GIALLO PANTANI - "LE PROVE SULLA MORTE DEL 'PIRATA' SONO STATE MANOMESSE" –
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A 'LE IENE' PARLA L'ESPERTO DI INVESTIGAZIONI ELETTRONICHE CONSULENTE DELLA PROCURA DI RIMINI –
Lorenzo Vendemiale per “il Fatto quotidiano” da dagospia.com 12.5.2019
L CASO E' ARRIVATO FINO ALL'ANTIMAFIA, IL SENATORE M5s ENDRIZZI: "IL NOSTRO INTERESSE NON E' STRETTAMENTE SUL SUICIDIO, VOGLIAMO CAPIRE SE LE MAFIE HANNO AVUTO UN RUOLO IN QUESTA VICENDA" - LA QUESTIONE DELLE SCOMMESSE CLANDESTINE
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https://www.iene.mediaset.it/2019/news/marco-pantani-prove-manomesse-nuova-testimonianza-anticipazione_415667.shtml
Marco Pantani non era solo quando morì il giorno di San Valentino del 2004 in una stanza del residence di Rimini "Le Rose".
Questo è quello che, meno di un mese fa, hanno sostenuto i consulenti della famiglia Pantani - tra cui il generale Umberto Rapetto - davanti alla Commissione parlamentare antimafia e in una memoria di 56 pagine, consegnata in quell' occasione a deputati e senatori, e che Il Fatto ha potuto leggere integralmente.
"Risulta evidente che non si sia suicidato, ma sia stato vittima di morte violenta e per opera di terzi, verosimilmente connessa ai molteplici interessi della criminalità organizzata nel campo delle scommesse illecite e nel traffico di stupefacenti". "Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata, c' è il segno evidente che il corpo sia stato spostato", spiega Rapetto riferendosi ad alcune macchie di sangue fresco rinvenuta sul luogo.
Quello che non torna Sono passati 15 anni da quando il "Pirata" fu trovato morto. I genitori non hanno mai accettato le verità processuali, che raccontano di un decesso per overdose (chiuso con un processo a tre spacciatori, di cui due hanno patteggiato, mentre l' ipotesi dell' omicidio è stata archiviata per richiesta del gip di Rimini e confermata dalla cassazione nel 2017). E oggi, assistiti dall' avvocato Antonio De Rensis, chiedono di riaprire ancora una volta il caso.
Tante cose non sono mai state spiegate. I segni sul volto del ciclista, descritti come "microlesioni" ma impressionanti e poco compatibili con una caduta. Il presunto isolamento del campione nel residence, su cui si basa la tesi del suicidio: è stato dimostrato, però, che alla stanza di Pantani si poteva accedere anche passando dal garage, senza essere visti. E poi le stranezze nella stanza, a soqquadro ma senza alcun arredo rotto, una specie di "finto caos". I sanitari, primi a trovare il cadavere, ricordano distintamente di aver notato il lavandino del bagno divelto per terra, e nessuna traccia di droga; nel filmato girato dalla polizia due ore dopo, invece, il lavabo è di nuovo al suo posto, e al fianco del cadavere c' è un "bolo" di cocaina completamente bianco pur essendo al centro di una pozza di sangue.
Sono questi gli elementi che spingono Rapetto a parlare di una "scena alterata in almeno due circostanze". Un' ipotesi che adesso sembra trovare conferma anche nella testimonianza inedita che verrà mostrata stasera nel corso della trasmissione tv Le Iene. Nel servizio di Alessandro De Giuseppe, per la prima volta parla un esperto di investigazioni elettroniche che ha lavorato come consulente per la procura di Rimini e che era in quella stanza del residence "Le Rose", insieme alla polizia, il giorno in cui fu ritrovato Pantani.
L' uomo svelerebbe dei nuovi dettagli sul filmato girato dalla scientifica: mostrerebbe diversi elementi che non combacerebbero col racconto fornito dai primi soccorritori. "Mi portano la cassetta con tutto il nastro fuori. 'L' hanno rovinata', mi dicono, era inutilizzabile.", spiega l' ex consulente della procura. Un tentativo di manomissione? "È evidente", conclude.
Commissione Antimafia Perché i consulenti della famiglia Pantani siano arrivati fino in Antimafia lo spiega il senatore M5S Giovanni Endrizzi, coordinatore del gruppo sulle scommesse clandestine che curerà l' istruttoria. "Il nostro interesse non è strettamente sul suicidio: noi vogliamo capire se le mafie abbiano avuto un ruolo in questa vicenda, il resto verrà di riflesso". Tutto parte dal famoso controllo del 5 giugno 1999 a Madonna di Campiglio, in cui Pantani fu trovato con un valore di ematocrito troppo alto (52%, oltre il limite di 50) e per questo escluso dal Giro d' Italia che si apprestava a conquistare.
Una vittoria che, secondo l' ex bandito Renato Vallanzasca, sarebbe stata impedita dalla camorra, preoccupata dalle troppe scommesse sul suo successo. Si è parlato e indagato tanto su quella rivelazione, che sembra trovare riscontro anche in un' intercettazione dell' ex camorrista Rosario Tolomelli. Lo stesso vale per i valori sballati del ciclista: secondo i periti della difesa il sangue fu deplasmato, privato della sua parte liquida per far salire l' ematocrito. Un complotto, insomma. A riguardo, la sezione di Polizia giudiziaria ha messo per iscritto che "non è escluso che il campione di sangue prelevato a Marco Pantani a Madonna di Campiglio possa essere stato sottoposto ad una manipolazione".
Ma nemmeno si è mai riuscito a provarlo: per questo anche il secondo fascicolo, aperto a Forlì, è stato archiviato nel 2016. Da Madonna di Campiglio, Pantani non si sarebbe più ripreso, scivolando nella depressione e nella droga, fino alla morte nel 2004.
Nella memoria, i misteri "Macroscopiche lacune investigative e forme di trascuratezza marchiane", come le definisce la memoria, facendo riferimento ad esempio alla mancata rilevazione delle impronte nella stanza. "Con gli occhi del poi, poteva essere utile rilevarle", ammette Paolo Giovagnoli, procuratore che ha curato il secondo fascicolo sul decesso, nel documentario Giallo Pantani andato in onda su Nove. "Non è più possibile far finta di nulla: nuove testimonianze richiedono nuove indagini", l' appello dell' avvocato della famiglia, Antonio De Rensis. "Ripartiamo da questi elementi di contorno: da qui possiamo provare a capire cosa è successo in quella stanza quel giorno, chiediamo solo questo. Magari così scopriremo anche come è morto davvero Marco". E forse persino cosa è accaduto quella famosa mattina a Madonna di Campiglio, l' inizio della fine della storia, ancora irrisolta.