Ecco cosa c'è davvero dietro il "congedo" di Gaenswein

Vaticano. Ecco cosa c'è davvero dietro il "congedo" di Gaenswein

Mons. Georg Gaenswein è stato congedato da Papa Francesco. Ma quello che per il Vaticano è "ordinaria amministrazione" nasconde diversi scontri, tra cui il cosiddetto "Librogate"

Francesco Boezi - Gio, 06/02/2020 - 11:55 giornale

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Monsignor Georg Gaenswein è ancora non è più il prefetto della Casa Pontificia? La domanda, per ora, non ha una risposta certa. La notizia sul "congedo" disposto da Papa Francesco è stata data dal Die Tagespost, il quotidiano che Benedetto XVI ha scelto tra tanti per coadiuvare la nascita di una fondazione di tutela del giornalismo cattolico.

C'è un filo diretto che lega quella testata teutonica agli ambienti ratzingeriani. Difficile, insomma, che il Die Tagespost abbia riportato un terremoto mai avvenuto.

Il diretto interessato dal presunto provvedimento papale non ha commentato. L'unico a rilasciare dichiarazioni è stato il Direttore della Sala Stampa Matteo Bruni. Non si è trattato di una vera e propria smentita: Bruni ha parlato di "ordinaria redistribuzione" sì, ma ha pure aggiunto di non possedere "alcuna informazione in tal senso". Dove per "senso" si può intendere il possibile "siluro" scagliato dall'ex arcivescovo di Buenos Aires in direzione "ratzingeriana". In queste ore, il quadro viene ricomposto dalla stampa di settore. E c'è chi, come La Nuova Bussola Quotidiana, racconta addirittura di un virgolettato che Jorge Mario Bergoglio avrebbe pronunciato in direzione del segretario particolare di Benedetto XVI: "Non tornare mai più".

Qualche fonte, come il Sismografo, ipotizza che Joseph Ratzinger abbia bisogno di maggiore vicinanza per vie delle sue condizioni di salute, che sarebbero peggiorate. Ipotesi che, sino ad ulteriori conferme ufficiali, vale la pena considerare tali. Papa Francesco, nonostante Gaenswein appartenesse alla "squadra" del suo predecessore, non ha mai messo in discussione la centralità in Santa Sede del vescovo tedesco. Almeno fino a questo momento. Più di qualche commentatore interpreta la mossa del Santo Padre alla stregua di una contromossa: "Francesco contrattacca i suoi "nemici" e congeda il segretario di Ratzinger poco dopo la controversia sul suo falso libro". Questo è il titolo di un articolo pubblicato da Eldiario.es.

Il "libro" cui si fa riferimento è "Dal profondo del nostro cuore". Quello scritto da Joseph Ratzinger e Robert Sarah. Quello in cui il duo conservatore, prima della pubblicazione dell'esortazione apostolica post-sinodale che può aprire ai "viri probati", ha preso posizione contro l'abolizione del celibato sacerdotale. Lo stesso per cui, ad un certo punto mons. Georg Gaenswein aveva chiesto la rimozione della firma di Benedetto XVI. Perché il prefetto della Casa Pontifica, nonostante le "prove" sulla collaborazione tra il papa emerito e il cardinale africano per la stesura del libro - le "prove" che ha mostrato via social l'alto ecclesiastico africano - aveva in qualche modo domandato che Ratzinger non risultasse come autore? Per Aldo Maria Valli la spiegazione è una: "pressioni da parte di Santa Marta".

Se l'allontanamento di Gaeswein dalla Casa pontificia fosse vero, allora l'interpretazione di una contromossa papale potrebbe avere senso. Il Papa potrebbe non aver gradito la gestione di una vicenda che ha riportato in auge il tema della "cooabitazione" tra il pontefice regnante e quello emerito. Ma il racconto di un'eventuale acredine può partire da lontano. Torniamo al 21 maggio del 2016: "Dall’elezione del suo successore, Papa Francesco – il 13 marzo 2013 – non ci sono due Papi, ma di fatto un ministero allargato con un membro attivo e uno contemplativo. Per questo, Benedetto non ha rinunciato né al suo nome né alla talare bianca. Per questo, l’appellativo corretto con il quale bisogna rivolgersi a lui è ancora ‘Santità’”. Ad esprimersi mediante queste considerazioni era stato lo stesso Gaenswein. L'espressione "ministero allargato" non è mai stata digerita dai "guardiani della rivoluzione". Il Papa, del resto, non può che essere uno. Andiamo avanti. Perché di vicende di difficile interpretazione, in questi anni, ne abbiamo narrate.

In relazione alla "lettera tagliata", quella per cui mons. Dario Edoardo Viganò si è dimesso da prefetto della Segreteria per la Comunicazione, vale la pena riportare un retroscena svelato in "Giudizio Universale, l'ultimo libro di Gianlugi Nuzzi: Gaenswein e Viganò all'epoca dei fatti si sono scambiati alcuni messaggi. In quella circostanza, come in altre, è apparso evidente come le linee di pensiero fossero diverse. Un "fronte" avrebbe voluto che l'emerito approvasse la collana teologica su Bergoglio senza colpo ferire. L'altro, con Ratzinger in testa, ha annotato come tra gli autori selezionati per l'opera libraria fossero presenti oppositori del pontificato dello stesso teologo tedesco. E Gaenswein ha dovuto gestire pure quelle fasi, con tutta la portata mediatica del caso.

Il "ministero allargato", la "lettera tagliata", e "Dal profondo del nostro cuore": tre bufere dipendenti in qualche modo da Benedetto XVI, ma per cui potrebbe aver "pagato" mons. Georg Gaenswein.

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