I No Vax sono i figli delle tesi oltranziste del Pci anni 70
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Le parole d'ordine sono lievemente cambiate, ora ci si batte per la libertà vaccinale, ossia l'adesione volontaria a questo o a quel vaccino per i propri figli e non «contro».
di Goffredo Pistelli 20.7.2017 da www.italiaoggi.it
Non si placa la mobilitazione No Vax, ossia di quanti si oppongono a una più stringente obbligatorietà dei vaccini e al decreto del ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, che ne aumenterà il numero. Nelle scorse settimane, alcune migliaia di italiani, specialmente giovani genitori, all'insegna di slogan «giù le mani dai bambini», si sono radunati a Pesaro e in altre città, fino a tornare, l'altro ieri, davanti a Palazzo Madama, dove si discute il provvedimento del governo.
Le parole d'ordine sono lievemente cambiate, ora ci si batte per la libertà vaccinale, ossia l'adesione volontaria a questo o a quel vaccino per i propri figli e non «contro». Basta però accendere i microfoni fra le magliette arancioni, il colore che il movimento s'è dato, per cogliere i soliti cavalli di battaglia: gli interessi di Big Pharma ai danni della salute dei bambini, l'invadenza dello Stato, un certo complottismo che dà per scontata la nocività di questi farmaci per la profilassi.
Un popolo, quello dei No Vax, che si espande trasversalmente, da destra a sinistra, non senza un rilevante filone cattolico militante. Una mobilitazione che interessa i partiti, visto che allo storico sostegno del M5s, si sono aggiunti anche quello di Matteo Salvini e di alcuni esponenti bersaniani. Per contro, da sinistra, specialmente dal Pd, si prende posizione, e duramente, contro l'antivaccinismo, fino a farne un filone di comunicazione sui social, con dichiarazioni di fede nella medicina moderna improntate a uno scientismo di altri tempi.
Una certa sinistra, però, dovrebbe anche fare un po' di memoria sul proprio passato, e riandare ai profondi anni 70, del post-68, quelli che generano l'ambientalismo anche politico che poi conoscemmo nel decennio successivo. Anni in cui si diffondeva il sospetto, se non l'odio, per tutto ciò che era istituzionale. Si teorizzava, per tutto, un'alternativa, una versione «democratica» e la medicina non doveva fare eccezione. Su tutto dominava, anche allora, la retorica delle multinazionali, capaci di ogni nefandezza in ogni angolo del mondo, per cui che ci avvelenassero per speculare, era il minimo.
Insieme a correnti serie, che hanno innovato la clinica, pensiamo alla psichiatria di Franco Basaglia, negli anni si è anche prodotto questo coacervo di vecchio estremismo, superstizione, complottismo, pseudoscienze, che è arrivato intatto fino a noi. Una parte scorre nelle vene di un certo ecologismo oltranzista, quello del no a tutto, quello che ci vorrebbe regredire felici, un'altra si è trasmessa dai padri ai figli, che oggi, in piazza, indossano la maglietta arancione.
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