MA QUALE PALESTINA, AD HARVARD SCELGONO LA "NEUTRALITA'": HANNO CAPITO CHE LE UNIVERSITÀ SONO FATTE PER STUDIARE
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– L’ATENEO NON PRENDERÀ PIÙ POSIZIONE SU QUESTIONI CHE NON “SONO RILEVANTI PER LA FUNZIONE PRINCIPALE DELL’UNIVERSITÀ”
3.6.2024 dagospia.com lettura2’
: IN PRATICA NON SI PUÒ PENSARE DI TRASFORMARE LE UNIVERSITÀ IN UN ACCAMPAMENTO, OSTACOLARE LA DIDATTICA E FARSI STRUMENTALIZZARE DAL SANGUINARIO ALI KHAMENEI…
1. HARVARD, LA SCELTA DELLA «NEUTRALITÀ»
Estratto dell’articolo di Carlo Baroni per il “Corriere della Sera”
[…] Ad Harvard l’eccellenza accademica si coniuga con l’ascolto di tutte le idee. […] un’università ha il diritto di manifestare una propria linea politica? Harvard ha trovato il punto di equilibrio. Da ora in avanti l’ateneo non prenderà più posizione su questioni che non «sono rilevanti per la funzione principale dell’università». Qualcuno l’ha tradotta con «neutralità». […]
I vertici dell’università chiariscono che «non prendere più posizione» non significherà «un non dire» ma «un dire di meno». E si intende anche un dire meglio. Che non è sinonimo di censura o di bavaglio. Si cerca una via condivisa per disinnescare la scintilla che ha provocato un vasto incendio nei campus americani riguardo il conflitto in Medio Oriente.
Con derive pericolose e la posizione ambigua dei vertici accademici. «Harvard non è un governo» ha detto Noah Feldman, docente di Diritto di questa università. […] È un luogo del libero pensiero. Che è tale solo quando non infrange la libertà di altri. Leggere e diffondere nel campus la lettera di solidarietà dell’ayatollah Khamenei sicuramente non rientra nella categoria.
2. SE KHAMENEI RINGRAZIA GLI STUDENTI AMERICANI
Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il “Corriere della Sera”
Qual è il colmo per uno studente di Teheran? Leggere una lettera di Ali Khamenei indirizzata agli universitari americani: «Cari studenti degli Stati Uniti d’America, siete dalla parte giusta della storia. Avete formato un nuovo ramo del Fronte di Resistenza e avete iniziato una lotta onorevole contro la spietata pressione del vostro governo, che sostiene apertamente i sionisti».
Quindi, il leader supremo scrive ai figli del nemico numero uno — l’America — parole di ringraziamento perché «difendono le donne e i bambini oppressi di Gaza». Lui, l’ayatollah che le sue donne uccide perché non indossano — o indossano male — il velo.
Lui, l’ayatollah che i suoi di studenti mette in prigione o appende a una gru perché dissentono, perché gridano pacificamente per le strade il desiderio di voler vivere in un Paese libero e democratico. Un Paese dove si possa manifestare il proprio pensiero, […]
gli studenti iraniani che portano sulla loro pelle i segni della violenza della dittatura chiedono ai coetanei d’Occidente di non credere alla solidarietà di Khamenei e di opporsi anche ai regimi islamisti come quello di Teheran che sostiene Hamas, e che da sempre usa la questione palestinese per i propri obiettivi espansionistici nella regione.