Cristiani in Iraq, da 1,4 milioni a nessuno
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L'Isis verrà pure, prima o poi, sconfitto, ma il suo obiettivo della pulizia religiosa in Medio Oriente procede con determinazione e sarà raggiunto quale che risulterà il destino dell'organizzazione fanatica islamica
di Carlo Valentini Italia Oggi 20.10.2015
Erano 1,4 milioni i cristiani in Iraq, tra cinque anni non ce ne sarà più neppure uno. L'Isis verrà pure, prima o poi, sconfitto, ma il suo obiettivo della pulizia religiosa in Medio Oriente procede con determinazione e sarà raggiunto quale che risulterà il destino dell'organizzazione fanatica islamica. La previsione dell'annientamento entro il 2020 della presenza cristiana in Iraq è contenuta in un rapporto che il primo ministro inglese David Cameron ha illustrato alla Camera dei Lord, commentando che «non si può rimanere indifferenti al fatto che i cristiani sono sistematicamente discriminati, sfruttati e addirittura cacciati dalle loro case».
Saddam Hussein era un despota ma sotto il suo regime 1,4 milioni di cristiani potevano professare la loro fede. Oggi, a 10 anni dal rivolgimento iracheno, i cristiani sono ridotti a 260 mila. Una persecuzione sistematica. Ad esempio quando l'Isis, nel giugno 2014, ha conquistato Mosul, la seconda città irachena, ai cristiani non uccisi durante i primi giorni di occupazione è stata imposta una scelta: o convertirsi all'Islam o pagare una forte tassa-contributo allo Stato islamico. Poiché quasi nessuno era in grado di pagare, in realtà la scelta era tra la conversione e la morte. E così via, in una sistematica persecuzione che sta avvenendo senza che la comunità internazionale si mobiliti, neppure gli intellettuali europei e americani, sempre pronti a sottoscrivere petizioni, si mostrano sensibili a quella che è, valutandone anche solo l'aspetto laico, una mancanza di libertà, un genocidio contro chi non è allineato con le idee politico-religiose dominanti.
Così come non si levano voci di protesta nel mondo arabo, nonostante la cancellazione della minoranza cristiana costituisca anche una depauperazione della stessa cultura araba. Secondo la tradizione, il cristianesimo è arrivato in Iraq con la predicazione di due dei 12 apostoli di Gesù. Le sue radici sono quindi ataviche e l'apporto dato nei secoli alla società araba è stato tutt'altro che irrilevante. Perciò cancellare la presenza cristiana significa abiurare a una parte della propria storia. Il fanatismo può portare anche a questo. Con la complicità del silenzio.
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