dell'uscita di scena dal ruolo di commissario alla spending review – secondo alcuni è entrato in rotta di collisione con il premier Renzi – hanno probabilmente contribuito ad alimentarne la leggenda e la presa sul pubblico. Ma sul punto Cottarelli non ha mostrato tentennamenti. "La mia famiglia era rimasta a Washington ed era faticoso fare il pendolare translatlantico", ha ribadito per l'ennesima volta. D'altra parte, Cottarelli è uomo di dati ed esempi concreti, non di facili populismi né di toni apocalittici.
"E' una leggenda metropolitana che in Italia non si è mai riusciti a ridurre la spesa, intesa come primaria, senza interessi. In realtà la spesa primaria dal 2009 al 2013 si è ridotta del 10 per cento perché quella nominale è stata costante ma è stata erosa dall'inflazione", ha detto subito in apertura di intervento, specificando che "pensioni e sanità in realtà sono state le aree meno tagliate". Anzi, le pensioni hanno costituito l'unico comparto in cui la spesa è salita. Tuttavia, per Cottarelli, "è necessario distinguere i diritti spiegabili economicamente da quelli che ci sono storicamente, sulle pensioni distinguere tra quelle ottenute con il contributivo e quelle con il retributivo". E anche nel 2015 si sono avuti miglioramenti, con una riduzione di 8 miliardi di euro. "Anche per questo – ha rilevato – è difficile fare ulteriori progressi".
Ciò non toglie che ci sia ancora qualche commesso di troppo. "Quando hanno introdotto la posta elettronica - ha raccontato - molto lavoro dei commessi dei inisteri è diventato ridondante, ma il numero dei commessi non è stato ridotto. Ora questi commessi non fanno molto e passano la giornata su internet". "Mi è stato detto che nei Ministeri ci sono dei corridoi enormi che non sono utilizzati, si potrebbe risparmiare sugli affitti, ma non si può perché lì devono stare le scrivanie dei commessi". Per ridurre il personale, d'altra parte, c'è ancora spazio. "Negli ultimi anni sono state ridotte circa 300 mila unità. Ma c'è ancora spazio grazie al blocco del turnover e alla mobilità. Poi c'è il tema della internalizzazione dei servizi che la Pa compra dall'esterno". Come nel Tribunale di Milano, dove a controllare gli accessi ci sono, come ci ha purtroppo ricordato la cronaca recente, le guardie giurate. Ma dove si potrebbero usare le risorse interne, senza togliere uomini alle forze dell'Ordine.
Oppure, semplice economia domestica, si possono spegnere ancora un po' di luci superflue: sulla Roma-Fiumicino, ha fatto notare Cottarelli, si può andare a fari spenti visto che ci sono lampioni ogni 50 metri che utilizzano un mucchio di energia. "Una sera - ha chiosato con una battuta - passando da lì ho visto che i lampioni erano spenti. Ho pensato finalmente ma poi ho letto che qualcuno aveva rubato i fili del rame... creando comunque un risparmio per la Pubblica amministrazione".
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