RIVELAZIONIIl confessore di Carlo Maria Martini: "Le dimissioni di Ratzinger?
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Quella frase che spinse Benedetto XVI a lasciare". Il confessore di Carlo Maria Martini: "Le dimissioni di Ratzinger? Quella frase che spinse Benedetto XVI a lasciare"
16.7.2015 Libero
Giochi di potere nella Curia rivelati dall'uomo che li ha appresi direttamente dalle parole di uno dei grandi protagonisti della Chiesa contemporanea. Padre Silvano Fausti è morto il 24 giugno all'età di 75 anni. Un nome sconosciuto ai più, in realtà una personalità molto influente in ambito ecclesiastico: era infatti una delle persone più vicine al cardinale Carlo Maria Martini, addirittura il suo confessore. A lui l'arcivescovo di Milano morto nel 2012 confidava molte cose, molti retroscena delle vicende della Chiesa. Compresi alcuni retroscena sulle dimissioni di Joseph Ratzinger.
La rivelazione - Al racconto di Padre Fausti, come detto, è affidato lo stupefacente intrigo che stette dietro l'elezione di Joseph Ratzinger al pontificato nel 2005, inedito fino a oggi. Alla morte di Wojtyła, erano due i nomi che si contendevano l'abito di Pietro: Joseph Ratzinger e lo stesso Carlo Maria Martini. Il primo rappresentava l'ala più conservatrice della Chiesa, il secondo quella più progressista. Silvano Fausti racconta che ad avere il maggior numero di voti in questa sorta di ballottaggio era in realtà l'arcivescovo di Milano. Perché allora non venne eletto? Martini scoprì un intrigo di palazzo: la Curia voleva che diventasse pontefice un terzo uomo, un individuo "strisciante", queste sarebbero state le sue parole.
Le dimissioni - Per opporsi a questa elezione, Carlo Maria Martini decise di immolarsi, di cedere i suoi voti a Joseph Ratzinger, e di farlo eleggere Papa al posto suo. "Accetta di diventare papa con i miei voti - avrebbe detto il cardinale Martini a Ratzinger -, tu che sei in Curia da trent'anni, che sei intelligente e onesto. Se riesci a riformare la Curia avrai avuto successo, se invece non ci riesci dovrai andartene". Si rivela così una grande verità, che getta un faro di luce sulle dimissioni da pontefice di Ratzinger nel 2013, l'abbandono che stupì il mondo cattolico: tutto sarebbe stato programmato fin dall'inizio, tutto "organizzato" da dietro le quinte.
La frase - Ma più che le parole di Martini al momento dell'elezione, offrono una chiave interpretativa sull'accaduto quelle dette dallo stesso a Papa Benedetto XVI il 2 giugno 2012, il giorno dell'ultimo incontro fra i due: "La Curia non si riforma, non ti resta che lasciare". Qui non si riesce a far nulla. Quella che sembrava solo una profezia vagheggiata, si rivelò una vera e propria predizione. Carlo Maria Martini morì ad agosto di quello stesso anno, e non poté assistere alle dimissioni rassegnate da Benedetto XVI, stremato dal suo stesso pontificato.
I lupi - Quando Ratzinger venne eletto Papa, pronunciò un discorso che in maniera velata (col senno di poi) denunciava le macchinazioni che stavano dietro la sua elezione: "Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi". I lupi della Curia, contro cui dopo appena otto anni di pontificato non aveva più le forze di lottare. Padre Fausti nel suo racconto ricorda anche un altro indizio di quello che sarebbe stato il ritiro prematuro di Ratzinger. Nel 2009, recandosi all'Aquila devastata dal terremoto, il Papa entrò nella pericolante basilica di Collemaggio e depose il suo pallio, il suo mantello, sulla teca di Celestino V, il pontefice che abdicò al suo ruolo, rinuncia che Dante definì "il gran rifiuto". Ratzinger sapeva probabilmente già allora che prima o poi, negli anni successivi, avrebbe lasciato il suo posto di guida della Chiesa. Se per paura, o per presa coscienza dell'impossibilità di condurre la cristianità secondo le sue volontà perché soggiogato dai "lupi", probabilmente non lo sapremo mai. Dopo di lui è venuto papa Francesco. Il papa proveniente dalla fine del mondo, al suo primo discorso da vescovo di Roma, disse: "Vi chiedo che voi preghiate il Signore perché mi benedica". Forse i lupi fanno ancora paura.
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