Reddito di cittadinanza, ma che cosa c'è dentro?

Un conto è lo slogan, un altro sono i contenuti.

di Carlo Valentini16.3.2018 www.italiaoggi.it

È entrato prepotentemente nel dibattito politico post voto. Il reddito di cittadinanza appartiene alle categorie utopiche, buone per ottenere consensi e voti, oppure è un elemento economicamente sostenibile e di importante impatto solidaristico? Il problema è cosa c'è dietro l'etichetta: riformulazione elegante (e magari più estesa) del vecchio assegno di sussistenza oppure sbracamento della finanza pubblica con elargizioni a pioggia a una platea indifferenziata?

Un conto è lo slogan, un altro sono i contenuti. Innanzitutto va rilevato che ancora una volta non c'è coordinamento tra i vari livelli pubblici: misure antipovertà sono previste dallo stato (reddito di inclusione), da molte regioni (reddito di solidarietà) e da molti comuni (reddito garantito). Con la conseguente disomogeneità territoriale nell'affrontare un problema tanto delicato. La premessa, per il legislatore, dovrebbe quindi essere quella di mettere ordine nella materia. Poi di chiarire che in qualsiasi modo lo si voglia chiamare si tratta di un assegno mensile che copre la forbice tra il reddito di una persona (o di una famiglia) e quanto serve per uscire dal livello di povertà.

La semplificazione elettoralistica di mille euro benevolmente elargiti (lasciata subdolamente circolare) è assai lontana dalla proposta reale codificata nel programma del Movimento 5 stelle, che prevede (per chi ne ha diritto) l'erogazione di un reddito di 780 euro massimi per un single e fino a 1.638 euro per una coppia con due figli. Inoltre la corresponsione del reddito cessa se il beneficiario rifiuta una proposta di lavoro.

Un ostacolo alla realizzazione di questo progetto è il suo costo, che il M5s ha calcolato in 14 miliardi (molti studiosi sostengono che in realtà si potrebbero superare i 30). Ma se questo reddito statale sostituisse i vari sussidi oggi previsti, facendo risparmiare regioni e comuni, l'esborso complessivo per la finanza pubblica potrebbe risultare inferiore. Un esempio è quello del comune di Parma che prevede l'integrazione del reddito fino a 584 euro per nuclei formati da una sola persona, che sale a 917 euro per due. Un eventuale reddito statale assorbirebbe questo tipo di elargizioni.

Chi vive, anche momentaneamente, al di sotto dell'indice di povertà ha diritto a essere aiutato, a certe condizioni. Chiamiamolo pure reddito questo aiuto. Ma il vero nodo è quale welfare realizzare in una società che si sta trasformando e nella quale crescono insicurezza e mancanza di protezione sociale.

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