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Il pasticcio dell’air gun, la chance per aggiustare una legge distorta
di Redazione | 25 Marzo 2015 ore 06:18
Approdata dal Senato alla Camera, la legge sui reati ambientali, già iper-restrittiva rispetto agli standard mondiali, è alle prese con un dilemma: cancellare emendamenti ancora più talebani e tornare a Palazzo Madama, o puntare all’approvazione “senza toccare una virgola” come chiedono Legambiente – ma il fronte ambientalista non è omogeneo – e l’associazione Libera di don Ciotti, che intende rappresentare in esclusiva “la società civile”. I due movimenti hanno già baruffato con l’ex pretore d’assalto Gianfranco Amendola: il quale, più avanti di tutti nell’eco-giustizialismo, contesta la frase “chiunque abusivamente cagiona un disastro è punito con la reclusione da 5 a 15 anni”. “Abusivamente” non va bene, Amendola vuole il carcere per tutti, anche per chi inquina alla luce del sole; Legambiente e Libera sarebbero forse d’accordo sennonché “nessuno tocchi una virgola”. Ma di emendamenti il Senato ne ha approvato un altro, un siluro di Forza Italia al governatore siciliano Crocetta: proibisce la tecnologia “air gun”, il cannone ad aria compressa per mappare la crosta sottomarina, sia per individuare giacimenti di petrolio e gas sia a fini scientifici.
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L’air gun disturberebbe i cetacei. La novità metterebbe fine tanto alle esplorazioni offshore quanto alla ricerca. Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti invita ad approvare il testo, blindato ma con l’aggiramento incorporato: “Verrà modificato in futuro”. Non male per un governo che promette regole chiare per crescita e investimenti. Federica Guidi, titolare dello Sviluppo, vuol “cambiare un paio di punti”. La Confindustria denuncia che la legge “non distingue tra dolo e colpa, tra ecomafie e incidenti”. I sindacati tacciono, divisi al solito tra le ragioni del lavoro e quelle della politica (e domani delle procure). Pure i candidati alle regionali – vedi Alessandra Moretti in Veneto – lisciano il pelo ai grillini scatenati sul web; intanto Croazia, Montenegro, Grecia e Albania trivellano in Adriatico. Per evitare di confezionare una legge che non impensierirà i criminali (i quali oggi non si occupano di trivellazioni ma soprattutto di bonifiche) paralizzando invece l’industria e la ricerca, bisognerebbe fermarsi, riflettere, ascoltare non solo don Ciotti ma anche la comunità scientifica e, perché no, le ragioni dell’economia. E’ tardi?
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