Fiabe al rogo in Svezia, per reato di leso multiculturalismo. A quando la censura de “La Idiota” di Dostoevskij?
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La colpa di Jan Lööf, condannato moralmente per vilipendio del multiculturalismo e diffamazione del Terzo mondo, è aver chiamato Abdullah il protagonista della sua storia e Omar la sua nemesi, un perfido pirata
L'illustrazione di una favola di Jan Lööf
di Giulio Meotti | 14 Maggio 2016 ore 06:22
Roma. Jan Lööf non avrebbe mai immaginato che il proprio libro di maggior successo, “Mio nonno è un pirata”, distribuito anche presso i McDonald’s svedesi, un giorno avrebbe ricevuto un ultimatum dalla casa editrice. Lo scrittore è stato messo di fronte a una scelta: o cancella alcuni disegni “razzisti” da quel libro per bambini del 1966 o subirà il blocco delle pubblicazioni. E’ quanto è appena accaduto all’autore di libri per l’infanzia di maggior successo in Svezia, che ha ricevuto il premio Schullströmska comminato dall’Accademia di Stoccolma. Bonnier Carlsen, la casa editrice, ha già ritirato cinquemila copie del libro ancora in commercio, in attesa della riedizione che va purgata degli “stereotipi culturali”. “Mi hanno dato un ultimatum”, ha detto Jan Lööf al quotidiano Dagens Nyheter. “Ho 76 anni e non ho la briga di cambiare. Non farò più libri illustrati per i bambini”.
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La colpa di Jan Lööf, condannato moralmente per vilipendio del multiculturalismo e diffamazione del Terzo mondo, è aver chiamato Abdullah il protagonista e Omar la sua nemesi, un perfido pirata. Sotto accusa anche un altro libro, “Catch Fabian”, in cui compare un suonatore di bongo vestito da selvaggio. L’editore respinge l’accusa di censura, spiegando che “serve rispetto per i giovani lettori”, fra cui vi sono molti immigrati. “Si tratta di rappresentazioni stereotipate di altre culture”. Due anni fa, la televisione svedese ha deciso di tagliare alcune scene dell’adattamento televisivo del bestseller di Astrid Lindgren, “Pippi Calzelunghe”. Via la frase “il re dei negri”, resta “il re”, come la scena in cui Pippi “fa il cinese”. L’Autorità di vigilanza sulla tv ha deciso che sono immagini “offensive”: “Viviamo in una società multiculturale con bambini di etnia differente”, ha detto Paulette Rosas Hott, a capo dei programmi della televisione. Anche Saltkråkan AB, che detiene i diritti di “Pippi Calzelunghe”, ha approvato i tagli perbenisti.
Per protestare sul caso Jan Lööf, un lettore ha scritto alla casa editrice suggerendo di “mandare al rogo duemila anni di letteratura”. Per gli attuali canoni, in cui come scrisse Saul Bellow “la rabbia è diventata prestigiosa”, anche Cenerentola è troppo ubbidiente, subordinata, rassegnata, e “La piccola fiammiferaia” non può certo morire di freddo. La “magia nera” diventi “magia cattiva” e il “vecchio cinese” della “Pastorella e lo spazzacamino” va convertito nel “vecchio uomo”. Via anche gli Oompa Loompa della “Fabbrica di Cioccolato”. Nessuna pietà per Tintin in Congo, il ragazzino con il ciuffo color carota e i calzoni alla zuava creato da quello sciovinista di Georges Remi. Anche la “Lampada di Aladino” è da censurare, perché i buoni della storia parlano un perfetto inglese, mentre i cattivi hanno accenti arabi. Tempi duri per il lupo di “Cappuccetto Rosso”: andrà restituito alla sua identità di nobile animale. “Pinocchio” va condannato in quanto stigmatizza i disabili, perché nella favola di Collodi una volpe zoppa e un gatto cieco fanno la parte dei due malfattori. E come ha suggerito qualcuno, “L’idiota” di Dostoevskij va rinominato in “La idiota”, in omaggio alla teoria del gender. Sono avvisati i nuovi scrittori trendy come Nick Hornby, che domani non potranno più scrivere: “Fanculo i senzatetto!”.
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