Per insegnanti e Tar la scuola è laica solo quando fa comodo a loro
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Benedizione pasquale no, vacanze di pasqua sì. E perché? L’accezione parassitaria di laico come sinonimo di ateo, utilissima per chi non ha il coraggio del proprio nichilismo e dell’alfa privativa. Ateo si capisce troppo bene che significa senza Dio, meglio confondere le acque rubacchiando nel vocabolario altrui
di Camillo Langone | 12 Febbraio 2016 ore 06:15
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La scuola è laica” dicono gli insegnanti anzi le insegnanti (la portavoce si chiama Monica Fontanelli) che hanno mosso mari e monti, istigato comitati e scomodato tribunali affinché agli scolari bolognesi non venisse impartita la benedizione pasquale. Gli insegnanti anzi le insegnanti l’italiano lo conoscono così così. Laici sono i cattolici non appartenenti alla gerarchia ecclesiastica ossia i semplici fedeli. A rigor di etimo una scuola laica è una scuola senza sacerdoti ma piena di cristiani praticanti, magari anche di frati (un frate non ordinato si dice frate laico e per molti anni fu il caso addirittura di san Francesco, che infatti non celebrava messa). Poi naturalmente corre l’accezione parassitaria di laico come sinonimo di ateo, utilissima per chi non ha il coraggio del proprio nichilismo e dell’alfa privativa. Ateo si capisce troppo bene che significa senza Dio, meglio confondere le acque rubacchiando nel vocabolario altrui.
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Se i ragazzi italiani non sanno la matematica non è colpa dei programmi, ma di maestre e prof. “A scuola si insegna a vivere insieme, si fa cultura. Le pratiche religiose restano fuori”, dicono sempre gli insegnanti anzi le insegnanti anzi Monica Fontanelli. Sono portato ad amare questa maestra che da ragazza come tutte le ragazze bolognesi avrà amato le canzoni di Luca Carboni o di Lucio Dalla o forse, andando un po’ indietro, di Claudio Lolli, oppure, andando un po’ avanti, di Cesare Cremonini, comunque canzoni che ho amato e amo tuttora anch’io, e invece la odio perché mi costringe a essere pedante e a fare un altro rilievo etimologico: cultura deriva precisamente da culto, dire che la religione non fa parte della cultura è come dire che le patate non fanno parte del puré. Per giunta la benedizione in oggetto non era prevista in orario scolastico bensì dopo la fine delle lezioni, e coi bambini accompagnati dai genitori, come per gli spettacoli un po’ porno.
Forse proprio per queste modalità tanto relativistiche e rispettose il consiglio di istituto aveva dato il via libera a stragrande maggioranza. Adesso il suo presidente si dice amareggiato per il divieto di acqua santa deciso dal Tar. Non mi dispiace che si chiami Giovanni Prodi: chiunque sia cresciuto in Emilia sa che i Prodi sono prolificissimi e tra Reggio e Bologna innumerevoli, in qualche modo simbolo di un’epoca in cui eravamo tutti più democristiani e più giovani. Non mi dispiace nemmeno che il nipote di un campione del cattolicesimo democratico debba constatare sulla propria pelle che le consultazioni democratiche in Italia contano zero, conta solo la magistratura.
“I riti religiosi sono attinenti unicamente alla sfera individuale, secondo scelte private” scrive il tribunale amministrativo usando parole che sembrano di Prodi Romano in fase cattolico adulto. Piaceranno a tanti insegnanti anzi a tante insegnanti bolognesi, che però la domenica a lavorare non ci vanno. E perché mai? La domenica è il giorno del Signore, loro che fanno parte del Comitato Scuola e Costituzione cosa c’entrano? Anche a Natale, Santo Stefano, Epifania, Pasquetta, Assunta, Ognissanti, Immacolata il corpo docente costituzionale dovrebbe presentarsi di buon’ora nelle rispettive scuole. Ma quando c’è da fare vacanza ecco che la religione ritorna immediatamente pubblica, la si sfrutta e non si fanno reclami al Tar. Ultimo rilievo: la sede dell’istituto bolognese da cui è partito l’ambaradan si trova in via Dante. Gli insegnanti anzi le insegnanti che non credono nell’inferno, nel purgatorio e nel paradiso dovrebbero per coerenza chiedere il cambio di toponomastica: Via Franco Fortini? Via Bertolt Brecht? Mai vorrei dar torto a una bolognese così bionda e fremente come Monica Fontanelli: ma nella scuola come la intende lei non si fa cultura, si fa deculturazione.
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Mc ristagno. Benedizione no ma vacanze pasquali si !!!!