L'interesse italiano, caro Renzi, è non obbligare i giovani italiani a studiare il francese alle medie
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Una scelta sciagurata, questa, che è sempre andata contro gli interessi delle famiglie e dei giovani studenti ma che, adesso, assume caratteri clamorosamente autolesionistici e soprattutto discriminatori
di Pierluigi Magnaschi, 3.8.2017 da www.italiaoggi.it
Il segretario del Pd, Matteo Renzi, presentando il suo libro Avanti alla Versiliana di Marina di Pietrasanta ha giustificato (dicendo che «è normale difendere i propri interessi») le pretese del presidente francese Emmanuel Macron di stracciare gli accordi sottoscritti dal suo predecessore Hollande nella cessione, alla Fincantieri, della maggioranza della società francese Stx. Renzi ha ragione, un capo di stato ha, non solo il diritto ma anche il dovere, di difendere gli interessi nazionali. Il fatto è che non si è mai visto nessuno (se non, in questo caso, e solo in zona Cesarini, il ministro Calenda) difendere gli interessi italiani. Alla difesa di Macron degli interessi francesi non si contrappone quindi la difesa degli italiani dei loro interessi nazionali. Questo è il punto che Renzi non ha chiarito.
Basti pensare che, in mille giorni di governo, Renzi non ha nemmeno messo in agenda il problema della prima lingua straniera da studiare alle scuole medie. Da sempre, in base a sotterranei ma implacabili accordi con la Francia, che risalgono a 70 anni fa, subito dopo la seconda guerra mondiale, l'Italia ha accettato di imporre ai suoi studenti delle medie inferiori la lingua francese come unica lingua straniera.
Una scelta sciagurata, questa, che è sempre andata contro gli interessi delle famiglie e dei giovani studenti ma che, adesso, assume caratteri clamorosamente autolesionistici e soprattutto discriminatori a danno dei ragazzi provenienti dalle famiglie più bisognose. Questo scempio avviene con la somma e incomprensibile indifferenza delle organizzazioni sindacali che si interessano di tutto, salvo che di tutelare, su questo punto che è anche senza onesti aggiuntivi per l'erario, le fasce socialmente meno dotate di potere d'acquisto e quindi più bisognose di tutela sociale.
Di fronte alla protesta delle famiglie contro l'obbligo di studiare come prima lingua il francese, cioè una lingua diventata da molto tempo del tutto marginale nel contesto internazionale, il ministero dell'istruzione è arrivato a mettere in palio, per sorteggio, i posti, ovviamente richiestissimi, nella classi dove si insegna l'inglese come lingua straniera prioritaria. Chi non viene estratto, viene collocato d'ufficio nelle numerose classi di francese che nessuno vorrebbe frequentare e che, anche solo per questo, diventano di serie B.
Di fronte alla domanda delle famiglie di collocare i loro figli nelle classi di inglese (ed esse hanno pienamente ragione a chiederlo) il ministero dell'istruzione, quindi il governo italiano, non ha ridotto il numero delle classi di francese nella misura richiesta ma stipa forzatamente in esse i renitenti al francese, imponendo così a essi questo assurda condizione che interessa solo a Parigi.
Siccome l'inglese è diventato, fin da dopo la seconda guerra mondiale (72 anni fa, quindi), la lingua franca per eccellenza nel mondo e, dopo l'avvento di internet, è la protagonista indiscussa della comunicazione planetaria istantanea, i ragazzi che sono stati ficcati a forza nelle classi dove si studia il francese sono stati penalizzati pesantemente. Le reazioni degli esclusi dalle classi di inglese nelle medie sono di due tipi.
Coloro che vivono in famiglie che possono spendere, studieranno poi l'inglese a loro negato nella scuola media, in scuole private, lezioni individuali, soggiorni all'estero, scuole internazionali, Erasmus. Ed essi diventeranno comunque, anche se a spese delle loro famiglie, la classe dirigente di domani.
Coloro che invece vivono in famiglie che, per rendere l'idea, definiamo operaie, non potendo ovviare con i loro soldi al vulnus loro inflitto dalle sciagurate scelte governative al momento della loro iscrizione nella scuola media, finiranno per essere automaticamente collocati fuori dai ceti che riusciranno a surfare, sia pure a vari livelli, l'onda del progresso e della sopravvivenza occupazionale.
Ora un giovane che inizierà il prossimo settembre i suoi studi nella scuola media, comincerà a entrare nel mondo del lavoro fra una decina d'anni, nel 2027, quando l'inglese sarà diventato, ancor molto più di oggi, anche la lingua di tutti coloro che non conoscono l'idioma del loro interlocutore e che vogliono parlare con lui. Già oggi, per fare un esempio, le multinazionali tedesche che hanno grosse filiali in Italia parlano in inglese con i loro dirigenti italiani. Così capita, provare per credere, con le grandi imprese cinesi. Un paese, la Cina, che sta praticando una formazione di massa di inglese per le sue giovani generazioni. Sono centinaia di milioni di giovani. E che ha istituito, in un colpo solo, 13 immense super università, sparse in tutto il paese, dove si insegna solo in inglese. Il motivo di tale scelta è che, queste post università, per diventare rapidamente leader nel mondo, debbono essere in grado di attrarre non solo i docenti ma anche gli studenti da tutte le parti del globo. E, se, per attrarre i docenti e gli studenti stranieri, questi dovessero imparare prima la lingua cinese, sarebbe molto difficile reclutarli. Ecco perché i futuri allievi italiani, per potersi far accogliere in queste post università cinesi, non dovranno sapere alla perfezione il cinese ma l'inglese.
E per fare un altro esempio, tratto questa volta dalla Formula 1, quale lingua credete che stiano usando Sergio Marchionne, molisano naturalizzato canadese, e i piloti Sebastian Vettel, tedesco, e Kimi-Matias Raikkonen, finlandese, quando, davanti ai box, e sotto gli occhi delle tv di tutto il mondo, stanno commentando la gara? In inglese. E non potrebbe essere altrimenti.
Ecco perché in Italia l'inglese non solo deve essere per tutti gli studenti la lingua straniera prioritaria ma deve anche diventare l'unica nella scuola media perché solo studiandola per un adeguato numero di ore la settimana si può acquisirne una discreta conoscenza, anziché il vuoto assoluto nel caso delle simboliche due o tre ore la settimana. È meglio sapere bene il solo inglese che male due lingue. Viviamo in tempi in cui la famosa «conoscenza scolastica» di una lingua straniera non è più ammessa. L'inglese alle scuole medie obbligatorio per tutti e che assorbe anche le ore oggi dedicate a un'altra lingua straniera rappresenta quindi il nostro interesse nazionale. Da attuare in fretta, quindi. E da difendere con i denti se fosse necessario.
Questo fatto dovrebbe saperlo bene Renzi che è costretto a destreggiarsi sui trampoli del suo inglese ostinatamente precario. Ma ora, per lui, è troppo tardi per poterlo migliorare. Speriamo quindi che si decida a non far ripetere la sua afasia e sofferenza ai suoi giovani concittadini.
Pierluigi Magnaschi