Paghiamo i rifiuti a peso d'oro: in cinque anni boom del 25%

Nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento ci sono costati di più: ecco quanto abbiamo dovuto sborsare

Angelo Scarano - Mer, 19/08/2015 - 10:48 Il Giornale

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Tra il 2010 e il 2015 una famiglia con quattro componenti che vive in un casa da 120 metriquadri ha subito un aumento del prelievo relativo all’asporto rifiuti del 25,5%.

In termini assoluti l'aggravio rilevatp uno studio della Cgia di Mestre è di circa 75 euro. Quest’anno, infatti, dovrà versare al proprio Comune 368 euro di Tari. Una stangata che va ad accodarsi con tutte le tasse, le imposte e i balzelli che ogni mese i contribuenti devono sostenere per sfamare l'amministrazione pubblica.

Anche sulla tassa sui rifiuti i numeri della Cgia di Mestre sono piuttosto allarmanti. Una famiglia di tre componenti, che abita in un appartamento da 100 metriquadri, ha subito un aumento del 23,5% (+57 euro). Nel 2015 dovrà versare quasi 300 euro. Un nucleo di tre persone che, invece, risiede in un’abitazione da 80 metriquadri, ha dovuto pagare il 18,2% in più (+35 euro). In questo caso, l’importo complessivo che dovrà pagare per i rifiuti sarà pari a poco più di 227 euro. Per le attività economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d’affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 metriquadri hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4%, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 metriquadri, invece, ha registrato un incremento del 42% (+ 560 euro), mentre un bar di 60 metriquadri ha dovuto versare il 35,2% in più, pari ad un aggravio di 272 euro. Più contenuto, ma altrettanto pesante, l’aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2%), dai proprietari degli alberghi (+17) e da un carrozziere (+15,8).

Nel corso degli ultimi anni sono state numerose le novità che hanno riguardato il prelievo sui rifiuti. Fino a qualche anno fa pagavamo la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), anche se molti Comuni l’avevano rimpiazzata con la Tia (Tariffa di igiene ambientale). Nel 2013 il legislatore ha introdotto la Tares (Tassa sui rifiuti e servizi), mentre dal 2014 quest’ultima ha lasciato il posto alla Tari (Tassa sui rifiuti). La Tari è stata introdotta con la Legge di Stabilità 2014, in ossequio al principio comunitario "chi inquina paga": in buona sostanza si è voluto sancire la corrispondenza tra la quantità di rifiuti prodotti e l’ammontare della tassa. Con l’introduzione della Tari, è stato ulteriormente confermato il principio che il costo del servizio in capo all’azienda che raccoglie i rifiuti dev’essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. E il problema sta proprio qui. "Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio - afferma Paolo Zabeo per gli artigiani di Mestre - con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualità del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilità del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all’applicazione di questa nuova modalità, è probabile che dall’anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca". Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall’inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne "produceva" quasi 557 chili, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 chili per abitante. "In buona sostanza - conclude Zabeo - nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento ci sono costati di più".

Categoria Ambiente

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