L’Italia del 1861. Come eravamo
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Il nuovo Regno ha 22 milioni di abitanti: piccoli di statura, hanno un’età. media di 27 anni, in maggioranza sono analfabeti e lavorano soprattutto in agricoltura.
Da 50.000 giorni, Corriere della Sera 15.9.2015
Si sposano presto: tante ragazze anche sotto i 15 anni
Pochi mesi dopo la nascita del Regno d’Italia l’amministrazione del nuovo Stato decide di effettuare il primo censimento generale della popolazione [leggi anche qui]. Questi, insieme ad altri dati statistici dell’epoca, i risultati.
anno 1861
Gli italiani nel 1861
• Gli italiani residenti sono 22,182 milioni (presenti 21,777 milioni). Considerando i confini attuali, gli italiani sono 26,328 milioni. Le donne sono il 49,1 per cento.
• Il numero dei maschi supera quello delle femmine fino ai 15 anni di età, poi progressivamente diminuisce fino a essere sorpassato, soprattutto nella fascia dai 25 ai 30 anni.
• La popolazione italiana è così distribuita: 6,640 milioni nel Nord-ovest, 2,146 milioni nel Nord-est, 3,222 milioni nel Centro, 6,687 milioni al Sud, 2,980 milioni nelle isole.
Età. Gli italiani con meno di 5 anni sono il 13,6% della popolazione, quelli nella fascia d’età 5-9 anni il 10,8%, 10-14 il 9,8%, 15-19 il 9,4%, 20-24 l’8,5%, 25-29 l’8,5%, 30-34 il 6,5%, 35-39 il 7,8%, 40-44 il 5,1%, 45-49 il 5,6%, 50-54 il 3,9%, 55-59 il 4,0%, 60-64 il 2,4%, 65-69 il 2,0%, 70-74 l’1,0%, 75-79 lo 0,7%, 80-84 lo 0,2%, 85-89 lo 0,1%. Percentuali inferiori all’1 per mille perle fasce 90-94 e 95-99 (quantificati rispettivamente in 4mila e 2mila) e per gli ultracentenari.
• L’età media approssimativa degli abitanti del Regno è di 27 anni, inferiore a quella dei francesi (30 anni e 11 mesi), superiore a quella degli inglesi (26 anni e 6 mesi).
• Ci sono 12,2 italiani di 65 anni e oltre ogni cento italiani tra 0 e 14 anni (indice di vecchiaia pari al 12,2%).
• Ci sono 62,3 italiani in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) ogni cento in età attiva (15-64 anni) (indice di dipendenza strutturale pari al 62,3%). [a]
Coppie. Il 35,2% degli italiani è sposato. [a]
Sposi bambini. Il censimento conta una femmina già sposata che ha tra i 10 e gli 11 anni. Dai 10 ai 15 anni anni, i maschi coniugati sono 395, 22 i vedovi. Senza confronto con le donne, rispettivamente 3.307 e 57. I matrimoni in giovanissima età sono più frequenti in città che in campagna.
Quant’è grande il Regno d’Italia
• Il Regno d’Italia ha una superficie di 250.320 km quadrati. I comuni sono 7.720, i centri abitati 11.914. Il 68% della popolazione vive nei centri abitati. Densità: 87 abitanti per km quadrato. [a]
Nel 1861 è Napoli la più grande città italiana
• La città con il maggior numero di abitanti è Napoli, seguita da Torino. Gli abitanti dei grandi comuni:
Torino 204.715
Milano 196.109
Genova 127.986
Bologna 109.395
Firenze 114.363
Napoli 447.065
Bari 34.063
Palermo 194.463
Messina 103.324
Catania 68.810
Cagliari 30.905
L’istruzione degli italiani nel 1861
Analfabeti. Diciassette milioni di italiani sono analfabeti. I due estremi: su mille abitanti, la Lombardia conta 599 analfabeti, la Sardegna 911. Gli italiani che sanno leggere e scrivere sono 3 milioni e 884mila, quelli che sanno solo leggere 893mila.
• Per l’anno scolastico 1861-62 gli iscritti alla scuola elementare sono 1 milione e 9mila (580mila maschi e 429mila femmine), alle scuole media e superiore 16mila, all’università 7mila. Le scuole elementari sono 28.490: 16.559 maschili e 11.931 femminili. Il maggior numero di bambini che tra i 5 e i 12 anni va a scuola è in Piemonte e Liguria (67.43%); il minore è in Sicilia (6,53%).
• Gli iscritti alle scuole media e superiore sono 16mila, all’università 7mila.
All’asilo. Alla scuola dell’infanzia sono iscritti 71mila bambini, con una media di 31 per insegnante. Il maggior numero di asili è in Piemonte e Liguria (279, 7,9 ogni 100mila abitanti) ma in rapporto al numero di abitanti la regione più efficiente è quella delle Romagne, grazie al grande numero di scuole cattoliche ereditate dal precedente stato pontificio (550 istituti, 19,6 ogni 100mila abitanti). La Sicilia ha solo 5 asili, la Sardegna 3. [b2]
Gli italiani al lavoro (soprattutto in agricoltura)
• Occupati, disoccupati (anche i temporaneamente inabili al lavoro) e le persone in cerca di prima occupazione (la “popolazione attiva”) sono 15 milioni e 665mila (9,368 milioni i maschi, 6,297 milioni le femmine).
• Il 71,9% dei maschi è occupato nell’agricoltura, il 13,2% nell’industria, il 15% in altre attività. Le femmine: il 66,5% nell’agricoltura, il 25,3% nell’industria, l’8,3% in altre attività. [d1]
• La regione con la più alta percentuale di popolazione attiva occupata nell’industria è la Calabria (28,8%) seguita da Campania (23,2%) e Sicilia (23,1%). La più alta percentuale di occupati nell’agricoltura è in Valle d’Aosta (90%), Friuli Venezia Giulia (81,8%), Piemonte e Umbria (81,1%). [a]
La produzione agricola nel 1861
• Quest’anno si sono prodotti: 32 milioni e 900mila quintali di frumento, 14,400 milioni di quintali di granoturco, 2,802 di riso, 2,307 di avena, 1,821 di orzo, 1,680 di segale.
• Altri prodotti (in migliaia di quintali):
Patate: 8.640
Olive: 10.548
Olio d’oliva: 1.418
Arance: 1.110
Limoni: 1.100
Vino: 19,200 milioni di ettolitri [c3]
• Il Regno d’Italia ha 5 milioni e 630mila ettari di boschi. [b3]
Bestiame. I bovini sono 3 milioni e 230mila, gli ovini e caprini 10,189 milioni, i suini 2,092 milioni, gli equini 1,271 milioni.
• Macellati 924mila bovini, 6,405 milioni di ovini e caprini, 3,194 milioni di suini, 19mila equini, 404mila quintali di pollame e 100mila di conigli e selvaggina.
• Prodotti: 1,767 milioni di quintali di uova, 13,550 milioni di quintali di latte (di cui 6,410 destinati al consumo diretto), 69mila quintali di burro, 346mila quintali di formaggio. E poi 16.250 tonnellate di bozzoli, 8.040 tonnellate di lana sucida (da lavorare). [b3]
• Pesce pescato: 376mila quintali. [b4]
L’industria e il commercio con l’estero
• Varate 216 navi. [b3]
• Importazioni per un valore pari a 424mila euro correnti, esportazioni pari a 247mila euro, con un saldo negativo pari a 177mila euro correnti. Il Regno d’Italia ha importato soprattutto frumento (2,136 milioni di quintali), carbon fossile e coke (2,402 milioni di quintali), ferro e acciaio lavorati (596mila quintali). Ha esportato vini e vermut (255mila hl), formaggi (14mila quintali), agrumi (51mila quintali), tessuti di cotone (3mila quintali). [b3]
Trasporti. La rete ferroviaria si sviluppa per 2.773 chilometri (di cui 30 in concessione). [b5]
Soldi e prezzi nell’Italia del 1861
• Nel Regno d’Italia circola denaro per un valore di circa 900 milioni e 365mila lire (equivalenti a 465mila euro): 89 milioni e 68mila (46mila euro) in banconote, 811 milioni e 297mila (419mila euro) in monete.
• Coefficiente di rivalutazione della moneta: 8710,585 (il coefficiente indica di quante volte occorre moltiplicare i valori monetari del 1861 per riportarli al valore del 2010. Se la cifra originaria è espressa in lire, bisogna effettuare prima la rivalutazione e poi la conversione in euro, dividendo per 1.936,27). [b6]
• Prezzi medi al consumo, al chilo, di alcuni prodotti del comparto alimentare. Valori in lire dell’epoca, tra parentesi in euro del 2010.
Pane: 0,40 (1,80)
Pasta: 0,60 (2,70)
Riso: 0,42 (1,89)
Patate: 0,11 (0,54)
Carne bovina: 0,87 (3,91)
Carne suina: 1,10 (4,95)
Burro: 2,38 (10,75)
Zucchero: 1,49 (6,75)
Caffè: 2,20 (9,90)
Latte: 0,23 (1,03) al litro
Olio d’oliva: 1,43 (6,48) al litro
Vino 0, 65 (2,92) al litro
Uova: 0,06 (0,27) al pezzo
• Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, considerato come base pari a 1 il 1913: 0,820. [b6]
Banche. Hanno fatto prestiti per l’equivalente di 79mila euro correnti, hanno titoli in portafoglio per 5mila, azioni e partecipazioni per 8mila. Tra le passività: 67mila euro correnti in depositi, 3mila in obbligazioni emesse, 14mila in capitale e riserve. [b7]
1861, anno di elezioni
• Alle elezioni del Parlamento (Camera dei deputati) del 27 gennaio e 3 febbraio (Scrutinio uninominale con suffragio ristretto maschile) ha votato il 57,2% degli aventi diritto. [b3]
Vota chi paga almeno 40 lire all’anno di imposte
• «Sono elettori politici, secondo lo Statuto, tutti i cittadini del Regno giunti all’età d’anni 25 compiuti al giorno dell’elezione, che sappiano leggere e scrivere e paghino un annuo censo non minore di lire italiane quaranta. Sono ammessi inoltre all’elettorato, indipendentemente da ogni censo: i membri effettivi di determinate Accademie; i professori tanto insegnanti che emeriti dell’istruzione universitaria e secondaria,. i funzionari e impiegati civili e militari in attività di servizio, ecc.».
• Su una popolazione maschile dai 25 anni in su di 5,444 milioni, ci sono nel Regno soltanto 378.380 elettori politici (6,95% dei maschi di età richiesta). La più alta percentuale di elettori è concentrata nelle antiche province: in Sardegna (il 14,8% dei maschi dai 25 anni in su), in Piemonte e Liguria (9,7%), la minore nelle Marche (4,0%). «Tali differenze di proporzione nel numero degli elettori non dipendono solo dalla varia distribuzione della proprietà fondiaria, ma anche dai diversi sistemi di catastazione e d’imposta».
• L’elettorato amministrativo ha basi più estese di quello politico: basta avere 21 anni compiuti e pagare una tassa diretta che giunga a 5 lire (importo che in alcuni casi può essere anche meno elevato). Gli elettori amministrativi sono 1,002 milioni.