Il Movimento 5 stelle e l’Apocalisse all’olio di palma
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Il nemico è ovunque ma non si vede, e la colpa è della globalizzazione, in uno schema dove tutto si tiene
di Marianna Rizzini | 31 Maggio 2016 ore 10:52
Roma. Il nemico è onnipresente, subdolo, pervasivo, implacabile. Il nemico c’è ma non si vede, il nemico si nasconde sotto spoglie innocue. E, ad ascoltare i relatori (parlamentari e non) del convegno “olio di palma insostenibile”, organizzato dai Cinque stelle alla Camera mercoledì scorso, il nemico colpisce a scoppio ritardato e dove meno te lo aspetti, ché l’olio di palma è dappertutto e dappertutto va evitato, dicevano i deputati grillini Mirko Busto, Massimo De Rosa, Chiara Gagnarli e il senatore grillino Carlo Martelli (che ha presentato una proposta di legge per l’abolizione dell’olio di palma medesimo). E dunque il nemico prende la forma dell’evocazione della catastrofe globale, previa demonizzazione di merendine e cosmetici, taralli e biscotti, crackers e sughi, tutti alimenti contenenti la sostanza incriminata. Ed è la globalizzazione del pericolo in uno schema in cui tutto si tiene: se non eviti l’olio di palma sei anche in qualche modo responsabile della deforestazione tropicale e dello sfruttamento para-schiavista delle popolazioni asiatiche e dell’obesità infantile e dell’arteriosclerosi senile e del cancro (l’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, dicono i Cinque stelle, ha “individuato alcune sostanze” nell’olio di palma come nocive, di cui una “cancerogena… il 3-Mcpd, che si forma durante la raffinazione degli oli vegetali ed è presente in misura maggiore proprio nell’olio tropicale, ben 70 volte in più rispetto all’olio d’oliva”). E poi il Pacifico, e la circolazione dei venti, e l’orango di Sumatra (in via di estinzione), e la tigre (sempre di Sumatra) e il glutine e le raffinerie e la guerriglia in Colombia e la ristorazione scolastica: tutto all’olio di palma riporta.
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C’è anche il medico nutrizionista che si arrabbia quando vede in tv trasmissioni di “gossip”, dice, su cibi e diete che non sfiorino l’argomento – e per carità, tutto può essere e tutto può non essere, ma a quel punto al profano sorge un dubbio: ma possibile che tali sventure e piaghe bibliche tutte dallo stesso ingrediente scaturiscano? Il grillino Mirko Busto, sull’Huffington Post, l’ha definito “un killer che distrugge tutto ciò che trova sul proprio cammino: la nostra salute, gli animali, le foreste, l’ambiente dove vivono intere popolazioni”. E pare quasi di essere tornati ai tempi (estate 2014) in cui il nemico pubblico numero uno, secondo Alessandro Di Battista, deputato e membro del direttorio a cinque stelle, improvvisamente prese le sembianze di una bistecca: “Gli allevamenti intensivi sono responsabili dell’effetto serra e di quei cambiamenti climatici che producono siccità e desertificazione”, diceva il deputato terzomondista romano, propugnando l’avvento della nuova èra vegana (e anche in quel caso tutto si teneva, ché Di Battista metteva di mezzo anche il pesce e l’impoverimento dei mari e l’immigrazione: “…alcuni scafisti che conducono i migranti verso le nostre coste sono ex pescatori costretti al contrabbando di uomini dall’impoverimento del mare egizio…”).
E se non è l’olio di palma è il glifosato (diserbante) e se non è il diserbante è il germe sconosciuto che occhieggia da maniglie e oggetti vari. Ci si mettono anche, congiuntamente, i talk “Di martedì” e “Ballarò”, da qualche settimana Cassandre della deriva microbica: ecco, dopo la trasmissione sul grasso saturo, quella sul batterio nascosto nel carrello della spesa come sullo spazzolino da denti come sulle cuffiette dello smartphone, e alla fine tutte le emergenze si ricollegano in un’unica grande ossessione della prossima ventura apocalisse bio-eco-medico-ambientale.
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