Vaticano, perché la lettera tagliata nasconde un affaire Ratzinger
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Dietro lo "scandalo Viganò" si celano problemi irrisolti: la discontinuità fra i due pontificati, l'irrequietezza dei tradizionalisti, un ruolo di "papa emerito" sempre più scomodo. Francesco sopporterà tutto?
FRANCESCO PELOSO, 22.3.2018 www.lettera43.it
Affaire Viganò o affaire Ratzinger? Nella confusa e un po’ rocambolesca vicenda che ha portato alle dimissioni del prefetto della Segreteria per le comunicazioni, monsignor Dario Edoardo Viganò, le due cose si possono leggere insieme e i fatti aiutano non poco a dipanare questo strano e eclatante caso politico-mediatico vaticano.
SOLO UNO «STOLTO PREGIUDIZIO»? A gennaio 2018, in occasione della futura pubblicazione - da parte della Libreria editrice vaticana - di una raccolta di 11 volumetti di altrettanti teologi a commento della teologia di Francesco, monsignor Viganò ha chiesto al papa emerito Benedetto XVI una recensione dei libri in questione. Ratzinger cortesemente ha rifiutato, precisando però che quanti vedono una rottura fra il suo magistero e quello di Bergoglio (uno troppo teologico l'altro troppo pastorale) sono vittime di uno «stolto pregiudizio». Tutto a posto insomma, la recensione non c’è ma la sintonia non manca.
MANCANZA DI DUE RIGHE FINALI. Tuttavia nel testo diffuso dalla Sala stampa della Santa sede mancavano le due righe finali della missiva nelle quali Ratzinger motivava il diniego spiegando che «anche solo per ragioni fisiche, non sono in grado di leggere gli 11 volumetti nel prossimo futuro, tanto più che mi attendono altri impegni che ho già assunto»; il passo "dimenticato", in ogni caso, è stato letto dallo stesso Viganò nel corso della conferenza stampa di presentazione dei volumi avvenuta il 12 marzo, vigilia del quinto anniversario dell’elezione di papa Francesco al Soglio di Pietro.
Il testo - che a quel punto con l’aggiunta delle due righe sembrava quello completo - è stato pubblicato da Sandro Magister, vaticanista di lungo corso, sul suo blog. La cosa ha suscitato subito imbarazzi e commenti: «Ratzinger è ironico, non ha voluto commentare in realtà la teologia di Francesco», hanno detto subito i critici di Bergoglio.
UN ALTRO PARAGRAFO OMESSO. Poi, però, è comparso un intero paragrafo totalmente rimosso nella diffusione della lettera (con tanto di foto della missiva ratzingeriana ritoccata perché non comparisse il testo "in più"). Anche in questo caso il paragrafo omesso ha trovato facilmente la via della pubblicazione. Ed è scoppiato lo scandalo.
ATTACCO A UNO DEI TEOLOGI. Nel testo in questione, infatti, il papa emerito se la prendeva con uno dei teologi scelti per commentare i volumi di papa Francesco e spiegava: «Solo a margine vorrei annotare la mia sorpresa per il fatto che tra gli autori figuri anche il professore Peter Hünermann, che durante il mio pontificato si è messo in luce per aver capeggiato iniziative anti-papali». Poi Ratzinger è entrato nel dettaglio di alcune di queste controversie e ha spiegato che pure la presenza di questo autore era all’origine del suo “diniego”.
Lettera Del Papa
La lettera del papa emerito Benedetto XVI. (vedi sito lettera 43)
L’ala tradizionalista anti-bergogliana ha esultato: finalmente ecco il suo campione nel papa "di prima", quando ormai sembrava che una simile opportunità non sarebbe più capitata; non c’era più solo qualche marginale vescovo dai toni esagitati a rappresentare la "tradizione", ma addirittura il "predecessore".
L'INTERA VICENDA GESTITA MALE. Lo «stolto pregiudizio» della prima parte della lettera è scomparso nella rocambolesca diffusione "a rate" della missiva e il caso è diventato politico, cioè di gestione della comunicazione vaticana. L’errore ha assunto dimensione istituzionale e Viganò è stato costretto alle dimissioni. D’altro canto difficile immaginare che Francesco potesse avallare la scelta di omettere deliberatamente parte del pensiero del suo predecessore, al contempo tutta la vicenda sembra essere stata gestita con scarsa attenzione fino a diventare un caso internazionale.
VIGANÒ DIFENDE IL SUO LAVORO. Viganò ha lasciato l’incarico affermando fra le altre cose: «In questi ultimi giorni si sono sollevate molte polemiche circa il mio operato che, al di là delle intenzioni, destabilizza il complesso e grande lavoro di riforma che Lei mi ha affidato nel giugno del 2015 e che vede ora, grazie al contributo di moltissime persone a partire dal personale, compiere il tratto finale».
L'ormai ex prefetto della Segreteria per le comunicazioni del Vaticano, monsignor Dario Edoardo Viganò.
Il papa gli ha risposto accettando sia pure «con fatica» le dimissioni - lo ha lasciato per questo comunque al dicastero della comunicazione come "assessore" - rinnovandogli la fiducia sul piano personale e professionale. E ha ricordato, soprattutto, che la riforma della comunicazione è «ormai giunta al tratto conclusivo con I'imminente fusione dell'Osservatore Romano all’interno dell'unico sistema comunicativo della Santa sede e I'accorpamento della Tipografia vaticana». Insomma, se qualcuno immagina o spera che tutta la vicenda possa costituire un intoppo sul piano concreto, si sbaglia.
ANSIA DI TACITARE VOCI CRITICHE. Tuttavia il caso si presta ad alcune rapide osservazioni al di là del clamore mediatico. Intanto c’è la richiesta di monsignor Viganò all’anziano papa emerito di una recensione sulla teologia del papa in carica. Questo è forse l’errore originario poiché mostra l’ansia di tacitare le voci critiche - a volte in modo virulento - verso Francesco provenienti dal mondo ultraconservatore.
DOPPIA AUTORITÀ TEOLOGICA. Il tentativo di Viganò (ma non è il solo a seguire questa strada) è stato di provare a sopire o isolare quelle voci chiedendo di fatto a Ratzinger di "coprire" su quel fronte Francesco. In tal modo già si ammetteva, implicitamente, una relazione fra correnti tradizionaliste e Ratzinger; inoltre c’era il rischio di mettere in campo una sorta di doppia autorità teologica e magisteriale, una del papa regnante e l’altra dell’ex papa in rappresentanza dei contestatori (cosa diversa, come si è visto in tempi recenti, è esprimere il dissenso in un sinodo generale de vescovi). Forse è questa una delle ragioni principali delle dimissioni di Viganò? Non è da escludere.
La complessità della risposta di Ratzinger appare eccessiva, sintomo di una condizione, quella di dimissionario, verso la quale non sembra del tutto sereno
In tale prospettiva il diniego di Ratzinger di scrivere la recensione ha un senso preciso: non alimentare un conflitto intorno all’autorità del papato, e questo è senz'altro un punto fermo. Tuttavia - e per altro verso - l’ex braccio destro di Karol Wojtyla non si è tirato indietro certificando con una serie di giudizi articolati sulla sua persona, su Francesco, sui teologi, quello che pensa.
QUEL SILENZIO CHE GLI PESA. La sua è una sorta di recensione non ai volumi, ma alla richiesta stessa che gli è arrivata, segno che il silenzio un po’ gli pesa (e infatti ogni tanto lo rompe). Se infatti la proposta di Viganò era di troppo, anche la complessità della risposta appare eccessiva, sintomo di una condizione, quella di dimissionario, verso la quale non sembra del tutto sereno.
CI SONO DIFFERENZE INNEGABILI. Sullo sfondo c’è una questione decisiva: la continuità o la discontinuità fra i due pontificati. Questione in parte capziosa: ci sono infatti entrambe le componenti, solo una lettura agiografica del papato come di altre istituzioni può far finta di non vedere differenze, punti d’incontro, rotture e via dicendo.
Di certo per la Chiesa ammettere l’esistenza di queste difformità addirittura con due pontefici in vita è una novità non da poco che provoca scossoni, errori, imprevisti. Ratzinger nella lettera parla inoltre di «continuità interiore» con Francesco, una formula molto raffinata, in parte senz’altro vera, che però - giustamente - lascia spazio a una realtà più articolata.
DIMISSIONI, UN ATTO DI RIFORMA. D’altro canto è innegabile il segno conservatore lasciato dal cardinal Ratzinger prima e da Benedetto XVI poi, allo stesso tempo le dimissioni sono un atto di riforma potente del papato, senza precedenti (e su questo punto i tradizionalisti si pronunciano poco, perché appunto la svolta è arrivata da quello che era considerato un riferimento per quel mondo).
PAPA EMERITO, RUOLO DA RIVEDERE. Ciò che appare sempre più evidente in questa vicenda è che la figura del "papa emerito" mostra limiti sempre più vistosi. Va detto che non essendoci praticamente precedenti, se non in tempi troppo lontani, quando Benedetto XVI si è dimesso sono state costruite soluzioni specifiche e in parte sperimentali. È ipotizzabile allora che in futuro un papa dimissionario non viva più in Vaticano, non vesta di bianco, e si ritiri a vita privata in un convento o in una casa religiosa? Difficile davvero dirlo con certezza, ma il tema esiste.
Ai tempi di internet il Vaticano ciclicamente ci casca: pensa di poter nascondere documenti imbarazzanti come avveniva in altri periodi storici
Ci sono poi gli errori commessi nella gestione del caso, nel complesso abbastanza evidenti: pubblicazione parziale del testo di Ratzinger, omissioni, correzioni, gaffe: una palla di neve che è diventata una slavina e ha attratto facilmente la curiosità dei media di tutto il mondo.
PAROLE CHE NON SI POSSONO IGNORARE. Inevitabile la conclusione, anche perché a essere stata riportata in modo incompleto era la parola del papa emerito, cosa della quale Francesco non poteva tener conto, qualsiasi fosse l’intenzione di quella rimozione. Ai tempi di internet il Vaticano ciclicamente ci casca: pensa cioè di poter nascondere documenti e carte che creerebbero imbarazzo come avveniva in altri periodi storici. Non che mantenere un segreto sia impossibile, ma certo è assai più difficile e impegnativo anche per i sacri palazzi.
MA L'AGENDA DI FRANCESCO PROSEGUE. Va pure detto, però, che in quegli stessi giorni papa Francesco non ha alterato i suoi programmi: prima è andato sui luoghi di padre Pio in Puglia, poi ha incontrato ragazzi e ragazze in vista del sinodo sui giovani di ottobre 2018 (ha denunciato le sofferenze delle donne costrette a prostituirsi e la responsabilità dei clienti tanto più se battezzati, tanto per dire quali erano le sue priorità), quindi il Vaticano ha annunciato che a fine agosto il papa è atteso in Irlanda; agenda fitta dunque e poco scalfita dagli ultimi eventi. Si vedrà poi in che modo anche la riforma della Curia romana procederà, nonostante tutto.