Un Def di panna montata per mascherare i problemi
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Il Def è un documento programmatico denso di cifre e stilato nel rispetto di aride regole contabili validate a livello internazionale, che il premier è riuscito a trasformare in una ventata di ottimismo
di Marino Longoni Italia Oggi 14.4.2015
Il Def è un documento programmatico denso di cifre e stilato nel rispetto di aride regole contabili validate a livello internazionale, che il premier è riuscito a trasformare in una ventata di ottimismo: «Non ci sono nuove tasse, i sacrifici non li devono fare più i cittadini». Sarebbe stato scovato anche un tesoretto da un miliardo e mezzo, pronto per essere speso. Anche il comunicato ufficiale con il quale viene presentato il Def è un inno alla gioia. Vi si legge infatti che il governo intende «sostenere la ripresa economica evitando aumenti del prelievo fiscale e allo stesso tempo rilanciando gli investimenti; avviare il debito pubblico su un percorso di riduzione, consolidando così la fiducia del mercati e riducendo la spesa per interessi; favorire gli investimenti e le iniziative per consentire un deciso recupero dell'occupazione nel prossimo triennio».
È tutto così bello e così facile che stupisce non ci abbiano pensato anche i governi precedenti. La realtà dei numeri racconta però una storia molto diversa. Intanto stiamo parlando di un documento programmatico, sulla base del quale sarà stesa la prossima finanziaria. Prima però i dati fondamentali vanno inviati a Bruxelles che li deve approvare. Siamo una repubblica a sovranità limitata: perciò siamo tenuti a rispettare le regole dettate (pardon, concordate) dai partner europei. Regole che negli ultimi anni hanno già innescato un aumento terribile della pressione fiscale e della disoccupazione. Ora Renzi dice che non ci saranno nuove tasse, ma non si sogna certo di contestare le regole che hanno condotto il paese nell'attuale palude. In realtà lo stesso Def prevede un incremento delle Entrate fiscali e contributive di9,5 mld nel 2015, di 41,3 mld nel 2016. Secondo il centro studi di Uninpresa nei prossimi cinque anni arriverà una stangata fiscale da oltre 100 miliardi di euro. Ma Renzi ha sventolato un tesoretto, forse per distrarre l'attenzione dai numeri nudi e crudi del Def o forse per ingraziarsi qualche elettore in vista delle regionali, senza però chiarirne la provenienza. Secondo qualcuno, questo miliardo e mezzo altro non sarebbe che l'effetto doping sul pil provocato dall'inserimento del fatturato di droga, prostituzione, contrabbando, furti, truffe e simili. Ma questo Renzi si è guardato bene dal dirlo.