Diritto e Fisco. Fatturazione elettronica, un flop antievasione
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Secondo quanto indicato nel Nadef, l’attuale stima degli incassi Iva da attività di controllo nel 2019 (primo anno di applicazione della E-fattura) sarebbe addirittura inferiore a quelli del 2018 (5,76 mld contro 5,72mld)
di Giuliano Mandolesi 2.10.2019 italiaoggi.it
Fatturazione elettronica ridimensionata ma non abbandonata. Con la Nota di aggiornamento al Def 2019 (Nadef) approvata lunedì sera, il governo scommette sulla lotta all'evasione fiscale per disinnescare le clausole di salvaguardia Iva. Ma oltre alla completa aleatorietà dell'extra-gettito derivante dall'attività di recupero, il documento lascia trapelare un certo pessimismo circa gli strumenti di contrasto all'evasione già in essere, che rischiano di essere poco performanti. Principale indiziata, appunto, la fatturazione elettronica. Nella Nadef il rendimento dello strumento viene ridimensionato se non addirittura declassato. Salvo poi diventare pietra angolare nella quantificazione del recupero dell'evasione. Ma andiamo con ordine.
Secondo quanto indicato nel documento, l'attuale stima degli incassi Iva da attività di controllo nel 2019 (primo anno di applicazione della E-fattura) sarebbe addirittura inferiore a quelli del 2018 (5,76 mld contro 5,72mld). L'effetto della fatturazione elettronica viene quantificato e ricondotto unicamente al recupero dell'imposta di bollo i cui «effetti positivi», in termini di gettito, sono quantificati in una media di 69 milioni di euro per anno nel triennio 2020-2022. Di fatto quindi l'impatto della E-fattura sarebbe minimo se non nullo.
Ma se si scende nel dettaglio di come il governo intendere recuperare il tax gap Iva nel triennio 2019/2020 rispetto al 2018, si legge che il gettito dovrebbe incrementarsi di 1,72 miliardi entro fine 2019, 1,48 miliardi nel 2020 e 1,36 miliardi nel 2021. Come accadrà tutto ciò visto che nelle stime di gettito fino ad agosto 2019 di questa impennata degli incassi non v'è traccia?
Secondo la Nadef l'andamento crescente nel prossimo triennio sarebbe la conseguenza: a) dell'implementazione dei processi di digitalizzazione delle certificazioni fiscali volta alla diffusione della cultura digitale nel mondo delle imprese, quindi del binomio E-fattura e scontrino telematico; b) all'efficienza dei processi amministrativi; c) al miglioramento della compliance fiscale. Il governo punta dunque sulla E-fattura, che ha sortito gli effetti che abbiamo visto, e su fattori del tutto aleatori come l'accelerazione delle pratiche e gli inviti ai contribuenti a mettersi in regola. Molta enfasi viene anche data alla lotteria degli scontrini che partirà, come i corrispettivi telematici dal 1° gennaio 2020, e a cui potranno partecipare i consumatori che acquistano beni o servizi presso gli esercenti.
Va detto che come per l'Iva, anche l'attività di recupero delle imposte dirette nel triennio 2019-2021 viene stimata in leggero aumento. Relativamente all'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) la previsione 2019 chiude con 430 milioni di extra-gettito recuperato rispetto al 2018, importo ritenuto plausibile anche per il 2020 con più 490 milioni stimati rispetto al 2019 e anche per il 2021 con 480 milioni. Anche il recupero dell'Ires è stimato in aumento. Secondo quanto indicato nella nota infatti il 2019 dovrebbe chiudere con un +220 milioni di euro, per passare poi a cifre intorno al miliardo nel 2020 e nel 2021. In calo invece le altre imposte minori. Il recupero del mare magnum non specificato di imposte secondarie si stima in diminuzione nel 2019 con un meno 230 milioni per poi incrementarsi nel 2020 e nel 2021 con 150 milioni l'anno
Sebbene in lieve aumento dunque ad oggi le stime sono dunque lontane dagli oltre 7 miliardi extra-gettito (pari allo 0,4 del Pil) indicati nella nota di aggiornamento e la probabilità che il mix di vecchie e nuove disposizioni supportate da una «maggiore diffusione dell'utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili» possa raggiungere tale cifra sembra attualmente remota.
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