Volley, continua il caos Italia: si dimette il c.t. Berruto
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«Ho escluso quattro titolari, tutto nasce da quell’episodio». Il c.t. si dimette: alla base, la decisione di tener fuori quattro giocatori alla World League e le successive critiche. «Il rispetto delle regole non è negoziabile»
di Flavio Vanetti, Corriere della Sera 29.7.2015
Mauro Berruto ha lasciato l’incarico di c.t. della nazionale maschile di volley. Aveva iniziato il suo mandato nel 2011 e nel quadriennio ha guidato l’Italia al secondo posto europeo nel 2011 e nel 2013 e al bronzo olimpico ai Giochi 2012. L’episodio di Rio de Janeiro, quando Berruto nell’imminenza delle finali della World League ha escluso dalla squadra quattro titolari, i titolari Dragan Travica e Ivan Zaytsev, oltre a Giulio Sabbi e a Luigi Randazzo, è il motore di tutto. A manifestazione conclusa, non sono bastati i chiarimenti (ma saranno stati davvero tali?) con la federazione e la riconferma ufficiale, che risale a qualche giorno fa. Il fuoco incrociato di critiche, soprattutto dal mondo della Lega volley, hanno portato il c.t. a farsi da parte. E in questa intervista, spiega le sue ragioni. Prima di dargli la parola, una nota di cronaca: sarà il consiglio federale, già previsto per il 31 luglio e l’1 agosto, a decidere a chi affidare il posto rimasto vacante. Il primo compito del nuovo c.t. sarà guidare l’Italia nelle qualificazioni olimpiche di settembre.
Allora, Berruto: qual è il mosaico che fissa il suo addio alla nazionale?
«Ho verificato che, nonostante le rassicurazioni, non ci sono più le condizioni basilari sulle quali fondare un rapporto di reciproca fiducia».
Si riferisce alla squadra o alla Federazione?
«Non nego che tutto nasca dai fatti di Rio e da questa World League, che abbiamo disputato in condizioni particolari e che abbiamo anche sfruttato per fare esperimenti. Dopo quanto è successo ho levato giocatori che sarebbero stati importanti e utili per puntare a un piazzamento di vertice. E ho anche dovuto leggere delle bestialità, ad esempio quella che, così facendo, avrei procurato un danno economico alla Federazione: qualcuno invece si scorda che i soldi dei premi, in questa manifestazione, sono distribuiti tra i giocatori e i componenti lo staff tecnico. Ad ogni modo, se una squadra ha dei problemi, non reagisce come ha reagito la mia: la vittoria sulla Serbia, subito dopo quel momento difficile, mi ha reso orgoglioso tanto quanto la vittoria del bronzo ai Giochi di Londra. Il mio rapporto con i giocatori è quello: se avessero voluto, avrebbero potuto ’uccidermi’ o, alla meglio, giocarmi contro».
Eppure il terremoto dopo sembrava, se non cessato, perlomeno contenuto.
«Ho ricevuto centinaia di email di appoggio: colleghi, giocatori, tifosi, semplici simpatizzanti. Ma in breve c’è stata una clamorosa virata in senso contrario, basata su un’opinione e su un’interpretazione date fondamentalmente dalla Lega volley. Il clima è cambiato all’improvviso in modo inaudito e ha contagiato pure la Federazione: io l’ho avvertito. Confermo: non ci sono più le condizioni per andare avanti».
Nell’amarezza del momento, le viene qualche riflessione?
«Mi va di pensare più ad ampio raggio. Penso che sia stata persa un’occasione gigantesca, dal mondo del volley ma non solo da questo. Credo che lo sport abbia dimostrato per l’ennesima volta che tutto è negoziabile e che tra questi aspetti trattabili c’è addirittura il non rispetto delle regole. Tutto è insomma sacrificabile in nome del risultato: francamente, il messaggio che confezioniamo è solo negativo».
La drastica decisione di Rio non aveva alternative?
«In tutta questa vicenda chiedo solo che mi venga riconosciuta la sanità mentale: non mi diverto di sicuro a mandare a casa i giocatori, soprattutto se si tratta di quelli che possono fare la differenza. E’ ovvio che quanto è accaduto sia stato solo l’ultimo anello di una serie di eventi precedenti».
I quattro esclusi avevano poi manifestato pentimento.
«Ho molto gradito un messaggio personale, da uomo a uomo, ricevuto da Giulio Sabbi».
Avrebbe provato a ricucire la situazione?
«Avrei tentato qualunque cosa. Ma la questione andava affrontata con una visione più ampia».
Torniamo alla Lega di serie A: le bordate sono giunte da lì, oltre che da nomi Volley, continua il caos Italia:
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