CONTRARIAN. Di cosa parliamo quando parliamo di "controlli sui capitali"
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Oggi, come ogni lunedì, è andata in onda la mia rubrica "Oikonomia" su Radio Radicale
Stamattina sono terminate le lunghe file di cittadini greci di fronte ai bancomat del paese, quelle file viste su tutte le nostre televisioni sabato e domenica
di Marco Valerio Lo Prete | 29 Giugno 2015 ore 13:25
Stamattina sono terminate le lunghe file di cittadini greci di fronte ai bancomat del paese, quelle file viste su tutte le nostre televisioni sabato e domenica. E non perché la crisi della Grecia abbia trovato d'un tratto la sua soluzione, ma perché il governo guidato da Alexis Tsipras ha deciso nella serata di ieri di prendere le misure più invasive che esistano a proposito di banche, cioè i cosiddetti "controlli sui capitali".
Misure che fanno tornare alla mente quanto, quasi un secolo fa, scriveva l'economista e politologo italiano Maffeo Pantaleoni. "I difensori dell'ingerenza e tutela statale dei depositanti presumono che il depositante sia un perfetto imbecille, i gestori di banche perfette canaglie sottratte a ogni responsabilità civile e penale, e la burocrazia, che è poi la sola forma concreta e reale dello Stato, onnisciente, oculatissima, onesta e attiva". Così scriveva nel 1924 Pantaleoni che proprio in quell'anno morì. Il depositante, per Pantaleoni, era "dominus – hanno scritto gli studiosi Alfredo Gigliobianco e Claire Giordano nel Dizionario del Liberalismo italiano – e il suo diritto di ritirare il denaro prestato non può mai, in nessuna circostanza (inclusi fini supposti pubblici) essere messo in discussione: ciò in polemica con i commentatori che gettavano la colpa dei fallimenti bancari sui depositanti che in massa si recavano a chiedere il rimborso dei propri depositi".
Ieri invece il governo greco, annunciando per oggi la chiusura della Borsa di Atene, delle banche e quindi l'imposizione di controlli sui capitali per i prossimi giorni, è intervenuto proprio nel timore che le lunghe file di correntisti che abbiamo visto ieri e l'altro ieri svuotassero le casseforti degli istituti. La scorsa settimana abbiamo spiegato cosa fosse, come funzionasse e quali teorie s'ispirasse l'Ela, cioè la liquidità d'emergenza decisa dalla Banca centrale europea. Abbiamo visto pure che l'afflusso di questa liquidità, nel caso greco, ha compensato per settimane la sfiducia dei depositanti del paese: i depositi nelle banche greche, che prima della crisi raggiungevano 240 miliardi di euro, erano scesi infatti, prima di questo fine settimana, attorno a quota 120 miliardi di euro. Venerdì notte però è arrivata la decisione di Tsipras di convocare un referendum sulle trattative tra il governo e i partner europei, con la conseguenza che martedì 30 giugno scadrà il programma di aiuti internazionali senza sapere cosa accadrà subito dopo; subito dopo, appunto, le file davanti ai bancomat per ritirare banconote in euro. In queste condizioni è bastato che domenica la Bce confermasse l'attuale ammontare di liquidità d'emergenza, quasi 90 miliardi di euro, senza diminuirlo ma senza nemmeno aumentarlo, per costringere il governo e la Banca centrale a imporre da oggi i controlli sui capitali. Soltanto così si impedisce la corsa agli sportelli che, in caso di mancato intervento statale, potrebbe portare pure al ritiro della licenza bancaria di alcuni istituti.
Di cosa parliamo, in concreto, quando parliamo di "controlli sui capitali"? Essenzialmente di tutte quelle misure attraverso le quali le autorità pubbliche fanno sapere ai cittadini che da un certo momento in poi non potranno più utilizzare e spostare i propri soldi come vorranno. Innanzitutto, appunto, l'imposizione di uno o più giorni di chiusura degli stessi istituti di credito, così da evitare una cosiddetta "bank run" o corsa agli sportelli. Oggi saranno chiusi anche i bancomat che riapriranno solo domani, pure qui con limitazioni, sempre per frenare il deflusso di depositi dagli istituti di credito. A Cipro, durante una simile situazione due anni fa, fu imposto un tetto di 300 euro per i ritiri giornalieri; da domani in Grecia il tetto sarà di soli 60 euro, molto più basso dunque. Sempre a Cipro, nel 2013, fu limitato anche l'utilizzo giornaliero di carte di credito.
Ulteriori controlli e limiti, poi, saranno fissati sui bonifici e i trasferimenti all'estero, cercando quantomeno di non intaccare i normali flussi per le aziende o i privati che per motivi di lavoro hanno bisogno di transazioni internazionali. Un altro modo per raggiungere questo obiettivo, secondo il think tank Open Europe, è quello di imporre forme di tassazione estrema sia sul ritiro di contanti sia sulle transazioni con l'estero. Infine, considerato che la libertà di movimento dei cittadini comunitari è uno dei pilastri su cui si fonda l'Unione europea, e che quindi sarebbe teoricamente facile spostare denaro contante e asset vari tra un paese e l'altro, anche su questi movimenti saranno imposti controlli e limiti. Qualcuno per esempio potrebbe provare a comprare un'automobile con denaro contante, poi portarla oltre confine per venderla e riavere almeno una parte del suo denaro contante. Questa situazione, secondo molti analisti, colpirebbe soprattutto i consumatori della classe media e le piccole-medie imprese, visto che i detentori di grandi ricchezze così come le poche grandi imprese non statali hanno già tentato negli scorsi mesi di emanciparsi dal sistema creditizio nazionale.
Quando finirà questa strana situazione? A Cipro, per esempio, le ultime restrizioni sono state eliminate nell'aprile 2015, cioè due anni dopo l'inizio dei controlli dei capitali. In Grecia la situazione potrebbe cambiare appena si troverà un accordo tra Atene, i partner europei e gli altri creditori internazionali (cioè Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea). L'esito del referendum annunciato per domenica prossima potrebbe essere decisivo. Nella speranza dei depositanti di non dover constatare, alla riapertura delle banche, che la loro valuta non è più l'euro ma un'alternativa di valore molto più basso.
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