Lettere al Direttore Foglio 22-4-2015
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Può un continente senza esercito difendere i suoi confini? No, non può
1-Al direttore - Il 1982 è stato un annus horribilis per la sinistra italiana. Lo accenna Giulio Meotti nel suo ritratto di Elio Toaff.
Dopo l’invasione israeliana del Libano, anche il movimento sindacale rischiò di uscire di senno, facendo confusione tra Begin e Mosè. E perfino centocinquanta intellettuali ebrei firmarono un appello che chiedeva a “Davide di fermarsi”. Lo stesso Luciano Lama inizialmente sottovalutò la gravità dell’episodio citato da Meotti (la bara deposta il 25 giugno davanti alla Sinagoga di Roma da un corteo sindacale). Episodio, tuttavia, da lui accostato un po’ ambiguamente al successivo attentato terroristico palestinese al Tempio (in cui il 9 ottobre perse la vita Stefano Taché). Detto questo: Toaff aveva ragione a denunciare l’antisemitismo strisciante nel movimento operaio e noi (il sottoscritto era allora il responsabile internazionale della Cgil) avevamo torto a non ammetterlo apertamente. Lama se ne rese però subito conto, e lo riconobbe in uno storico incontro chiarificatore con il grande rabbino. Ecco, non vorrei che dal pur pregevolissimo articolo di Meotti qualche lettore poco informato dei fatti si formasse un’opinione sbagliata, magari iscrivendo anche Lama in quella tradizione antigiudaica della sinistra definita da August Bebel “socialismo degli imbecilli”.
Michele Magno
2-Al direttore - Evoca il “Sunt lacrimae rerum” il bello articolo di Giuliano Ferrara sulla tragedia dei migranti nel Mediterraneo che unisce la forza morale della “pietas” alla forza e alla determinazione nella proposta. Su quest’ultimo aspetto, a proposito dell’alternativa tra umanitarismo efficace e apertura dei confini, è necessario un approfondimento. L’esclusione del ricorso, per impedire questa continua tragicità, alla governance europea (e all’Onu) può poggiare sulle ripetute prove di incapacità e di inanità comunitarie. Tuttavia, a me sembra fondamentale operare per coinvolgere l’Unione perché se ancora una volta si dovesse certificare questa condizione di inettitudine somma – a fronte del ruggito che le istituzioni europee sono capaci di emettere solo quando si tratta di applicare il Two pack, il Six pack o il Fiscal compact, ovvero di dilatare a macchia d’olio il concetto di “aiuto di stato” oppure, ancora, di imporre alle banche dosi crescenti di capitale – allora svaniranno i dubbi sui gravissimi limiti della costruzione europea e si percepirà meglio la retorica diffusa con gli inni allo spirito fondatore. Mi auguro vivamente che così non sia; diversamente, diventerà ineluttabile l’opzione Ferrara.
Angelo De Mattia
Un continente che non ha un suo esercito e che si ricorda di chiedere un contributo comune ai paesi membri solo quando si parla di spread, di tassi di interesse e di inflazione è un continente che vive in uno stato di Submission e che è inevitabilmente destinato a rimanere poco più di un’espressione geografica. Purtroppo.
3-Al direttore - Il dittatore coreano Kim Jong-un ha scalato la montagna più alta del paese. Salendo ha incrociato Matteo Renzi che scendeva.
Luigi Corridori
4-Al direttore - Però “Che tempo che fa’’. Enrico Letta saluta la politica, confessa di aver comunicato la decisione a Mattarella ma di non aver detto niente a Renzi. Che l’ha appresa dalle agenzie: “Letta, firmata e sottoscritta’’.
Gino Roca
Più che salutare la politica, Letta saluta il Parlamento. Diciamo che con la mossa di domenica sera, nella migliore delle ipotesi, è cominciata la corsa alla prossima leadership del Pd. Nella peggiore delle ipotesi (peggiore per Renzi) è cominciata la corsa a chi potrà sostituire Renzi al governo nel caso in cui il governo dovesse avere un incidente grave di percorso. E ci siamo capiti.
5-Al direttore - Cosa Rossa, Cosa Bianca, Verdi, Verdi per la pace, Popolo Viola, Rosa Bianca, Sinistra Arcobaleno: sui colori un semaforo ha meno indecisioni ed è più utile.
Valerio Gironi