Inconciliabili Cristo e denaro, dice il Papa. Ma non è vero
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Amore e misericordia, soprattutto per i poveri. Papa Francesco insiste nel suo appello contro i ricchi
di Gianfranco Morra Italia Oggi 9.4.2016
Amore e misericordia, soprattutto per i poveri. Papa Francesco insiste nel suo appello contro i ricchi: «Dio e il denaro sono inconciliabili». Una affermazione perentoria, occorre rifletterci sopra per scoprirla, insieme, meravigliosa nell'intenzione e contraddetta dalla realtà. Cristo ha insegnato che «non potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 6, 24). Mammona non è il denaro, ma il suo uso «diabolico», quella «avarizia» (nel senso di «avidità») che lo trasforma in un idolo. Solo allora diventa «sterco del diavolo». Ma un suo uso «giusto» non è proibito, anzi è stimolato: che cos'è la elemosina, se non una trasmissione di denaro?
Per donarlo occorre averlo. La saggezza della Chiesa ha sempre difeso questa distinzione. Nell'alto medioevo era proibito il prestito a interesse, tanto che lo esercitavano gli ebrei. Ma già Tommaso d'Aquino lo ammetteva: «Se uno ti presta del denaro, tu devi restituirglielo con un aumento, dato che non ha potuto servirsi della somma che ti ha prestato». Poco dopo, sarà proprio la Chiesa cattolica a inventare le banche.
Niente si può fare senza il denaro. Occorre servirsene per il bene proprio e degli altri. Perché il Vaticano dispone di capitali e di banche? Perché la Cei accetta l'8 per mille e le offerte? Come farebbero a svolgere la loro missione senza il denaro? Che poi, qualche volta, ci scappino anche ladri e approfittatori, è inevitabile. Ma il denaro, quando sia usato onestamente, è strumento del progresso civile e della solidarietà sociale. Non a caso il più grande elogio dell'uso giusto del denaro è stato fatto da papa Wojtyla nell'enciclica Centesimus annus (1991): «La moderna economia d'impresa ha la sua radice nella libertà umana e il libero mercato ne è lo strumento più efficace. La Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto». Perché mai la civiltà, che è riuscita più di tutte le altre a limitare la povertà e a produrre benessere, è proprio quella occidentale e cristiana, che ha inventato il capitalismo?
Da due anni il comunismo s'era sfasciato e Giovanni Paolo II vi aveva contribuito. Era una utopia, una religione atea e totalitaria che proponeva una apocalisse sanguinaria per produrre la società perfetta: «Se in questo mondo, pretendendo un paradiso impossibile, demoliamo il purgatorio, andremo a finire all'inferno» (Gaetano Salvemini). Oggi, mentre il marxismo è ormai scomparso, stupisce che qualche volta venga riscoperto da cristiani ritardatari. Quando invece il messaggio del Vangelo propone rimedi possibili e moderati, in quanto sa che la condizione umana resterà sempre problematica, un misto di bene e di male: «I poveri li avrete sempre» (Jo 12, 8).
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