RITRATTO AL CURARO DI MONSIGNOR GALANTINO BY PERNA: “E’ UNA LENZA,

UN COOPTATO DI LUSSO E FA VENIRE L’ORTICARIA A MOLTI - E’ STATO RIBATTEZZATO 'LA BOLDRINI DELLA CEI'

26 SET 2018 13:10 Giancarlo Perna per “La Verità” www.dagospia.com

E’ STATO SCARICATO DA BERGOGLIO, DI CUI SI PROFESSAVA UNA SORTA DI VENTRILOQUO - SEMPRE SCHIERATO CON I GOVERNI DI SINISTRA CONTRO LEGA E M5S. QUELLI CHE, PER CULTURA, GLI TENEVANO TESTA NON NE SOPPORTAVANO L'ARROGANZA E IL SUO SPARLARE ALLE SPALLE PER SMINUIRLI”

Chiunque ha visto monsignor Nunzio Galantino, anche in una sola delle tante apparizioni tv, capisce che è una lenza. Pare sempre Pierino che ha rubato la marmellata e si finge innocente. Restano scolpite le intemerate contro Matteo Salvini sull' immigrazione: «Sentiamo affermazioni insulse di piazzisti da 4 soldi che parlano pur di prendere voti».

Quando però gli chiesero conferma: «Si riferisce a Salvini?», è caduto dal pero, replicando: «Parlavo in generale», e ha inalberato il sorrisetto altezzoso di chi non scende nella polemica spicciola. Vedremo poi che Galantino, a lungo parroco a Cerignola (Foggia), sua città natale, poi vescovo a Cassano all'Ionio (Cosenza), ha lasciato in molti fedeli il ricordo di un prete capace ma arrogante. Nei superiori, l'amaro in bocca per avergli voltato le spalle dopo averne ricevuto benefici.

Fu nel dicembre del 2103, 8 mesi dopo l'elezione di Francesco, che lo sconosciuto monsignore pugliese balzò alla ribalta per una sbalorditiva promozione. Dal nulla, per volontà del primo papa gesuita, Galantino diventava segretario generale della Cei. Presidente dei vescovi era allora il cardinale Angelo Bagnasco, non esattamente nelle grazie del pontefice. Era chiaro che don Nunzio gli era stato messo alle costole per ingessarlo e sostituirlo come referente del Sacro Soglio. Furbo di 3 cotte, Galantino si ingegnò a rafforzare l'impressione di essere l' alter ego di Francesco e suo portavoce. Bagnasco, che già per natura è un fringuelletto, si rabbuiò fino a sparire nell' ombra.

AVVERSARIO DI LEGA E M5S

Per alcuni anni, il don imperversò. Divenne il condottiero della conferenza episcopale, schierandola con i governi di sinistra (Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni), contro i nazionalisti emergenti, Lega e M5s, specie sui flussi migratori. Fu ribattezzato la Boldrini della Cei. A diversi vescovi Galantino stava sulle scatole perché a furia di provocazioni allontanava i fedeli che la pensavano all' opposto. Ma finché resse la convinzione che fosse il ventriloquo di Francesco, nessuno osò fiatare.

Galantino fece venire l'orticaria a molti. Sui politici disse: «Un puzzle di ambizioni personali all' interno di un piccolo harem di cooptati e furbi». Come se lui non avesse ambizioni personali e non fosse a sua volta un cooptato di lusso. Poi, si inimicò i cattolici tradizionalisti, no gender e pro life, di cui disse sarcastico: «Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l'aborto».

Costoro lo ricambiarono trattandolo da Belzebù anticattolico: «Galantino ha firmato uno dei periodi più disastrosi della Chiesa italiana, autocondannatasi all' irrilevanza». Pare che abbia cenato più volte con la piddina, Monica Cirinnà, per concordare e benedire la sua legge sulle unioni civili. Né si è fatto mancare, all' unisono col Papa, scoppi di simpatia per i palestinesi ed empatie con l' islam. gli scritti pro immigrazione Don Nunzio divenne il cocco di Famiglia cristiana, cui affidò alati scritti pro immigrazione illimitata.

Fu anche spalleggiato da Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, rivista della Compagnia di Gesù. Pare che Spadaro, intimo del confratello Papa, sia tra gli artefici della promozione di Galantino alla Cei. Don Nunzio è da sempre un incallito frequentatore di gesuiti. Fu infatti allievo, e poi docente, della pontificia facoltà di teologia di Napoli che è retta da costoro. Di qui, per li rami, l' attenzione che ha avuto per lui Francesco. Questa pacchia, oggi è finita.

Il declino iniziò con l' uscita di Bagnasco, sostituito nel maggio del 2017 da Gualtiero Bassetti, vescovo di Perugia. Non solo il nuovo presidente Cei era contro i toni forti di Galantino ma, con l' ingresso, spariva pure il nesso tra il prete pugliese e il Papa. Poiché Bassetti era il nuovo fiduciario di Francesco, don Nunzio diventava superfluo.

Così, in luglio, il Pontefice lo ha dichiarato decaduto dalla segreteria Cei, nominandolo presidente dell' Amministrazione al patrimonio vaticano, ossia degli immobili chiesastici sparsi per il vasto mondo. Incarico che, quanto a mani in pasta, è infinitamente più appetitoso. Ma che, per visibilità e potere politico, è assai minore. Promozione apparente, per declassamento effettivo.

LA REAL POLITIK VATICANA

Il senso dell' operazione è il seguente. Dopo le tante liti innescate da Galantino («questo prete ha rotto le scatole», diceva di lui Salvini), Bassetti non vedeva l'ora di toglierselo dai piedi e riappacificarsi con i gialloblù. Lo si capì quando, decollato il governo Conte, il presidente della Cei mandò un caloroso augurio di buon lavoro. Segno che un'epoca moriva. Fu però un episodio minore ad annunciare che la parabola galantiniana si era conclusa.

Nell' autunno del 2017, L'Avvenire, organo della Cei, aveva assunto come vignettista, Staino, indefesso comunistone, ultimo direttore dell' Unità e presidente onorario dell' Uaar, Unione atei agnostici e razionalisti. Un autentico cavolo a merenda tra gli incensi. Il punto però è un altro: il direttore del quotidiano, Marco Tarquinio, un bizzarro sacrista, lo aveva assunto all'insaputa di Galantino che, infatti, si sentì in dovere di protestare. Prova provata che non contava più un piffero e che si avvicinava la defenestrazione, poi avverata.

Don Nunzio ha compiuto 70 anni in agosto. Proviene da famiglia modesta e ha diversi fratelli. Con una sorella nubile condivide un appartamento a Cerignola. Ha un'altra sorella, peperina come lui, molto in vista per essere moglie del titolare del Bar Roma, il più importante della cittadina e famoso per i gelati.

RANCORI INTATTI DOPO ANNI

Fin da piccino, Nunzio fu affidato ai preti. Fece il seminario minore e il maggiore e, avendone l' ingegno, gli studi universitari teologici. Poi, per 38 anni, fu parroco di San Francesco, la chiesa madre cittadina, in un quartiere difficile. L' ha guidata con polso autoritario. Si è impegnato con tossici, malati di Aids, bimbi disagiati. Questo curriculum è alla base delle simpatie del Papa che ha un debole per i preti di strada.

Il suo vescovo, Felice Di Molfetta, lo ha tenuto in palmo di mano. Gli ha fornito soldi per le iniziative e sostenuto nelle difficoltà. I parrocchiani più umili, che erano in maggioranza, pendevano dalle sue labbra soggiogati. Quelli che, per cultura, gli tenevano testa non ne sopportavano l' arroganza e il suo sparlare alle spalle per sminuirli. I rancori sono intatti dopo anni.

 

I DISPETTI AL SUCCESSORE

Di Molfetta si batté per promuoverlo vescovo. Papa Ratzinger lo accontentò nel 2012, assegnando don Galantino alla diocesi poco distante di Cassano all' Ionio. A consacrarlo fu Bagnasco, lo stesso da lui poi oscurato alla Cei. Lasciata la parrocchia - raccontano -, don Nunzio pretese di governarla a distanza.

Ostile al successore, gli avrebbe messo contro i fedeli, provocando una scissione nella Ong Ave, i cui volontari davano una mano. Si urtò così con il suo antico vescovo e benefattore. Prima gli tolse il saluto, poi, da segretario Cei, gli fece - si narra - uno scherzo da prete. Al compimento dei 75 anni, lo pensionò alla mezzanotte, pur sapendo quanto desiderasse festeggiare nello splendore della carica il mezzo secolo di sacerdozio. Sarebbe bastata qualche settimana per accontentarlo. Il Nostro ha scelto invece di sfogare gli impulsi. Se la vedrà il giorno del Giudizio.

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