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La brutta storia degli ovuli rubati e l’ipocrisia, che è peggio
di Maurizio Crippa | 14 Maggio 2016 ore 06:18
Severino Antinori è un ginecologo famoso. Ora è ai domiciliari con l’accusa di “rapina aggravata e lesioni personali aggravate”. Avrebbe prelevato tre ovuli a una ragazza spagnola, infermiera nella sua clinica, contro la sua volontà e allo scopo di fecondarli e impiantarli su un’altra donna. La storia è brutta ma noi siamo garantisti anche con Massimo Bossetti, quello di Yara. Però la clinica di Antinori è sotto sequestro e indagine da mesi per un presunto traffico di ovuli destinati alla fecondazione eterologa che giovani donne con difficoltà economiche avrebbero accettato di vendere, in nero, al prezzo di mille euro a prelievo. E siccome, checché ne dicano i dottor Frankenstein, sottoporsi alle pratiche per produrre e prelevare ovuli non è una passeggiata, alcune di quelle ragazze avevano poi denunciato la faccenda.
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O chissà per quale altra resipiscenza. E siccome siamo garantisti anche con la giovane infermiera spagnola, non vogliamo pensare che magari anche lei si sia trovata nella medesima condizione. Abbiamo fiducia nei pm, come dice Renzi. Poi c’è un però, a proposito di queste tecniche così belle, buone e fatte per il bene delle donne. Ed è che gli ovuli non si regalano per sport, così come non si affittano gli uteri per solidarietà femminile. Queste sono ipocrisie, la verità è che c’è una scienza che può e vuole, e poi esiste l’inevitabile mercato. In tutto ciò, arrestare uno che passa dalle bellurie ai fatti, suona un po’ un’ipocrisia.
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