Matrimonio, se il Papa misericordioso vi indica l’errore, voi non guardate il dito
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Perché Papa Francesco, così promettente per noi peccatori, ha detto che chi non vive un matrimonio sacramentale (anch’io, dunque!) è in stato di errore? Io non mi sono stupito affatto
di Giuliano Ferrara | 24 Gennaio 2016 ore 12:14 Foglio
Si sono stupiti in tanti, primo il mio amico teologo teilhardiano Vito Mancuso, e la cara Jena sulla Stampa ha ironizzato: “In quale talk show Dio si è espresso per la famiglia tradizionale?”. Perché Papa Francesco, così promettente per noi peccatori, ha detto che chi non vive un matrimonio sacramentale (anch’io, dunque!) è in stato di errore? Non torna, scrive Mancuso su Repubblica, non torna. Se il primato è dell’amore e se il nome di Dio è misericordia, allora dove sta scritto che non ci si possa sposare tra maschi o tra femmine, che non si possa educare e generare in forma eterologa tutta la prole del mondo? Salomone aveva 700 mogli, anche per Mancuso un eccesso, ma eccesso biblico. Abramo, padre di tutti noi, ne aveva tre, eccetera. Si potrebbe aggiungere che a Gesù della famiglia in senso biparentale non importava poi un gran che, e a volerla dire tutta, mi spiace per il mio ardente amico Langone, san Paolo ce l’aveva sì con i sodomiti, ma è lui ad aver scritto che con la rivelazione, con il suo vangelo, non ci sono più ebrei e gentili e neanche maschi e femmine: un anticipo della gender theory, perché tutti viviamo una nuova vita in lui, in Cristo Gesù. Sì, una sola carne va bene, ma la lettera uccide, è lo spirito che libera.
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Io non mi sono stupito affatto. Francesco ha raccontato che una vecchietta, en théologue, gli disse che se Dio non perdonasse, il mondo non esisterebbe. Giusto e bello. Ma il mondo non esisterebbe anche se prendessimo alla lettera la Bibbia, se non attaccassimo al Vangelo, compresi gli Atti degli apostoli e le Lettere paoline, qualcosa senza di cui il cristianesimo non sarebbe esistito nemmeno esso, e il mondo probabilmente neppure. Questo qualcosa è la chiesa, il cammino o storia, umano e divino, anche metastorico, che ha condotto i pescatori della Galilea a fondare, con l’ampio contributo dei successori degli apostoli, dei preti orientali e occidentali, dell’imperatore Costantino, dei filosofi, dei teologi, dei martiri, dei catacombali, dei potenti del pulpito, dei monaci, dei mistici, dei religiosi, tra cui i gesuiti e prima di loro i francescani, dei concistori, dei papi, dell’Inquisizione eccetera, l’umanità per così dire canonica o canonistica del cristianesimo. Il quale nasce come idea ravvicinata, forse troppo, chissà, del Regno e del giudizio finale, ma progredisce come religione, trasvalutazione di valori o criteri della buona vita e della verità e della via, tutto sempre incardinato nell’incarnazione, nel trinitarismo benedetto, ma per andare alla sostanza, tutto anche teoria morale, prassi, vita. Alberto Melloni, autore di un pamphlet sulla famiglia allargata e diffusa compatibile a suo giudizio anche con la tradizione canonistica, dissentirà da questa affermazione: ma è così, se vi pare, la chiesa ha considerato giusto un matrimonio tra uomo e donna, senza adulterio e senza divorzio (almeno fino ad oggi), con la generazione dei figli e senza l’aborto, un matrimonio anche unitivo, sessuato e insignito per quanto possibile del principio del piacere, dell’eros, ma sempre subordinato all’agape, alla tavola imbandita del volersi bene in una specie di chiesa domestica aperta a tutto, ma non al suo rovesciamento di senso.
Non cercate la verità solo nella Bibbia, nella Legge, nel superamento evangelico della Legge, nel suo perfezionamento cristico, cercatela laicamente nella storia e misuratevi con le sue ragioni, che sono relativizzabili ma fino a un certo punto. L’ho sempre detto: il vangelo e la Bibbia sono a loro modo libri di selvaggia bellezza, ma selvaggia, e la loro lettura unica possibile è quella che sta con tutto l’essere ben piantato nell’allegoria. Allegoria di cui è titolare chi legge ed esercita la disciplina critica dell’esegesi, cioè la chiesa, il popolo di Dio e i suoi sacerdoti organizzati in un’istituzione che divide errore e verità con qualche argomento più serio e pesante di quelli offerti dalla correttezza politica new age dell’amore universale e dei suoi diritti. Rabbuni, dice la Maddalena al Risorto: era un maestro, un maestro di giustizia, e la gigantesca e divina ambiguità dei suoi insegnamenti paradossali da sola non avrebbe retto non dico due millenni, ma nemmeno due anni. Ci voleva la chiesa, e abbiamo avuto la chiesa, per fare il cristianesimo: discutete con lei, visto che papa Francesco è riuscito a rilegittimarsi ai vostri occhi e vi fa venire l’acquolina in bocca. Discutete con lei e con lui su basi, per favore, sensate.
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