Si scrive carcere, si legge democrazia. Diritti che nessuno vuole vedere
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Ieri anche lo Spiegel ha invitato il governo tedesco ad abbandonare le sue titubanze sugli Eurobond. Qualcosa sta cambiando
Le lettere al direttore del 4.4. 2020 ilfoglio.it
Al direttore - Che poi fino a poco tempo fa qui era tutto un “aboliamo l’immunità”.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - La carenza di mascherine è tutta colpa del neoliberismo.
Michele Magno
Al direttore - Chissà se tra gli argomenti dell’udienza concessa da Papa Francesco al presidente Conte avrà trovato posto anche quello dell’emergenza sanitaria nelle carceri. Certo è che, se così è stato, è evidente che Conte non ha ancora avuto modo di trasferire al ministro Bonafede le preghiere che gli avrà rivolto sull’argomento il Santo Padre. Ne è la prova il fatto che, nonostante la solenne benedizione pontificia della scorsa domenica, le raccomandazioni dell’Oms e il convergente coro di appelli di magistrati, garanti di ogni genere e sorta, accademici, avvocati, associazioni e sindacati, a oggi i passi compiuti dal ministro Bonafede risultano – per usare le stesse parole di Bergoglio – “insufficienti e parziali”. Probabilmente influenzato da quella politica che mette squallidamente in contrapposizione i diritti inviolabili della popolazione carceraria con quelli della polizia penitenziaria e degli operatori di settore, il Guardasigilli, “urbi et orbi”, sta mancando del coraggio necessario. Per uscire dall’angolo Bonafede farebbe bene ad accogliere l’invito del presidente della Repubblica a una maggiore “condivisione di intenti” con tutte le parti politiche, aprendo alla ricerca di una soluzione trasversale che garantisca appieno la dignità umana all’interno delle carceri. Abbia la capacità di trasformare la crisi in un’opportunità: accetti di confrontarsi su un provvedimento che miri a introdurre una detenzione domiciliare speciale concessa per il solo tempo della durata dell’emergenza; ammetta che a goderne possano essere i detenuti che abbiano dato prova evidente di buona condotta e che abbiano da scontare una pena residua inferiore a tre anni, con esclusione di quelli trattenuti per reati gravissimi o che hanno provocato le rivolte dei giorni scorsi. Non in ultimo, rimetta alla Magistratura di sorveglianza la decisione se – scaduto il periodo di detenzione domiciliare speciale – ammettere ad una proroga temporanea dei domiciliari il detenuto che avrà rispettato le dovute prescrizioni. Una misura simile consentirebbe un enorme risparmio e, soprattutto, decongestionerebbe le carcerari di un numero talmente elevato di detenuti dando alla pena, per la prima volta, una funzione costituzionalmente orientata, con conseguente esclusione dell’Italia dal rischio di ulteriori condanne Cedu per trattamenti disumani. Una grande occasione capitata proprio a quel Bonafede che, per definirsi su Twitter, usa la frase “La giustizia è uno stato morale che dà a ciascuno una propria dignità”.
Carmelo Miceli, responsabile nazionale Pd per le politiche di sicurezza
Quello che in molti chiamano carcere in realtà è qualcosa di più perché il carcere è lo spazio in cui prendono forma i confini della nostra libertà: la nostra idea di garantismo, la nostra idea di giustizia, la nostra idea di diritto, la nostra idea di stato. Uno stato che considera le carceri come un problema secondario è uno stato che trascura non i diritti dei detenuti ma i diritti di una democrazia. E ricordarlo non è mai abbastanza.
Al direttore - I media italiani hanno dato grande attenzione a quello che ha scritto, con il suo solito stile, un noto quotidiano scandalistico tedesco. Nel mentre intellettuali ed editorialisti di tanti paesi europei han fatto sentire la loro voce. Béatrice Delveux, editorialista di Le Soir, si chiede quale crimine abbia mai commesso l’Italia perché non siano sufficienti diecimila morti per intraprendere da parte del consesso europeo una qualche politica economico-finanziaria comune. Un ex presidente della Banca centrale olandese si schiera in favore di politiche comuni. Lo stesso fanno intellettuali e politici tedeschi, dalle colonne dello Zeit e del Monde. Sui social è sempre più forte la spinta di gente comune olandese che si chiede che senso abbia questo muro contro muro voluto da loro governo. Chissà se anche in Italia qualcuno segue e dà la giusta evidenza a questi sommovimenti europei. Nel frattempo gli italiani per primi dovrebbero ricordarsi che il loro paese è uno dei più importanti e ricchi del mondo. Paese che non deve dare l’impressione di essere un accattone alla ricerca di elemosine. Perché poi gli altri vi trattano come tali, arrivando in taluni casi addirittura a pensare che il vostro paese ha bisogno del loro aiuto. Quando in molti casi è vero il contrario. Buona fortuna
Lucia Marinovich
Ieri anche lo Spiegel ha invitato il governo tedesco ad abbandonare le sue titubanze sugli Eurobond. Qualcosa sta cambiando.