Electrolux annuncia nuovi tagli al personale e alle spese: saranno oltre 3mila gli esuberi

Il fatturato è calato dell’8%, ma l’utile netto è salito di 123 milioni di corone. Numeri che nascondono anche i tagli al personale e alle spese già effettuati

27 Ottobre 2023, 15:40 | di Paola Guidi |forstomline.info lettura2’

Electrolux annuncia nuovi tagli al personale e alle spese: saranno oltre 3mila gli esuberi

Un taglio annunciato da Electrolux di 3.000 posti di lavoro; un addebito fino a 2,5 miliardi di corone svedesi nel quarto trimestre, ricavi del terzo trimestre saliti a 23 milioni di corone svedesi rispetto alla perdita di 605 milioni di corone dello scorso anno e un utile per azione di 0,46 corone, rispetto alla perdita di 2,23 corone di un anno fa.

Posti di lavoro: tutti i tagli di Electrolux

Il fatturato ha perso quasi un 8 per cento (-7,9%) ma l’utile netto è salito a 123 milioni di corone (10,4 milioni di euro, non poco). Numeri pesanti per i dipendenti ma come spesso accade con un miglioramento dei conti per i tagli al personale e alle spese già effettuati.

Poiché il fattore umano e sociale mantiene comunque una grande rilevanza, un rapido riassunto dei tagli fatti e da fare spiega bene il forte ridimensionamento della multinazionale: 3.500-4mila esuberi annunciati e eseguiti a livello globale nel 2022; 400 in Ungheria, 300 in Italia nel 2022, e 3mila annunciati giovedì. Che saranno anche di più.

Il terzo trimestre della Electrolux in realtà risente – più duramente dei bilanci delle altre aziende del bianco – della crisi della domanda. Un mercato europeo del bianco che scende ininterrottamente del 15-20 per cento per nove mesi, una previsione drammaticamente negativa anche per i prossimi mesi – e una prevedibilissima caduta dell’occupazione – costeranno in Italia, a fronte dell’assoluta inattività del governo e del ministero delle imprese e del made in Italy, migliaia e migliaia di posti di lavoro.

Da tempo aperte le trattative con i cinesi

Ma soprattutto daranno ragione a chi aveva già scritto che Electrolux, nonostante tutte le smentite, aveva già da tempo trattative aperte con Midea e poi anche con Haier. Che ora avrebbero di fronte – è opinione ormai generale anche a Bruxelles, non un percorso ma addirittura un’autostrada. Ecco spiegato lo stand by dei due giganti con l’improvviso stop alle trattative: stavano forse aspettando che la crisi arrivasse ad una soglia insostenibile come è accaduto?

Gli stabilimenti Electrolux più importanti sono dislocati in Italia e in Polonia e saranno questi a ricevere i colpi più duri che poi significano reazioni negative a catena sulla filiera dei fornitori. Altro che 3mila posti di lavoro in Europa, la perdita europea potrebbe aggravarsi di altra disoccupazione e perdita di esperienze e competenze. Un gelido inverno si profila di povertà e di difficilissime politiche sociali e sindacali.

All’origine in realtà anche la drammatica crisi mondiale derivante da guerre e guerriglie che drenano ormai da due anni ricchezze e benessere trasferendole a manifatture belliche.

 

La guerra in Ucraina ha colpito infatti Electrolux ben più che altre società, nell’abbandonare i ricchi mercati della Russia e dei paesi russofoni oltre che a veder ridotte le vendite dell’est Europa (mentre gli USA non hanno avuto danni). E anche la gigantesca ripresa mondiale dei consumi – bloccati per il lunghissimo lockdown- è stata subito fermata dalle enormi tensioni politiche in Ucraina, Medio Oriente e Africa. Lo prova una formidabile inchiesta di Bloomberg che ha documentato come la finanza mondiale, fortemente impegnata a sorreggere le industrie degli armamenti, ha semplicemente decuplicato i profitti mostruosi di quella che è diventata da due anni la prima manifattura mondiale: l’industria americana delle armi. Un’inchiesta impressionante per documentazione e prove incredibilmente passata sotto silenzio.

 

Quali fabbriche a rischio?

Tutte ma con una maggior preoccupazione per una categoria di elettrodomestici che costituiscono almeno il 40 per cento del totale delle spese delle famiglie nel settore delle tecnologie domestiche: il lavaggio, con anche un comparto che era in promettente aumento, l’asciugatura. E quindi a rischio sono i siti di Porcia innanzitutto e poi i restanti, sempre nel Nordest, in Romagna e Lombardia.

Keith McLoughlin, Ceo della multinazionale, ha infatti dichiarato che si studierà il futuro delle 4 fabbriche italiane. Il gruppo ha infatti deciso di “studiare in dettaglio se dovrà mantenere le sue quattro fabbriche italiane”.

Nel 2017, per completare l’offerta Electrolux nella cottura che ha avuto tre anni di forti incrementi in tutto il mondo, venne acquisita la marchigiana Best – di proprietà di una multinazionale nordamericana – nella quale la società svedese ha inserito risorse e innovazioni. E pare che di questa fabbrica non siano previsti riduzioni di personale e attività.

Ma va sottolineato che tutto il documento relativo all’andamento del terzo trimestre lasci incertezze a piene mani per avere via libera a ulteriori tagli. Un finale molto pesante, ripetiamo, per una multinazionale che ha investito come nessun’altra in eco sostenibilità, economia circolare e efficienza energetica. Ma che, nel liquidare brand nazionali molto forti e con quote maggioritarie dei rispettivi mercati e nel tagliare le filiere migliori dei fornitori –quelle italiane – ha indebolito l’immagine del brand centrale e unico, Electrolux (e in secondo piano di AEG). Perché non è vero che concentrando risorse, marketing e innovazione su un unico brand sia possibile renderlo più forte. Basta chiederlo a chi, al vertice di Whirlpool, ha seguito la stessa strada.

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