Malgrado le smentite, lo spettro del comunismo immaginario agita i sogni della classe media
- Dettagli
- Categoria: Cultura
Quel che succede in Gran Bretagna con la candidatura marxista e di ultrasinistra del labour Jeremy Corbyn ha qualcosa dell’incantesimo più che del fenomeno politico
di Giuliano Ferrara | 16 Agosto 2015 ore 06:11 Foglio
Sarà anche per il rilancio del pauperismo nella chiesa cattolica, o forse, chissà, anche la chiesa cattolica gesuitica è contagiata dalle manie contemporanee del postcomunismo, comunque quel che succede in Gran Bretagna con la candidatura marxista e di ultrasinistra del labour Jeremy Corbyn ha qualcosa dell’incantesimo più che del fenomeno politico. Gli inglesi trovano persona decente e carismatica questo marxista che vuole nazionalizzare i mezzi di produzione e la finanza, e penso non sbaglino, sulla decenza almeno. Corbyn ha corpo e voce di un leader affidabile, idee un po’ a capocchia ma profondamente sentite, e una sincera affezione per i deboli, proprio come Papa Francesco. Le leadership dei nuovi corsi nella sinistra europea riformista emanano troppo poco calore, si lasciano immaginare come strumenti del capitale e delle famigerate idee liberiste, non contraggono alleanze confortanti con i bardi dell’intellettualità popolare, dei ceti medi riflessivi, come quell’economista di grido, Joseph Stigliz, che al marxista del labour augura tutte le fortune perché è contro gli assatanati liberisti. Immagino l’amore che le ziette di Sua Maestà portano a quell’uomo di una sovrana bellezza famigliare, comunitaria, con la sua barba rada e morbida, il suo tono rassicurante e tradizionale, il suo progetto di un nuovo ordine in cui siano spuntati gli artigli al capitale, quel rapporto sociale di produzione che ci piace mettere sotto accusa nel momento in cui dà da mangiare e da bere a una miliardata in più di persone in vent’anni, caso unico di avanzamento nella storia dell’umanità. D’altra parte Ken Loach al confronto di Corbyn è un pericoloso riformista. Esteticamente il sogno non mi dispiace nemmeno, adoro i documentari in bianco e nero e come è noto non ho tempo per le serie tv. Ma c’è qualcosa di strano e illogico in questo eterno revival di formidabili cazzate travestite da idee-forza del progresso.
ARTICOLI CORRELATI Francesco e il mistero dell’enciclica icona degli anti capitalisti Il gracchiar del Corbyn Risveglio choc per il Labour
Per esempio le crisi umanitarie, termine cruciale per capire la recente storia europea, sia sotto l’aspetto del corso economico sociale e dello scontro di modelli di produttività sia sul piano delle relazioni di sovranità. Mi riferisco ovviamente alla crisi greca, il paese in cui Alexis Tsipras ora privatizza il porto del Pireo e le Ferrovie, per non dire altro, che è come se un Paolo Flores presidente del Consiglio eletto si mettesse d’accordo con Sergio Marchionne e i berlusconiani. Ora la verità sulla Grecia temo la si debba ricavare dalle immagini dell’isola di Kos. Un avamposto occidentale ai confini stretti della costa turca, uno dei tanti luoghi in cui approdano migliaia di miserabili in fuga da fame, povertà e guerre: gente che non crede alla crisi umanitaria strombazzata dal caro Varoufakis perché ne vive una vera e non strombazzata, e dunque vede nelle coste dissestate della Grecia scroccona un ideale di vita che assomiglia all’Eldorado, e si aggrappa come può. Nessuno ha commentato la faccenda: l’Europa è la meta dell’abbondanza, il sogno dei poveracci, altro che storie, come ricordammo gentilmente e con deferenza al Papa quando andò a Lampedusa e dimenticò di dire che l’accoglienza è un dovere perché noi siamo ricchi e siamo ricchi perché siamo capitalisti, e ora con gli sbarchi nelle isole greche si vede che l’Europa nell’abbondanza è unita, almeno nell’immaginazione degli straccioni del mondo, è pacifica, è salutare, e privatizza pure i carrozzoni della vecchia oligarchia a-capitalista delle classi dirigenti elleniche.
Ma vogliamo parlare del nostro Mezzogiorno? E’ lì che sono venuti a mancare, uno su cinque, i candidati al posto fisso nel ciclo di assunzioni proposto insieme alla riforma della scuola italiana dal governo Renzi. Molti giovani di quelli che figurano nelle statistiche come i derelitti del non lavoro preferiscono, piuttosto che dover scegliere una provincia diversa da quella di residenza ma con il posto a tempo indeterminato, un bel ciclo di supplenze vicino casa, sicuri che alla fine un decreto ope legis risolverà loro il drammatico problema del distacco dalla fidanzata, da mammà o dai costi bassi della vita nel profondo sud. Delle centomila assunzioni resteranno un bel po’ di posti vacanti, il sud mostra di non averne bisogno. La prossima volta che mi rompono i coglioni con le statistiche sulla disoccupazione giovanile nel sud, roba da crisi umanitaria all’italiana, metto mano alla pistola.
E intanto auguri a Corbyn. Con Tony Blair la Gran Bretagna è rinata come modello mondiale, Londra è ridiventata la capitale del mondo anche per centinaia di migliaia di italiani emigrati che vi hanno trovato lavoro, e una grande politica estera e militare aveva messo le ali atlantiche a un progetto di ordine mondiale ormai distrutto da otto anni di presidenza retorica e umanitaria di Obama. Non va bene. La classe media ha bisogno di ben altre rassicurazioni (dei fratelli Miliband ha scelto quello un po’ scemo perché si presentava come il più buono). Bè, se ne ha bisogno, di tali rassicurazioni, vuol dire che se le merita. Tanti auguri.
Categoria Cultura