Femministe o islamiste?
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La protesta inglese contro la pubblicità in bikini che "offende la morale"
di Annalena Benini | 29 Aprile 2015 ore 13:29
In questa mattina di quasi maggio, quando ancora piove ma si è usciti senza ombrello, il tram non arriva, ma passa un’auto e ci schizza un’intera pozzanghera addosso, la cosa più consolante da vedere alzando gli occhi al cielo è un gigantesco cartellone con una ragazza stupenda in bikini giallo e la domanda imperiosa: are you beach body ready? Sei pronta vero? Hai un corpo pronto per la spiaggia? La risposta è: certo. Sono pronta a ritirarmi su un ghiacciaio. O in un garage sotterraneo infestato dai topi ma non dai bikini gialli delle modelle iper proteiche. Il cartellone pubblicitario, esposto in tutte le fermate della metropolitana di Londra, si offre minaccioso ai pensieri delle signore di corsa dentro gli impermeabili umidi e stropicciati e tende una mano pietosa di beveroni proteici che scolpiranno la pancia, assottiglieranno la vita e faranno crescere le tette e i capelli e una nuova vita da spiaggia. Una risata nervosa, un pensiero veloce alla dieta che faremo magari da lunedì, ma niente di più. Si guarda quel cartellone come si guardano le pubblicità di mutande o di bella vita, sui giornali, con la stessa idea di chissenefrega, e la domanda: are you beach body ready? si presta in realtà a molte risposte divertenti, magari anche foto di corpi da spiaggia maschili in una domenica pomeriggio a Ostia (c’è chi si tatua gli addominali, poi gli addominali si trasformano in pancia e costringono il tatuaggio a tendersi, dilatarsi, seguire la linea del nuovo corpo, così che un drago minaccioso diventa spesso un ippopotamo gentile).
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Va’ a vendemmiare Invece a Hyde Park si sono molto indignati: è prevista una manifestazione femminista contro quel bikini giallo e il male che rappresenta, molti cartelloni sono stati imbrattati (soprattutto sul décolleté della modella), strappati, riempiti di insulti, e sono state raccolte cinquantamila firme per farli togliere. Offendono le donne, “promuovono ideali malsani e irrealistici”, un uso sbagliato del corpo, e secondo il Times perpetuano vecchi cliché stantii sulla perfezione fisica, mentre la realtà è molto diversa e variegata. Ma è talmente evidente che quel bikini giallo su una vera spiaggia è rarissimo, così come è raro avere come vicina di appartamento, in agosto, Marilyn Monroe che mette la biancheria intima in frigorifero per rinfrescarla.
Non mi sento offesa dalla sua bellezza, o disperata perché non sarò mai come lei. Invece le femministe a Londra si sentono offese da quel bikini giallo e dalla minaccia: are you beach body ready?, come se fossimo tutte condannate ai beveroni proteici, alle tette enormi e alla nudità in metropolitana. Secondo lo Spectator, magazine pop-conservatore, "il femminismo, putroppo, diventa più simile ogni giorno all’islamismo". Come quando nel 2011 un gruppo di musulmani a Birmingham deturpò un cartellone pubblicitario di H&M con una ragazza dal bikini giallo perché si sentivano "offesi dalla sua carne". E a Dubai le riviste occidentali sono state “cancellate” con il nastro adesivo nero dai censori religiosi, perché quei "corpi da spiaggia" non offendano la morale femminile. Forse quel bikini giallo è esagerato (soprattutto la mattina presto quando piove), ma lo è anche la pretesa violenta che sia offensivo, pericoloso, da strappare via.