Padre Pio e la nuova idolatria tra i cristiani
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Corpi mummificati, apparizioni, statue in lacrime e reliquie. I cattolici sono diventati pagani? La studiosa Destro: «Così chi crede si connette al divino».
di Marco Todarello | 15 Febbraio 2016 lettera43
Ci sono andati almeno in 80 mila, per rendere omaggio ai resti del santo cristiano più famoso del mondo, con gli occhi puntati oltre la teca di vetro e il cuore rivolto al cielo.
Tutti in fila e con lunghe attese, davanti alla chiesa di San Lorenzo fuori le mura, a Roma, dove i resti di Padre Pio sono stati esposti per sei giorni in occasione del Giubileo della Misericordia, prima del trasferimento, l’11 febbraio, alla volta di Pietrelcina, sua città natale, dove è restato a disposizione dei fedeli fino al 14.
Davanti al volto ricostruito dell’abate campano sono passati migliaia di uomini e donne in preghiera, ma anche in lacrime, o intenti ad appoggiare sulla teca le proprie mani o a strofinarci sopra i rosari, le foto dei propri cari e gli oggetti personali.
Un modo per avvicinarsi a Dio, o per chiedere al santo il miracolo atteso, e che riporta a galla la questione dell’idolatria nel Cattolicesimo.
L'ADORAZIONE DELLA MATERIA. È l’adorazione della materia che nella rappresentazione si fa divina, e davanti alla quale i parroci più scettici hanno sempre ammonito: le icone sono opera dell’uomo, non di Dio, e non possono essere adorate.
Eppure quelle reliquie, per milioni di cattolici, hanno sempre un senso profondo.
«L’idolatria non è specifica del cristianesimo, ma è certo che in questa religione gli esempi abbondano», spiega Adriana Destro, professoressa di Antropologia culturale all’Università di Bologna e studiosa di religioni, «nella tensione verso il sacro che caratterizza la vita di ogni credente, questi oggetti giocano un ruolo chiave perché creano una connessione con il divino e fungono da prova della validità della sua esistenza».
OGGETTI DAI POTERI MIRACOLOSI. Apparizioni, statue in lacrime con gli occhi o parti del corpo in movimento, tessuti che rivelano immagini e altro ancora: non si contano gli oggetti ai quali, solo in Europa e negli ultimi decenni, i fedeli hanno attribuito poteri salvifici o miracolosi.
«Oggetti che tendono a essere esaltati e resi perpetui attraverso materiali comuni, spesso di nessun valore economico come tessuti, metalli e ossa, e che però sono sono stati rivestiti di un ruolo simbolico fortissimo. Ed è evidente che di epoca in epoca le prove, le testimonianze, o i dinamismi culturali non religiosi che comunque influiscono sull’immaginario collettivo hanno costruito questi mondi simbolizzati poi diffusi attraverso questi simulacri».
Nel caso di Padre Pio, la diffusione delle reliquie è vecchia di un secolo ed è cominciata quando era ancora in vita: come racconta Sergio Luzzatto nel libro Padre Pio (Einaudi, 2009), già nel 1920 il culto dei devoti era alimentato dai panni macchiati del sangue delle sue stigmate, nonostante fossero noti i dubbi degli stessi vertici della Chiesa sulla veridicità del miracolo.
LE STIGMATE NEI BISCOTTI. Novant’anni dopo quelle stigmate sono tornate perfino sui biscotti, ritratti nelle foto condivise sui social negli ultimi giorni: a forma di mano, e con un buco pieno di marmellata al centro, anche se non hanno a che fare con il trasferimento a Roma delle spoglie del santo, ma risalgono al 2010 e sono il frutto di una trovata di “Girl Foodie”, una cuoca inglese. Probabilmente i biscotti non saranno oggetto di preghiere, ma la dicono lunga sulle potenzialità commerciali di qualsiasi forma di rappresentazione simbolica del divino.
Del resto, per il trasferimento della salma la Regione Puglia non ha badato a spese: 50 mila euro di contributo, la metà del totale stanziato per l’operazione, che ha fatto infuriare le associazioni laiche. «Fondi pubblici sottratti a tutti i cittadini per finanziare un evento religioso», ha ricordato l’Uaar (Unione degli atei e agnostici razionalisti).
MUMMIFICATO PER SUPERARE L'IDEA DI MORTE. Un evento religioso che di fatto è lo spostamento e la messa in mostra di uno scheletro vestito e con il volto coperto da una maschera in silicone. Il corpo di San Pio, che per i devoti è un tesoro spirituale.
«Il corpo ha un grande valore simbolico perché rimanda alla vita e alla morte, ed è un riferimento a tutti i livelli dell’esistenza umana. La conservazione del corpo è il tentativo di mantenere il contatto con la persona alla quale sono stati conferiti caratteri straordinari, è il tramite simbolico più efficace verso il sacro e appaga il bisogno del fedele di raggiungerlo materialmente. È anche la trasformazione della materia destinata a sparire in un processo di continuità forzata, nel quale le istituzioni religiose credono molto perché ci costringe alla permanenza, crea un sentimento di attesa e solidifica il legame di credulità nella potenza di quel corpo, considerato capace di superare la morte».
Solo per citare un altro dei casi più noti di idolatria, a Medjugorje, in Bosnia, dal 1981 a oggi sono passati 28 milioni di fedeli, di cui 21 stranieri. Più di molti altri celebri luoghi turistici in tutto il mondo, e qui delle reliquie non c’è stato nemmeno bisogno. O meglio, statuti e altri oggetti sono arrivati dopo le testimonianze di presunte apparizioni della Madonna, che attraverso sei veggenti manderebbe messaggi all’umanità.
La tesi di dottorato di un ricercatore della locale università, Vencel Culjak, intitolata Il fenomeno Medjugorje come brand mondiale e destinazione top del turismo della fede, ha fornito per la prima volta le cifre sul giro d’affari creato attorno al caso. Dal 1981 al 2013, i fedeli hanno speso in vitto e alloggio 2,85 miliardi di euro e altri 8,5 in spese di viaggio. Nello stesso periodo la Chiesa cattolica, escluse le donazioni, avrebbe guadagnato 290 milioni.
L'ATTACCO DEL PAPA AI VEGGENTI. Ed è interessante notare come il fenomeno sembri vivere di vita propria, oltre e a volte contro le posizioni dei vertici della Chiesa, a cominciare da papa Francesco: «Dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? Questa non è identità cristiana», ha detto pochi mesi fa al ritorno del viaggio a Sarajevo.
E due incontri con le veggenti di Medjugorje (Marija Pavlovic a Padova, luglio 2015, e Vicka Ivanovic a Sestola, in provincia di Modena) sono stati annullati dalle rispettive diocesi con la stessa motivazione: «In attesa di ulteriori disposizioni della Santa Sede, le comunità cristiane sono tenute ad attenersi a quanto già stabilito dai vescovi della ex Jugoslavia nella dichiarazione di Zara del 10 aprile del 1991: “Sulla base delle ricerche finora compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o di rivelazioni soprannaturali” ».
IL JIHADISMO SPINGE ALLA RADICALIZZAZIONE. L’idolatria dunque sembra appagare un bisogno primordiale del credente al di là del suo rapporto con le istituzioni religiose: «Per il fedele il bisogno del sacro è essenziale, e tutta l’interpretazione del cosmo passa per l’idea che siccome si è in stretta dipendenza dal divino, c’è la necessità dei punti di contatto per arrivare a Dio e così esserne accolti e tutelati».
Un bisogno di tutelarsi e cercare protezione che forse è aumentato, in tempi di terrorismi, radicalizzazioni religiose e connesse paure, come sottolinea Adriana Destro: «Viviamo un’epoca di difficoltà, di disastri e tra i credenti cresce questo bisogno di protezione. Il terrorismo, ma anche le grandi migrazioni ci costringono al confronto con ciò che non si conosce e a volte si teme: ed è questo che produce la radicalizzazione, che però non è solo da una parte, quella più esasperata e violenta. L’altra è meno visibile, ma c’è e può essere altrettanto pericolosa».