Modi di dire: piangere lacrime di coccodrillo

non è un pianto emotivo ma, come affermano gli studiosi interpellati dal National Geographic, uno stratagemma per mantenersi in salute

Marcello Marzani 13 Luglio 2025 QDPN.it lettura2’

Nel capitolo Draghi tra le calli veneziane, contenuto nell’interessante volume curato da S. Ricconi Itinerari nel bestiario veneziano, gli autori (A. Lanzoni e F. Ragusa) si soffermano sulla Colonna di San Tòdaro di piazzetta San Marco. Il mostro trafitto dal primo protettore di Venezia non è l’unico drago che possiamo incontrare in città, ma ha una caratteristica peculiare: quella di rassomigliare a un coccodrillo.

L’allegoria del santo, del cavaliere o del sovrano che abbattono una bestia immonda dalle sembianze di rettile affonda le proprie radici nell’antichità. Trionfo del bene sul male, metafora del cristianesimo che annienta il paganesimo, questa raffigurazione è presente anche nell’antico Egitto dove era frequente ritrarre il dio Horus nell’atto di calpestare o uccidere il malvagio Seth, dominatore delle paludi, con sembianze di ippopotamo, tartaruga, serpente o coccodrillo.

A proposito di paludi è ben noto l’atavico timore degli abitanti di Venezia di vedere la laguna soffocata dai detriti trasportati dai fiumi; un’ipotesi malaugurata contro la quale, effigi come quella di San Tòdaro, potrebbero avere avuto lo scopo di proteggere la Dominante dall’impaludamento.

Ritornando al coccodrillo, quello vero, è nota la sua abitudine di versare calde lacrime dopo aver divorato una preda. Un comportamento singolare che ha fatto nascere un mito, quello del rettile che si pente per la propria voracità, e dal quale è scaturita l’espressione “piangere lacrime di coccodrillo” utilizzata nei confronti di coloro che, con palese ipocrisia, fingono di essere addolorati per un evento magari causato da loro stessi. Piange lacrime di coccodrillo anche chi, pur consapevole delle conseguenze, non fa nulla per evitare un disastro.

Il coccodrillo e altri animali affini come l’alligatore o il caimano, effettivamente, emettono una gran quantità di lacrime specie dopo i pasti. Il loro, tuttavia, non è un pianto emotivo ma, come affermano gli studiosi interpellati dal National Geographic, uno stratagemma per mantenersi in salute. Il coccodrillo non può sudare come altri esseri viventi ed elimina i sali in eccesso attraverso le lacrime e gli escrementi. Non solo: poiché alcuni di questi rettili tengono gli occhi aperti anche per due ore consecutivamente, a differenza degli esseri umani che battono le palpebre ogni dieci secondi circa, le loro lacrime servono a tenere l’occhio ben pulito e lubrificato.

Diffusa sin dal Medioevo, la leggenda delle lacrime di coccodrillo ha affascinato lo stesso William Shakespeare che, in un passo dell’Otello, scrisse: “Se la terra potesse partorire fecondata da lacrime di femmina, ogni goccia sarebbe un coccodrillo!”.

Detto ciò, e tenuto conto che il titolo originale del capolavoro shakespeariano è The Tragedy of Othello, the Moor of Venice, forse la presenza di un coccodrillo in piazzetta San Marco non è del tutto casuale …

(Autore: Marcello Marzani)

(Foto: Canva)

(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)

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