"Noi siamo Allah e voi Satana". E i talebani reintroducono la lapidazione per le donne
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Il regime dei Talebani ha reintrodotto fustigazione e lapidazione pubblica per le donne adultere. Il nuovo corso afgano seppellisce anche l'ultimo spiraglio di libertà che le donne avevano conquistato dopo il 2001
29 Marzo 2024 - Francesca Salvatore 09:39 ilgiornale.it lettura3’
Soltanto una settimana fa il governo dei Talebani esprimeva il proprio cordoglio per le vittime dell'attentato alla Crocus City Hall di Mosca. Peccato poi, nelle stesse ore, annunciare che il regime di Kabul ha deciso di reintrodurre la fustigazione e la lapidazione pubblica per le donne colpevoli di adulterio.
L'annuncio del leader supremo dei Talebani
Un editto a firma del leader supremo Hibatullah Akhundzada, che ha comunicato l'intenzione del gruppo al potere di avviare un nuovo corso di dura applicazione della Sharia. Una mossa che è stata giustificata con l'intento di proteggere il Paese dalle cattive influenze occidentali. Ed è proprio all'Occidente che si è rivolto dai microfoni di Radio Television Afghanistan affermando "Potreste definirla una violazione dei diritti delle donne quando le lapidiamo o le fustighiamo pubblicamente per aver commesso adulterio perchè sono in conflitto con i vostri principi democratici. Ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana". La guida del gruppo ha anche ribadito che questo non è che l'inizio, poiché la lotta talebana non si sarebbe conclusa con la presa di Kabul (e la fuga americana), ma sarebbe appena cominciata.
"Il nuovo corso" dei Talebani
Un'ulteriore condanna a morte collettiva per i diritti di migliaia di donne e bambine che negli ultimi tre anni hanno visto le proprie libertà ridotte al lumicino. Dall'estate del 2021 la virulenza delle decisioni talebane in fatto di donne è andata crescendo esponenzialmente: come fanno notare numerose attiviste impegnate nella difesa dei diritti femminili, il governo di Kabul ha alzato il tiro progressivamente. Nei primissimi tempi del loro ritorno al potere, i talebani avevano cercato di mostrare un volto nuovo, cercando di confondere le acque a proposito dei loro trascorsi: del resto, questi talebani non sono quelli di vent'anni fa.
Ma forse sono anche peggio. Sono più giovani, sono protagonisti di un mondo globale, dei cui progressi godono, non fosse altro che per gli smartphone che recano sempre con sè e dei social media sui quali diffondono il loro messaggi. Ora, a tre anni dal loro reinsediamento, si mostrano più spavaldi e non temono di andare fino in fondo con le loro misure paleolitiche, anche costo di inimicarsi importati relazioni economiche con l'estero. Rapporti di cui hanno un bisogno estremo, considerando la crisi umanitaria che il loro ritorno ha scatenato.
Il prezioso spazio di libertà e di autonomia che negli ultimi vent'anni aveva concesso alle donne afgane di poter studiare, lavorare e sognare anche un futuro fuori dal Paese adesso non esiste più. Nel Paese che aveva dato il voto alle donne già nel lontano 1919, le libertà perdute erano tornate dopo il 2001: un dato di fatto, al di là del giudizio politico e morale sull'invasione americana. La presenza delle donne in Parlamento era aumentata di quasi il 30%, più di 100mila donne erano riuscite a iscriversi all’università e quasi 4 milioni di bambine a scuola.
Poi, il diluvio. Molte di loro avevano smesso di usare il burqa e tantissime bambine, nate nel mezzo della war on terror, avevano conosciuto solo il meglio dal contatto con la scuola: questo ha creato una generazione di 20-30enni altamente istruite, con proprie attività e perfino libere dal giogo del velo in tutte le sue declinazioni.
Una situazione destinata a peggiorare
Che non ci fossero grandi speranze per le donne afgane si era capito fin da subito, nell'agosto del 2021. Una delle prime preoccupazione dei Talebani al potere, infatti, era stata quella di creare elenchi delle donne nubili: un'onta per la loro idea di società. Un censimento che era suonato sinistro per milioni di donne giovanissime e nubili ma anche per quelle divorziate. Del resto, un proverbio afgano ricorda che una donna "lascia la casa del padre con gli abiti bianchi e può farvi ritorno solo con i sudari bianchi". Poi, erano passati al divieto di circolazione in solitudine, ripristinando l'obbligo di viaggiare solo se accompagnate da un parente uomo e completamente coperte dal burqa.
Con il dissolvimento della Costituzione sostenuta dall'Occidente e dei relativi codici penali che avevano messo nero su bianco diritti delle donne e doveri degli uomini, le cittadine afgane perdono anche gli ultimi appigli legali a norme nate nel solco del diritto internazionale, prima fra tutte la Cedaw, la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne.
Soltanto lo scorso anno, di ben 417 fustigazioni pubbliche, ben 57 hanno riguardato le donne: non v'è dubbio che i numeri di questo circo dell' orrore siano destinati a salire.