Pittella: “Sono ‘no triv’, ma Emiliano s’atteggia a demagogo da strapazzo”
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“Contesto fermamente l’atteggiamento populista e demagogico di chi porta avanti una battaglia che col referendum non ha nulla a che fare", dice il presidente lucano.
di Luciano Capone | 25 Marzo 2016 ore 06:03 Foglio
Non è in discussione il pro o contro trivelle, né in mare né su terraferma. Non è in discussione la linea politica nel Pd né la corsa alla segreteria nazionale. Si vada a votare ma dicendo la verità ai cittadini”
Milano. "Non è un referendum contro il governo e non è un referendum sul petrolio. Lo dico a Emiliano e a tutti quei reduci che vogliono strumentalizzare il referendum per una rivincita sul governo Renzi”. Il presidente della Basilicata, Marcello Pittella, uno dei promotori insieme ad altre 8 regioni del referendum del 17 aprile, prende le distanze dal collega pugliese Michele Emiliano e dalla piega che ha preso la campagna per il “sì”. E lo fa senza mezzi termini: “Contesto fermamente l’atteggiamento populista e demagogico di Emiliano e di chi porta avanti una battaglia che col referendum non ha nulla a che fare. Non è in discussione il pro o contro trivelle, né in mare né su terraferma. Non è in discussione la linea politica nel Pd né la corsa alla segreteria nazionale. Si vada a votare ma dicendo la verità ai cittadini”.
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E qual è la verità? “Si tratta solo di dire se una concessione dura 20 anni o fino a esaurimento del giacimento. Ho avuto una posizione netta di confronto col governo, che ha recuperato quasi tutti i punti iniziali della proposta referendaria. Ne è rimasto in piedi solo uno e io coerentemente andrò a votare. Ma il merito ormai è superato: non avremo nelle 12 miglia nuove concessioni, quelle che ci sono andranno a finire e i mari che non le hanno non le avranno. Perciò chi si alza e dice ‘No alle trivelle!’ dice una cazzata”. Come accade per ogni referendum, la competizione tende ad allontanarsi dal quesito e ad assumere significati politici più ampi. “Quando il presidente Emiliano etichetta il premier Renzi, che sta provando a cambiare l’Italia, come un venditore di pentole, sta facendo un danno al Mezzogiorno. Se crei un rapporto conflittuale con il governo su un tema che non c’è, non stai facendo bene il tuo lavoro di presidente di regione”.
Un tema che fa breccia nell’elettorato è l’impatto negativo che l’attività estrattiva può avere sul turismo, anche se regioni con un’importante industria energetica come Emilia Romagna e Basilicata hanno un settore turistico in salute. “Noi rispetto all’anno scorso abbiamo registrato il 40 per cento di arrivi turistici in più. Emiliano le spara grosse, lo invito a riflettere e a pesare le parole perché una sua dichiarazione influenza il rapporto con il governo dell’intero Mezzogiorno, crea un vulnus e noi non lo possiamo consentire. Mi dissocio da quest’atteggiamento da demagogo da strapazzo”. L’altro obiettivo dichiarato dai referendari è quello di dare un’indicazione sulla politica energetica. “Dobbiamo essere seri. La politica energetica va discussa a livello nazionale ed europeo, ai massimi livelli istituzionali. Se questo referendum è una battaglia di pentastellati e della minoranza dem lo si dica, io non partecipo e mi dissocio da queste operazioni”.
Pittella ha già avuto uno scontro con Emiliano quando il Consiglio regionale pugliese ha approvato una mozione che mette in dubbio la salubrità dell’acqua che la Basilicata fornisce alla Puglia: “Emiliano ignora tutte le analisi Arpa, dimentica che la potabilizzazione dipende dalla Puglia – dice – Questo significa non studiare, fare demagogia e sparare cazzate”. Ma ciò che ha fatto incrinare il rapporto tra i due colleghi è stata “l’intemerata populista” di Emiliano dal palco della Coldiretti a Bari, dove ha parlato di trivelle, grano straniero e olio tunisino da bloccare: “Può un presidente fare sfoggio di populismo a buon mercato? Cosa va a bloccare? Emiliano lo sa qual è la produzione di olio in Italia? Sa che c’è un gap di almeno 350 mila tonnellate? S’interessa degli equilibri internazionali, del terrorismo e dell’immigrazione? Un presidente è chiamato a ragionare, non a fare il Masaniello”. Pur restando coerente al quesito referendario, Pittella si dissocia dal “referendum di Emiliano” e dalla sua piattaforma politica: “Questa è strategia della paura, è facile disseminare polvere ma il difficile viene quando si posa e bisogna raccoglierla. Se Emiliano vuole scalare la segreteria del Pd si candidasse e si misurasse con i voti, senza carpire la buona fede dei cittadini”.
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