Lettere al Direttore Il Foglio 7.4.2016
- Dettagli
- Categoria: Rubriche
GDL e Kant. Come capire quando un pm è guidato dall’ideologia. L’alleanza tra media e magistratura è stata vista dalla sinistra d'antan come l’unica diga residua allo strapotere di Berlusconi
1-Al direttore - Sean Penn: comunque neanche da me e El Chapo era venuto Bersani.
Giuseppe De Filippi
2-Al direttore - Dopo la sua irruzione sulla scena nazionale, l’alleanza tra media e magistratura è stata vista dalla sinistra d'antan come l’unica diga residua allo strapotere di Berlusconi, “scambiando un mutamento sistemico per uno spartiacque morale” (Mauro Calise, “La democrazia del leader”, Laterza). Al di là della specifica vicenda del petrolio lucano, Renzi ha sostenuto che il combinato disposto tra indagini dei pm e campagne di stampa ha sortito, nella maggioranza dei casi, poche sentenze ma un significativo aumento del discredito della politica. Chi può negarlo? Tuttavia, non credo che la magistratura abbia scelto consapevolmente di portare acqua al mulino di Grillo e di Salvini. Una delle caratteristiche principali della sua azione, infatti, è la trasversalità. Del resto, un trattamento non proprio di riguardo è stato riservato anche a politici di spicco dell’Ulivo e del Pd, da Romano Prodi ad Antonio Bassolino (con il plauso di giornali dell’area progressista). Ormai, l’unica “motivazione comune a stampa e magistratura è la visibilità del bersaglio” [Calise]. In un contesto in cui il principio dell’autonomia e dell’indipendenza può sconfinare nell’irresponsabilità, sia pure temperata da meccanismi interni di regolamentazione, il leader – sindaco, governatore, ministro, presidente del Consiglio – diventa il primo oggetto dell’attenzione dei magistrati. Più è rilevante il suo ruolo, più forte è la tentazione di metterlo sotto tiro e sotto torchio. Un fenomeno che gli Stati Uniti conoscono bene. Adesso cominciamo a conoscerlo anche noi. Non c’è da rallegrarsene.
Michele Magno
Più che la questione dell’autonomia e la questione dell’indipendenza il punto è che molti magistrati spesso dimenticano che esiste un preciso articolo del codice di procedura penale (il numero 326) che spiega, rispetto alle attività di indagine del pm, che “il pubblico ministero compie ogni attività necessaria ai fini indicati nell’articolo 358 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini”. Cosa significa? Significa che un magistrato che si innamora dei suoi teoremi, senza verificare con cura se esistono prove in grado di non confermare il proprio teorema e il proprio capo di imputazione, è un magistrato che dimostra di essere guidato più dalla sua ideologia che dal codice di procedura penale. Il problema, purtroppo, spesso, è tutto qui.
3-Al direttore - A lei, che è bene informato, risulta per caso che siano mai state effettuate intercettazioni e registrazioni di telefonate ad alcuni componenti del Csm per segnalare e sostenere candidati delle diverse correnti della Anm a importanti incarichi dell’ordinamento giudiziario? Evidentemente questo “traffico di influenze” al Palazzo dei Marescialli non si è mai verificato. Altrimenti lo avremmo saputo, grazie anche a grandi inchieste giornalistiche. Possiamo allora stare tranquilli.
Giuliano Cazzola
4-Al direttore - Che dolce risveglio nel leggere sul suo giornale la lettera sulla vicenda trivelle di un esponente del centrodestra sensata, chiara, ragionevole, intimamente liberale. Non è che con Cattaneo abbiamo trovato finalmente il leader che cercavamo? Con i migliori saluti.
Roberto Alatri
5-Al direttore - C’è, dunque, anche Pedro Almodóvar nel ricco bouquet di Panama Papers dato in pasto ai giornali di tutto il mondo. Quando si dice “la mala educación’’.
Gino Roca
6-Al direttore - Nel suo editoriale sulle procure vs politica, ha delineato benissimo ciò che accade in Italia riguardo al comportamento che certe procure adottano relativamente all’ambito della politica e degli affari. Sono i fatti che parlano e ci si può chiedere se questa storia avrà mai fine se mai l’avrà.
Pasquale Ciaccio
7-Al direttore - Secondo Ernesto Galli della Loggia, del Corriere della Sera, Renzi ha tante colpe, tra cui quella di non aver organizzato “molte cene con intellettuali e accademici”, oltre al fatto che “raramente il premier è stato visto in prima fila nei teatri o ai cinema”. Non ci resta che Kant.
Sebino Caldarola