Giochi, il Coni vuole la candidatura a tre. Sì di Cortina e Milano, Torino rilancia
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Sala e Zaia favorevoli. Appendino chiede una proposta scritta da votare in Consiglio comunale. Ma non c’è tempo
31/07/2018 ANDREA ROSSI da www.lastampa.it
Quarantotto ore separano le Olimpiadi delle Alpi, del Nord Italia, da quelle del solo Nord-Est, una versione mutilata e che sarebbe anche l’epilogo di una frattura politica. In ogni caso più debole e forse perdente a livello internazionale, perché frutto di uno scontro che nessuno ha saputo, o voluto, ricomporre. Di un Paese diviso che non sa mettersi d’accordo.
Domani si decide e se in Consiglio nazionale del Coni sarà un plebiscito o uno scontro all’ultimo voto dipende soltanto, o quasi, da una persona: la sindaca di Torino Chiara Appendino. Il Coni, il comitato olimpico, ha deciso che non ci saranno rinvii: l’Italia deve indicare al mondo la sua candidatura e non può aspettare oltre. «Il governo ci ha chiesto di verificare la disponibilità a costruire un’ipotesi di una candidatura allargata», spiega alle nove di sera il presidente Giovanni Malagò uscendo da quasi dieci ore di incontri. «Se c’è, bene, altrimenti si va avanti come previsto. Si vota. Questa è la realtà dei fatti. Bisogna anche essere seri». Incontrando i sindaci di Cortina, Milano e Torino – e i rappresentanti delle tre Regioni – il Coni formula la sua proposta, che poi è quella del governo, utile a garantire il massimo risparmio (una candidatura che costi meno di 350 milioni) e la massima condivisione politica, Lega più Movimento 5 Stelle, evitando un’ennesima frizione di cui il governo giallo-verde non ha bisogno. Un’unione di fatto a tre, con gare spalmate su Piemonte, Lombardia e Veneto. Tutti alla pari, senza capofila: questa è la proposta, anche se le regole del Cio, il comitato olimpico, al momento lo escludono. Si arriva addirittura a ipotizzare che le tre città firmino insieme i contratti legati alla candidatura, pur di strappare un sì.
Il braccio di ferro
Che arriva, ma solo da Cortina e Milano. L’appoggio dei veneti c’è ma è condizionato: «Se le proposte saranno messe nero su bianco le valuteremo. Poi c’è la partita del nome: se la fai a Cortina e la chiami Milano non funziona», ragiona il governatore leghista Luca Zaia. Il sì di Milano è ancora più convinto. Il sindaco Giuseppe Sala sa di essere in posizione di forza per vari motivi (visibilità internazionale, affidabilità del territorio, disponibilità di risorse private) e mentre i rivali mostrano i muscoli può permettersi di essere molto più conciliante: «Noi pensiamo che Milano abbia più possibilità ma la candidatura unitaria potrebbe essere una soluzione se si trova la formula giusta. Se dovesse venire fuori una soluzione italiana deve però accontentare tutte le città».
Chiara Apppendino esce dal vertice – il suo incontro dura oltre due ore, il doppio rispetto alle altre città – tesa e con un atteggiamento molto meno dialogante. Nega addirittura che le sia stata prospettata una candidatura italiana. Ripete il solito mantra: «Riteniamo il nostro dossier il migliore. Abbiamo spiegato le motivazioni per cui riteniamo opportuno che Torino sia protagonista della candidatura e non stampella di altri».
L’appello al governo
La sindaca, e con lei il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino, chiedono garanzie: vogliono che sia formalizzata la candidatura del Nord, senza capofila. Appendino chiede anche un passaggio con il governo, vuole una proposta scritta e sostiene di aver bisogno di un voto in Consiglio comunale.
Non c’è tempo. Oggi la commissione tecnica del Coni presenterà le sue ipotesi. Proporrà uno schema a tre o, in alternativa, una candidatura a due che non potrà che essere il tandem Milano-Cortina, le uniche due pienamente in partita. A quel punto spetterà ad Appendino rispondere entro poche ore. E tenere Torino in corsa o escluderla.