Riscaldamento globale, il grafico che mette in dubbio le teorie di Greta Thunberg

Mentre nell' emisfero nord i ghiacci si riducono, in quello sud, in Antartide, continuano ad espandersi.

Attiglio Barbieri 28.9. 2019 liberoquotidiano,it

Carlo Rubbia, il premio Nobel per la fisica, non è più solo a confutare il «verbo» del cambiamento climatico. Un gruppo di cinquecento scienziati appartenenti a tredici Paesi diversi ha stilato la «Dichiarazione europea sul clima», in cui ribalta le conclusioni che hanno indotto Greta Thunberg a invocare all' assemblea dell' Onu la mobilitazione mondiale.

Secondo i 500 cervelli che hanno sottoscritto la Dichiarazione non c' è alcuna crisi climatica e tantomeno vi è l' urgenza di abbattere drasticamente le emissioni di anidride carbonica, mettendo a rischio le economie globali e la loro capacità di produrre ricchezza condivisa. Reddito, soldi, per dirla semplice.

I 500 SCIENZIATI

Uno dei cinquecento è il professor Alberto Prestininzi, professore ordinario alla Sapienza di Roma e fondatore del Centro di ricerca, previsione e controllo dei rischi geologici che in una lunga intervista rilasciata alla testata Atlanticoquotidiano.it smonta una per una le convinzioni che stanno alla base dell' integralismo climatico. «Da oltre 15 anni», spiega, «è entrata con forza l' idea che lo scompenso climatico sia la causa della profonda modifica della frequenza e dell' intensità di alcuni fenomeni, come la pioggia, che è considerata uno dei parametri fondamentali nella costruzione dei data base» su cui sono stati elaborati i modelli probabilistici che hanno indotto a far scattare l' allarme.

Le conclusioni sono a dir poco inattese. «Le ricerche e il confronto scientifico condotto anche a livello internazionale su questo tema», aggiunge Prestininzi, «hanno evidenziato che le tesi portate sul riscaldamento globale sono infondate e che non esistono variazioni statistiche significative relative alla frequenza e intensità di questi eventi». In particolare «non esiste alcun modello» fra quelli utilizzati dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell' Onu, «che dimostri come l' aumento di anidride carbonica in atmosfera porti ad aumenti di temperatura come quelli ipotizzati», aggiunge il docente della Sapienza.

Le proiezioni impiegate per dichiarare l' emergenza climatica vengono smentite dai dati reali rilevati negli ultimi 15 anni. E i modelli «sono incapaci di simulare ciò che è avvenuto negli ultimi 5mila anni», un lasso di tempo molto ampio nel corso del quale si sono verificate forti variazioni della temperatura globale in presenza però di concentrazioni molto basse di anidride carbonica nell' atmosfera.

PERIODI CALDI

I due ultimi periodi di riscaldamento globale si sono verificati uno in epoca romana, circa 2000 anni fa, mentre l' ultimo, noto come «periodo caldo medievale», è iniziato circa 950 anni or sono ed è durato 500 anni. Ebbene, i modelli impiegati dai climatologi dell' Onu, considerati alla stregua del Vangelo, non sono in grado di spiegare questi due riscaldamenti globali.

Ma le prove di quanto siano fallaci i modelli utilizzati per dichiarare lo «Sciopero globale per il clima», oltre che nel passato ci sono pure nel presente e smentiscono clamorosamente uno dei pilastri dell' allarme globale. Vale a dire - è ancora il professor Prestininzi a parlare - la «favola che la Nasa fornisca dati che concordano con quelli del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico». Basta dare un' occhiata al grafico (vedi in libero.it)sulla copertura dei ghiacci nelle calotte polari, pubblicato proprio dall' Agenzia spaziale americana. Mentre nell' emisfero nord i ghiacci si riducono, in quello sud, in Antartide, continuano ad espandersi.

di Attilio Barbieri

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