Lettere al Direttore Il Foglio 2.4.2016
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Procure e campagna elettorale. Viva la minigonna. Lento suicidio dell’Europa. Sì, ho nostalgia di Sir Winston Leonard Spencer Churchill.
1-Al direttore - Alla fine di maggio del 1940, la Germania stava vincendo la guerra e Hitler aspettava con calma la resa dell’Inghilterra. Dopo la disfatta di Dunkerque, infatti, il Regno Unito sembrava avere le ore contate. Secondo il grande storico americano John Lukacs (“Cinque giorni a Londra”), Hitler non sferrò subito il colpo di grazia all’esercito britannico perché attendeva l’esito del confronto nel governo inglese tra il ministro degli Esteri Edward Halifax, Neville Chamberlain – il premier che Winston Churchill aveva sostituito dopo l’occupazione nazista della Norvegia – e lo stesso Churchill. I primi due erano favorevoli alla ricerca di una soluzione diplomatica del conflitto, che permettesse un accordo di pace con il Terzo Reich. Churchill, invece, era contrario a ogni ipotesi di “appeasement” con i tedeschi. Il 28 maggio, quando giunse la notizia che il Belgio si era arreso, dichiarò (mettendo al tappeto i suoi nemici interni): “La nostra unica speranza è la vittoria […] o noi cesseremo di essere uno Stato”. Con questa convinzione morale e politica pronunciò i suoi celebri “greatest speeches”, i grandi discorsi che animarono la resistenza al nazismo fino alla sua sconfitta. Se avessero prevalso le tesi di un aristocratico cacadubbi come Lord Halifax e di uno statista imbelle come Chamberlain, i sudditi di Sua Maestà e – con loro – molti popoli europei sarebbero diventati sudditi del Führer. Ci pensino gli Halifax e i Chamberlain di oggi, quelli che dicono che non siamo in guerra, che non c’è uno scontro di civiltà, che il terrorismo islamista è solo la mela marcia di una religione pacifica, che il Corano non c’entra nulla, e via di questo passo fino al lento suicidio dell’Europa. Sì, ho nostalgia di Sir Winston Leonard Spencer Churchill.
Michele Magno
2-Al direttore - Se dovessi affidarmi alla rassegna stampa dei quotidiani nazionali sarei sordo e cieco senza il Foglio su quanto accade in Italia e nel mondo.
Luigi De Santis
3-Al direttore - Ma davvero Davigo sta per essere eletto presidente dei magistrati italiani? Ma davvero? Ma allora perché continuo a fare l’avvocato? Che Italia è? Davigo ve lo ricordate? E lui non si ricorda di quello che ha detto? Saluti.
Alberto Savoini
Davigo all’Anm è il segnale più o meno esplicito che può cominciare – dalle trivelle, al referendum costituzionale e poi chissà che altro – la lunga campagna elettorale delle procure italiane.
4-Al direttore - Mi fanno orrore burqa e burkini e chador e hijab. Mi fanno però orrore anche certi vestiti di certi celebrati stilisti. Mi chiedo se l’impadronirsi di veli vari da parte degli stilisti occidentali non possa accelerare la scomparsa dei veli stessi. Cioè: se il velo diventasse di moda, e se le nostre ragazze lo portassero in modo da svelare più che nascondere, in tanti bei colori e ricami e brillantini, non potrebbe essere un bel colpo ai lugubri paramenti neri che imprigionano le donne musulmane? L’occidente è aperto e curioso e onnivoro: se si mangiasse e digerisse anche certa moda islamica?
Fabrizia Lucato
Nel dubbio qui siamo forti sostenitori della liberale e anti totalitaria minigonna.
5-Al direttore - Condivido quanto scritto da Maurizio Crippa ieri a proposito del cardinal Bertone; e rilancio che il patrimonio della chiesa include una sterminata varietà di ricchezze artistiche che attraggono frotte di turisti e generano un bel po’ di pil. Solo per citare Roma: ma qualcuno crede che sarebbe così nota e visitata se ci fosse solo il Colosseo?
Fabrizio Giudici