Sette proposte per cambiare la scuola:
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gli studenti presentano la «controriforma». Diritto allo studio, scuola-lavoro, riforma dei cicli, revisione dei programmi: ecco l’idea di scuola nata dal basso, alternativa alla riforma del governo, presentata martedì alla Camera
1.La riforma dal basso, in 7 capitoli
Nel giorno in cui il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto discutere il ddl di riforma della scuola, gli studenti presentano, alla Camera, «L’Altra Scuola», una proposta di riforma alternativa, nata dal basso e dibattuta dai liceali di tutto il Paese durante l’autunno di mobilitazione.
Diritto allo studio, alternanza scuola lavoro, autonomia scolastica, valutazione, edilizia, riforma dei cicli, revisione dei programmi e della didattica: gli studenti hanno riassunto le loro priorità in sette capitoli: un programma parallelo alle priorità del governo. E non si limitano a chiedere che il governo ritiri il suo progetto, ma puntano a «costruire un’altra idea di scuola», cercando il consenso di «forze politiche, sociali e sindacali».
«Negli ultimi mesi abbiamo costruito un documento di priorità senza le quali pensiamo non si possa rilanciare la scuola pubblica italiana», dice Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. «Se Renzi dice di non volere fare passi indietro, noi faremo altrettanto. Vogliamo sfidare il Governo sul piano delle proposte perché le loro - dalla valutazione sino alla figura del dirigente scolastico, dallo school bonus fino alle detrazioni fiscali per gli iscritti alle private - vanno fuori strada rispetto alle reali esigenze del Paese».
2.Diritto allo studio primo punto dell’«AltraScuola» figura il Diritto allo studio. Un diritto, rivendicano gli studenti «ben espresso sulla carta, ma inapplicato - dice Danilo Lampis (Uds) -. Basta pensare alle spese nascoste dell’istruzione: secondo le statistiche, il 40% delle famiglie quest’anno non è riuscito a sostenere le spese dei libri per i figli». Gli studenti chiedono finanziamenti certi («oggi - dicono - non esiste un fondo nazionale per il diritto allo studio, esiste solo la ripartizione regionale, mentre lo Stato in questi anni si è preoccupato solo di finanziare a pioggia le scuole private»).
Tra le proposte degli studenti per garantire istruzione libera a tutti, «non serve prevedere una cifra minima percentuale di Pil per tutte le Regioni, ma piuttosto un investimento proporzionato al numero di studenti meno abbienti e in generale al numero dei destinatari degli interventi». Azioni concrete: trasferire i circa 500 milioni di euro che ogni anno vanno alle scuole private ai finanziamenti per il diritto allo studio; esenzione dalle tasse scolastiche per tutti gli studenti a rischio dispersione; borse di studio da attribuire senza parametri di merito prioritariamente a tutti gli studenti e le studentesse con una soglia ISEE inferiore ai 25mila euro annui; forme di reddito diretto per i soggetti in formazione.
3.Alternanza scuola-lavoro
Scuola-lavoro: un’innovazione promossa dagli studenti, ma con le dovute cautele. Innanzitutto l’introduzione di «uno statuto delle studentesse e degli studenti che garantisca il diritto ad un’esperienza di qualità, realmente educativa, coperta dalle giuste protezione assicurative, e gratuita»; e che i fondi destinati all’alternanza scuola lavoro aumentino, «in modo tale da renderla fruibile a tutti, senza criteri meritocratici». Finora passare alcune ore di stage in azienda era appannaggio quasi esclusivo degli studenti degli istituti tecnici e professionali. Con la riforma, l’alternanza diventerà prassi per tutti gli studenti delle scuole secondarie, compresi i liceali, che sono stati coinvolti in una sperimentazione nel biennio 2014-2016.
Gli studenti chiedono anche che si prediliga lo svolgimento dell’alternanza scuola lavoro in associazioni senza scopo di lucro, enti pubblici e in cooperative sociali; che le aziende sottoscrivano un codice etico che affermi il rispetto dell’ambiente, l’estraneità a qualsiasi ambiente mafioso e le norme di impiego degli studenti; più spazio alle esperienze di lavoro anche nei percorsi liceali.
4.Finanziamenti per il rilancio dell’autonomia scolastica
Autonomia, questa incompiuta: il progetto di riforma «alternativo» chiede fondi per renderla davvero possibile e propone , tra l’altro, scuole aperte al pomeriggio per tutti i cittadini, «come centro di trasmissione diffusa dei saperi e di inclusione sociale»; programmazione collegiale delle attività complementari, puntando a un raccordo con le associazioni del territorio.
«Fondamentale - sostiene l’Unione degli Studenti, che presenta il progetto di riforma, il coinvolgimento degli enti locali nella progettazione delle città educative che siano capaci di mettere in rete la scuola con i centri di educazione non formale.
5.Riforma della valutazione
Alla valutazione, l’Altrariforma dedica un paragrafo corposo: la premessa è che «il processo di autovalutazione interna deve essere promosso da tutte le componenti e non deve solo vertere sul funzionamento generale della scuola, sulla capacità di offrire allo studente una formazione a 360°, valorizzando le attività integrative e complementari, ma deve anche consentire una valutazione da parte della componente studentesca delle metodologie didattiche e della didattica in sé».
Nel documento si parla di autovalutazione dello studente, di « un differente tipo di valutazione da parte dei docenti verso gli studenti: non più una sentenza calata dall’alto, bensì una valutazione narrativa, che tenga dentro tutti gli elementi di complessità tipici del percorso formativo e di apprendimento di ognuno». Si propone di aprire una riflessione sulla valutazione annuale e sulla bocciatura.
6.Edilizia scolastica
«500 cantieri per #Scuolesicure, 200 #Scuolenuove e 7000 #Scuolebelle», snocciola il governo sulla pagina web varata per tener traccia degli interventi sulle malconce strutture scolastiche italiane. Per roempire la borsa, l’anno scorso palazzo Chigi aveva introdotto un meccanismo per donare il 5 per mille all’edilizia scolastica. Ma i fondi non bastano. E per scuole belle e sicure, sostengono gli studenti, servono anche altre azioni. Che loro elencano: messa in funzione dell’Anagrafe scolastica; realizzazione di scuole ex novo quando non è possibile riconvertire locali dismessi o beni confiscati alle mafie; creazione plessi polivalenti per la messa in rete delle attività didattiche; creazione mense e alloggi pubblici; creazione di aree per le attività studentesche autonome; creazione di auditorium per assemblee; prevenzione incendi; eliminazione delle barriere architettoniche
7.Riforma dei cicli
A cinque anni dal riordino dei cicli riteniamo oramai irrimandabile la promozione di una nuova riforma strutturale. La scorsa Riforma dal 2009 ad oggi ha aumentato fortemente il gap tra licei e tecnici e professionali, eliminando materie ed orari di base, ed eliminando sperimentazioni positive diffuse tra tutto il Paese. Al fine di evitare una canalizzazione sociale precoce, oggi causa primaria di classismo all’interno della scuola, e per favorire un migliore orientamento e passaggio tra primo e secondo ciclo riteniamo modificare completamente l’assetto dei cicli con una riorganizzazione complessiva dalla scuola inferiore a quella superiore.
Ecco la nuova, auspicata architettura:
Scuola primaria: un unico ciclo (eliminando la divisione tra scuola primaria e scuola secondaria inferiore) diviso sul modello 3+4, in cui i primi 3 anni destinati al concentrare l’insegnamento sulle competenze base e le conoscenze minime agli studenti e dal quarto al settimo anno lavorare su una graduale formazione di conoscenze corrispondente ai livelli minimi.
Scuola secondaria: innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni e la rimodulazione della scuola secondaria superiore in un biennio unitario e un triennio specializzante. «Biennio Unitario e non Unico, con materie interdisciplinari. Triennio specializzante, anch’esso obbligatorio, in cui si sprigionano tutte le potenzialità dello studente che, giunto da un lavoro nel primo ciclo di sette anni e da un lavoro sulle competenze e sulle conoscenze di base collettive e individuali nel biennio unitario, può finalmente scegliere il tipo di percorso di studi in cui specializzarsi».
8-Rimodulazione dei programmi e riforma della didattica
L’Altrariforma chiededi ripensare la didattica e i programmi. Tante, ambiziose, eterogenee le proposte. Eccone alcune: «Passare da un’ottica di programmazione didattica a un’ottica di progettazione educativa che tenga conto dei contesti socio economici territoriali. Di sviluppare approcci trasversali a temi come cittadinanza, economia, costituzione, educazione alla pace e hai diritti umani e educazione all’ambiente»...
«...ripensare l’esame di stato dando maggior peso alle competenze critiche e alla costruzione di approfondimenti personali;promuovere la scrittura collegiale del POF attraverso la discussione all’interno di Commissioni Paritetiche; sostituire l’ora di religione con l’ora di storia delle religioni e delle culture; rivedere i programmi di storia evitando l’etnocentrismo e la retorica dei vincitori e dei vinti; rivedere i programmi e gli approcci delle materie umanistiche, partendo dai testi e dalle analisi degli stessi;inserire nei programmi itinerari di educazione al territorio e itinerari di educazione alla pace ed ai diritti umani; inserire l’ora di educazione civica, come approccio trasversale a tutte le discipline; sperimentare l’introduzione di testi bilingue da fornire gratuitamente agli studenti migranti; istituire momenti di formazione tra pari.
Opact. Si dal basso ma di una parte di esso, quello più politico dove chi studia e non ha esperienze detta la linea e si sostituisce a governare con un autocontrollo. Senza il “peso” dei genitori . Che la organizzazione burocratica sia da modificare e così i programmi di studio, anche noi lo crediamo doveroso.
Sembra sparisca la meritocrazia a tutti i livelli scolastici.