Sono stati zittiti cento scienziati italiani

la petizione sottoscritta nei giorni scorsi da un centinaio di scienziati italiani, secondo i quali la teoria del riscaldamento globale antropico è una truffa ideologica..

di Marino Longoni, 3.7.2019 wwwitaliaoggi.it

L'ondata di caldo africano che ha investito l'Europa negli ultimi giorni ha fornito l'occasione per rilanciare drammatici appelli legati al riscaldamento globale. L'ultimo in ordine di tempo è quello del National Center for Climate Restoration australiano, che delinea uno scenario in cui entro il 2050 il riscaldamento globale supererà i 3 gradi centigradi, innescando alterazioni fatali dell'ecosistema globale e colossali migrazioni da almeno un miliardo di persone. Appelli che vengono rilanciati e drammatizzati dalla stragrande maggioranza dei mezzi di informazione.

Chissà perché, è invece caduta nel vuoto la petizione sottoscritta nei giorni scorsi da un centinaio di scienziati italiani, secondo i quali la teoria del riscaldamento globale antropico è una truffa ideologica che segnala l'asservimento della scienza alla politica. Dopo un'attenta analisi storica relativa ai cambiamenti climatici registrati nel corso dei secoli, si sostiene infatti che «è scientificamente non realistico attribuire all'uomo la responsabilità del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Le previsioni allarmistiche avanzate, pertanto, non sono credibili, essendo esse fondate su modelli i cui risultati sono in contraddizione coi dati sperimentali».

Gli uomini di scienza italiani ricordano altre «petizioni sottoscritte da migliaia di scienziati che hanno espresso dissenso con la congettura del riscaldamento globale antropico. Tra queste si ricordano quella promossa nel 2007 dal fisico F. Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, e quella promossa dal Non-governmental International Panel on Climate Change (Nipcc) del 2009». La conclusione è in antitesi con la vulgata ambientalista: «Posta la cruciale importanza che hanno i combustibili fossili per l'approvvigionamento energetico dell'umanità, suggeriamo che non si aderisca a politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l'illusoria pretesa di governare il clima».

La tesi è in linea con quella del premio Nobel per l'economia William Nordhaus, secondo cui l'obiettivo di limitare a 1,5 gradi l'aumento della temperatura, avrebbe un costo pari a 10 volte i benefici previsti. Vallo a spiegare a Greta Thunberg e ai suoi seguaci.

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