La retorica del Papa non scalfisce la mafia
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L'ultimo esempio è costituito dal suo viaggio in terra di Sicilia, a Piazza Armerina e a Palermo
di Domenico Cacopardo 20.11.2018 www.italiaoggi.it
Il mio breve editoriale di giovedì scorso intorno a Papa Francesco ha suscitato commenti e discussioni accese con l'attribuzione di parole che non ho mai scritto. Voglio riprenderne uno, di Andrea Dolci, perché coglie in pieno l'aspetto fragile del pontificato: « un Papa figlio di questo tempo, privo di punti fermi. Un Papa che cambia linguaggio e argomenti a seconda della platea a cui si rivolge, che cerca il consenso della piazza, piuttosto che la difesa e la promozione dei valori. Per come non ha saputo rimettere ordine nelle gerarchie e per come oscilla da un punto di vista prettamente cattolico, temo che il personaggio sia “unfit” (inadatto, ndr) per il ruolo.»
L'osservazione è pertinente e in parte condivisibile. Secondo me, anche i valori cui il Papa fa riferimento sono variabili. Ed è questa la novità maggiore del magistero pastorale di Francesco. Roso dalla voglia di piacere e di far piacere il cattolicesimo, propone volta a volta i valori che gli sembrano più utili a catturare il consenso o il delirio popolare.
L'ultimo esempio è costituito dal suo viaggio in terra di Sicilia, a Piazza Armerina e a Palermo. L'operazione è stata concepita e realizzata nel segno della retorica e dello spagnolismo scenografico del quale noi siciliani siamo specialisti (basti pensare alle due feste «madri», S. Agata e S. Rosalia). Un blitz scontato, del quale non rimarrà traccia, nemmeno nelle organizzazioni sociali cattoliche, mobilitate per l'evento, o nella curia cardinalizia, impegnata strenuamente nella ricerca di tutti i quattrini occorrenti per la realizzazione della visita. Neanche gli anatemi contano: non ci sono all'ascolto i destinatari. Del resto, nessuno dei preti degli inchini ha subito una sospensione a divinis (le processioni sono un'occasione ghiotta per raccattare qualche migliaio di euro, anche mafiosi: pecunia non olet). La società contemporanea, in fondo, rifiuta i riti pagani riproposti dalle parrocchie. Li ha trasformati in occasioni ludiche e gastronomiche.
Le celebri processioni siciliane del Venerdì Santo hanno perso il misticismo e acquistato bancarelle e cibi da strada. Un segno ineludibile dei tempi che va dal territorio al fortilizio vaticano.
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