Lettere al Direttore Il Foglio 10.5.2016
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Da Podemos a ’Ndannamos. Nuova svolta per la sinistra italiana. Magistratura democratica arresta il tempo. D’ora in poi solo ora legale
1-Al direttore - Cameron: se vince Brexit sarà guerra in Europa. Poi dicono che esagera Renzi con il referendum.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Se il comandante dei carabinieri facesse campagna per il sì cosa direbbero Rodotà, Zagrebelsky e Spataro? E’ più pericoloso il tintinnio delle sciabole o quello degli avvisi di garanzia? Cordialmente.
Chicco Testa
2-Al direttore - L’esclusione delle liste di Stefano Fassina non cambia nulla nella corsa al Campidoglio. L’unica differenza è che Si e Sel, invece che al ballottaggio, voteranno già al primo turno per la grillina Virginia Raggi. Fossi in Roberto Giachetti, non mi farei soverchie illusioni. Perfino un suo endorsement per la dittatura del proletariato non riuscirebbe a scalfire il nichilismo ideologico della sinistra radicale. Non è questione di programmi. I suoi capi e capetti, infatti, sono uniti da un’unica incontenibile e spasmodica passione: cancellare Renzi, l’intruso, l’alieno, l’usurpatore, dalle cronache della politica italiana.
Michele Magno
Fassina a Roma come Fratelli d’Italia a Milano: due partiti che vogliono dimostrare al mondo, “numeri alla mano”, come si starebbe bene senza l’euro che non sono in grado, liste alla mano, di compilare due moduli elettorali. Podemos? Perdemos. E soprattutto: ’ndannamos?
3-Al direttore - Che poi, diciamolo, la funivia su Roma è l’unica idea campata in aria dei grillini da prendere sul serio.
Gino Roca
4-Al direttore - Ho letto con sgomento la lettera a Lei indirizzata da Brunetta sabato scorso. Purtroppo sono convinto che le “cose di destra” in Italia le può fare solo la sinistra… almeno finché la destra è rappresentata da certe menti politiche. Nel caso di Brunetta poi penso si possa scomodare un noto aforisma di Longanesi che diceva che non sono le idee che ci spaventano ma le facce che le rappresentano.
Cari saluti.
Paolo Sammartino
Il referendum costituzionale, così come il Jobs Act, così come la contrattazione aziendale, così come la responsabilità civile ai magistrati, così come la riforma delle banche popolari, così come l’alleggerimento sull’Irap, non sono cose di destra o di sinistra. Sono, semplicemente, cose di buon senso. Non crede?
5-Al direttore - Magistratura democratica arresta il tempo. D’ora in poi solo ora legale.
Ippolito Negri
6-Al direttore- I professionisti della graticola e la corruzione? Analisi ampia, cogente, ben strutturata, la sua. Carlo Calenda, politico giovane, 43 anni, curriculum di esperienze e incarichi ai piani alti da far invidia, che fugano dubbi sulla sua competenza all’incarico di ministro. Questo è noto ai cittadini comuni, quelli titolari della sovranità popolare. Basta? Soddisfa? Eh, eh, ma gli esami del sangue per il parametro “onestà”, sua, dei parenti, colleghi, amici e frequentazioni abituali, sono stati fatti?, cosa dicono i risultati? Ah, dimenticavo, ovviamente i prelievi e le analisi devono essere eseguite, per non lasciare alcun dubbio, da infermieri professionisti e altamente qualificati, tipo Travaglio, Gomez, D’Angelis, Di Battista et alii. Quelli della simpatica combriccola dei trasparenti opachi. Quanto sopra è il pane quotidiano della “medianicità”. Tutti i settori della comunicazione sono diventati strumenti politici, anzi, i soli strumenti politici, per soddisfare la bulimia della masse cresciute nei miti fasulli, devianti, anomali della trasparenza e dell’onestà. Invocare ossessivamente l’onestà e la trasparenza come le fondamenta assolute, indispensabili della vita sociale e politica è una pretesa che soddisfa solo una morale comune incapace, strutturalmente di essere soggetto morale. Colpire, sbeffeggiare, maledire i “potenti”, la “corruzione” partendo dalla posizione di censori duri e puri è solo la scappatoia mentale e mediatica che viene usata e offerta a un pubblico che, complessivamente, a parte alcuni santi, vive nelle latebre dei fatti suoi. Ma tant’è.
Moreno Lupi
Al direttore - Signori. Vi ringrazio profondamente per la recente pubblicazione, nel vostro quotidiano, dell’intervista condotta da Giulio Meotti. Sono tuttavia dispiaciuto di dovervi dire che non mi riconosco nell’introduzione. In effetti, l’espressione relativa a “l’antisemitismo bevuto come il latte materno” è soltanto mia. Non è del signor Laacher al quale queste parole sono state attribuite per errore. Un errore riconosciuto fin dal mese di ottobre 2015 e del quale si dovette tener conto. D’altra parte non sono un professore presso la Sorbona. Vi ringrazio per voler pubblicare questa rettifica in una prossima edizione.
Georges Bensoussan