Il terrorismo è ideologia, non povertà
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Dal Papa a Riccardi, i numeri per smentirli sul “terrorista disagiato”
di Marco Valerio Lo Prete | 26 Novembre 2015 ore 06:18
A valle di “violenza e terrorismo” ci sono “povertà e frustrazione”, ha detto ieri Papa Francesco. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, sul Corriere della Sera aveva scritto che “la lotta al terrorismo si fa con una politica sociale (…). Bruxelles, Parigi, le loro periferie, sono mondi a rischio. Bastano poche persone per fare tanto male. I tagli sulla politica sociale si pagano”.
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Nemmeno troppi giri di parole: riduci la generosità del welfare, e avrai qualche potenziale terrorista islamico in più pronto a un eccidio in stile Bataclan. Trattasi di tesi ammaliante, soprattutto apparentemente lineare e sicuramente rassicurante. Ma rimane una tesi debole, smentita da una mole di studi e di aneddotica. Si potrebbe riprendere in mano un libro di Alan Krueger pubblicato per la prima volta nel 2007, “What makes a terrorist”, nel quale l’economista che lavorò alla Casa Bianca prima con Bill Clinton e poi con Barack Obama scriveva che “se povertà ed educazione inadeguata fossero le cause, anche secondarie, del terrorismo, allora il mondo brulicherebbe di terroristi che vogliono distruggere la nostra way of life”. Invece dopo l’11 settembre si scoprì per esempio che il 35 per cento degli affiliati di al Qaida aveva una laurea, il 45 per cento apparteneva alla categoria dei “professionisti”. E altre statistiche simili. Conclusione: i terroristi tentano di imporre cambiamenti politici, le matrici ideologico-religiose sono fondamentali.
Poi c’è Molenbeek, l’ormai famoso municipio di Bruxelles che ha dato i natali a Brahim Abdeslam (attentatore suicida a Parigi), ai suoi fratelli Salah (ancora ricercato) e Mohamed (interrogato ma non indagato). Il primo disoccupato, il secondo impiegato per anni nell’azienda municipale dei trasporti di Bruxelles e poi destinatario di sussidi, il terzo impiegato in comune. I dati raccolti dall’economista Andrea Montanino (ex Fondo monetario internazionale) per l’Atlantic Council confermano che, nel Belgio di per sé assistenzialista, Molenbeek addirittura è un Eden welfarista. I suoi residenti hanno un reddito mediamente inferiore dell’11 per cento rispetto a quello degli altri concittadini brussellesi, ma quelli tra loro che ricevono sostegno dal welfare sono il 70 per cento in più rispetto ai brussellesi medi. Gli assegni sociali insomma non mancano. Meglio cercare altrove le radici del terrorismo islamico.
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