CINQUE COSE DA SAPERE SULL'OLIO DI PALMA PER NON FARSI PRENDERE IN GIRO DALL'ULTIMA MODA PARA-SALUTISTA
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Giuliano Ferrara: "Abbiamo costruito un universo dietetico, e nella Casa Bianca fanno gli orti biologici invece di mettere ordine in un mondo sanguinoso" –
L'olio di palma non è cancerogeno, ha preso il posto di grassi più nocivi, e se abbattiamo le multinazionali della palma, aiuteremo solo le multinazionali della soia e della colza (non si scappa)...
2. 5 COSE DA SAPERE SULL’OLIO DI PALMA PER NON FARSI PRENDERE IN GIRO
Alice Pace per www.wired.it
È l’ingrediente al momento più discusso dei nostri cibi. L’olio di palma divide l’opinione pubblica tra chi lo vede come una minaccia, lo boicotta e vorrebbe bandirlo dalle nostre tavole e chi invece, pur raccomandandone un consumo limitato, tranquillizza sulla sua non tossicità. Si tratta di un grasso vegetale prodotto in larghissima scala (a partire soprattutto da piantagioni in Indonesia e Malesia) ed entrato a far parte ormai di moltissimi dei nostri prodotti da supermercato: dai biscotti alle creme dei dolci, dalle merendine ai cibi pronti in generale, ma anche nei saponi, in molti prodotti per l’igiene personale e nella produzione di biodiesel.
Le critiche nei suoi confronti riguardano sia il fronte della salute, dove viene accusato di compromettere il sistema cardiovascolare, provocare il diabete e persino il cancro. Ma anche il fronte della sostenibilità ambientale, dove il capo d’accusa è la deforestazione in atto in vaste aree del Sud-Est asiatico, terribile per gli equilibri e le specie animali. Così come sono inaccettabili le condizioni di sfruttamento in cui vivono intere comunità sottomesse alla monocoltura della palma da olio. Abbiamo cercato di fare chiarezza in materia di salute e ci torniamo con alcuni concetti chiave che possono aiutare a non farsi raggirare dai tanti esempi di disinformazione in proposito.
olio di Palma
1. LA GUERRA AL SINGOLO INGREDIENTE È INSENSATA
Un bravo nutrizionista difficilmente parlerà di “alimento buono” o “alimento cattivo”, bensì di “regimi dietetici buoni” o “cattivi”. E all’interno di un regime nutrizionale bilanciato, e quindi di generale contenimento di grassi saturi, c’è spazio anche per l’olio di palma. Come c’è spazio per il burro, per il cioccolato, per le patatine fritte. Purché siamo tutti consapevoli che non possiamo mangiare questi cibi ogni giorno o, peggio, più volte al giorno, ma che dobbiamo stare molto attenti a mantenerne basso l’ apporto.
olio di palma
Le raccomandazioni del nostro Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Cra), ente pubblico che studia gli alimenti e il loro ruolo nel mantenimento della salute e nella prevenzione di malattie correlate all’alimentazione, e che rispecchiano di fatto quelle internazionali, pongono l’asticella del consumo dei grassi saturi al 10% massimo sul totale delle calorie giornaliere. Un 10% che però non racchiude solo l’olio di palma, bensì anche i grassi saturi provenienti da altre fonti alimentari.
olio di palma
Tanto più che in Italia, certificano gli esperti del Cra, la maggior fonte di grassi saturi sono i formaggi, i salumi e la carne in generale. Che contengono, diversamente dall’olio di palma, anche colesterolo, così come ne contiene il burro. Sì, anche quello biologico o a chilometro zero, che alcuni millantano come sostituto ideale dell’olio di palma, trascurandone evidentemente il profilo nutrizionale.
2. NON È CANCEROGENO (COME INVECE LE SIGARETTE)
Il fumo di sigaretta è ricco di sostanze cancerogene, come gli idrocarburi aromatici e le nitrosoamine. Nell’olio di palma, sostanze cancerogene non ce ne sono, perciò chi paragona il consumo di olio di palma al vizio di fumare, si sbaglia di grosso.Quando si parla di cancro e olio di palma, l’unico legame scientificamente dimostrato è quello mediato dall’obesità. Nello specifico, chi consuma in eccesso l’olio di palma (così come di tutti altri grassi saturi), senza bruciarlo mediante un adeguato esercizio fisico, tenderà a ingrassare e a diventare obeso, ed essere obesi favorisce l’insorgenza di tumori. Chi consuma olio di palma (così come tutti gli altri grassi saturi) al di sotto della soglia consigliata, o comunque riesce a smaltirlo attraverso l’esercizio, non si espone invece a un rischio maggiorato di sviluppare un tumore.
E a mettere nero su bianco il nesso cancro-obesità è il World Cancer Research Fund, la massima autorità a livello mondiale in merito alla ricerca dei link tra dieta, peso, attività fisica e cancro.
3. LO USIAMO ANCHE PER EVITARE INGREDIENTI PIÙ NOCIVI
L’olio di palma ha un costo molto più basso rispetto al burro e ad altri tipi di olio ed è quindi conveniente per le aziende e i consumatori dal punto di vista economico. Tuttavia, non viene impiegato solo per questo motivo.
L’industria alimentare infatti ha trovato nell’olio di palma l’opportunità di smettere di usare le margarine, cioè derivati degli oli vegetali resi solidi grazie al processo chimico dell’idrogenazione. Perché sostituirle? Perché l’utilizzo dei grassi idrogenati, sia in Europa che negli Stati Uniti, è stato fortemente scoraggiato da quando la ricerca medica ha messo in evidenza la loro correlazione con alcune malattie cardiovascolari. Una correlazione dovuta all’alta probabilità di ritrovarvi all’interno acidi grassi trans, che nell’olio di palma sono invece assenti.
Tant’è che la stessa Organizzazione mondiale della sanità nei suoi rapporti si pronuncia sull’efficacia delle policy che limitano l’impiego degli acidi grassi trans per la tutela della salute pubblica.
4. LE ACCUSE DI “FARE IL FILO” ALLE MULTINAZIONALI NON TENGONO
Su temi scivolosi come questo, dove ci sono mille forze e interessi in gioco, è facile che chi si scaglia senza se e senza ma contro il consumo di l’olio di palma sostenga che chi non lo fa sia asservito alle multinazionali che lo producono o che commercializzano i prodotti che lo contengono.
Senza forse rendersi conto che il boicottaggio in toto di questo prodotto è al tempo stesso un asservirsi alle multinazionali degli oli concorrenti, come quello di soia e di colza, con le quali è in atto da anni una vera e propria guerra per il mercato. Insomma, paradossalmente coloro i quali si fanno paladini della lotta contro le multinazionali, se ne fanno a loro volta promotori.
5. BIOLOGICO NON VUOL DIRE SOSTENIBILE
SOIA
L’impatto ambientale dovuto all’espansione delle coltivazioni di palma da olio è fuori discussione, e nonostante l’introduzione (di recente) di certificazioni per l’olio di palma sostenibile, la questione rimane grave e sarà oggetto di approfondimento. Ciò nonostante, è bene scalzare subito alcuni equivoci facilmente strumentalizzati.
olio di soia
Primo tra tutti, quello per cui sostituendo l’olio di palma con altri grassi (burro o altri oli vegetali) e consumando esclusivamente prodotti da agricoltura biologica risolveremmo il problema dal punto di vista ambientale. Si tratta di un assunto del tutto privo di riscontro, che parte dal presupposto che biologico significhi automaticamente sostenibile mentre, soprattutto se ragioniamo in termini globali, non è così, al netto di tutte le variabili che il concetto di sostenibilità implica. Non possiamo neanche dare per scontato che il consumatore di prodotti bio sia per definizione un cittadino più consapevole, più attento all’impatto ambientale del proprio stile di vita, meno consumista.
COLZA
Quel che è certo è che non tutti possono permettersi di comprare del buon cibo biologico e che questo approccio (oltre che discutibile dal punto di vista scientifico) rischia di essere anche classista.
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